10 film per “evadere” in questi giorni pandemici

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Nonostante in questo periodo non ci sia permesso uscire, possiamo trovare ugualmente il modo di evadere: lasciando che la nostra mente ci porti in giro. E’ proprio per questo che vi propongo una lista di 10 film da vedere in questi giorni pandemici. Uno per ogni genere, uno per ogni giorno di reclusione. Buona visione!

Immaginate di vedere quello che farete un solo giorno all’anno per ogni anno della vostra vita. Questo film fa proprio questo. One Day racconta la vita di Emma (Anne Hathaway) e Dexter (Jim Sturgess) e la loro storia d’amore fatta di rincorse e attese durate vent’anni. Tra i 365 giorni disponibili il regista Lone Scherfig sceglie di mostrarcene uno solo, il 15 luglio, giorno del loro primo incontro che segna per sempre l’esistenza dei due protagonisti. Ogni 15 luglio dal 1988 al 2006 sarà scandito per Emma e Dexter dall’assenza o dalla presenza dell’altro. Il 15 luglio sarà il giorno in cui i 2 si ameranno e si odieranno, si incontreranno o si mancheranno. Proprio per questo motivo probabilmente esso è il solo degno di essere raccontato.

Da vedere perché: La storia d’amore tra Emma e Dexter è assolutamente realistica, come nella vita di ognuno non tutti i giorni sono uguali e non tutti hanno lo stesso valore. D’altronde i giorni indimenticabili nella vita di un uomo sono 5 o 6 in tutto, tutti gli altri fanno volume.

In giorni come questi che stiamo vivendo c’è poco da fuggire. Ma per i polli di questo cartoon la fuga è l’unica via d’uscita a una vita destinata alla macellazione. Prodotto dalla Dreamworks, Galline in fuga mostra la vita straziante di un gruppo di galline costrette a deporre uova dalla mattina alla sera. Stufe di questa vita insulsa e “ringalluzzite” dall’arrivo di un prestante gallo volante, le galline architetteranno un piano per fuggire dal loro destino: i terribili pasticci di pollo della signora Tweedy, proprietaria dell’allevamento e più cattiva di Crudelia Demon. Ma si sa: chi di uovo perisce, di uovo ferisce.

Da vedere perché: Con questo cartoon finalmente si rende giustizia a un animale ritenuto da sempre poco intelligente. Gli eroi di questa storia sono delle galline. Serve altro?

Questo non è certo il momento giusto per passare dei giorni fuori, ma se anche lo fosse una gita a Eden Lake noi ve la sconsigliamo. Isolato dalla città e circondato da un bosco, Eden Lake è il posto perfetto per Steve e Jenny in cui passare un tranquillo e romantico fine settimana. Ma i due innamorati scoprono ben presto di non essere soli: a disturbare la loro quiete infatti troveranno un gruppo di bulli che si diverte a molestare la coppia. Il furto dell’auto si rivela essere solo il primo di una serie di scherzi che trasformeranno il loro weekend idilliaco in un inferno. Michael Fassbender e Kelly Reilly, entrambi bellissimi, slavati e dai lineamenti delicati, in questo film si trasformano in due assassini pronti a tutto pur di salvarsi la pelle.

Da vedere perché: ciò che spaventa in Eden Lake non sono demoni, fantasmi o lupi mannari: sono dei ragazzini. E pensare che chiunque può correre il rischio di imbattersi in un gruppo di piccoli vandali spietati è ancora più terrorizzante.

  • FANTASY – FRANKENSTEIN JUNIOR (1974)

Si muore dal ridere in questo film diretto da Mel Brooks e scritto a quattro mani con Gene Wilder. Anni ’30, Transilvania. Interessato da sempre alla conservazione della vita, dopo numerosi esperimenti il dottor Frankenstein (Gene Wilder) dimostra finalmente che si può fare: si può riportare in vita un uomo grazie a un trapianto cerebrale. A causa di uno scambio di cervelli operato dal suo aiutante Igor (Marty Feldman) però l’uomo che si rianima è un’enorme creatura stupida. Lo scopo del dottor Frankenstein sarà quello di dimostrare all’intera comunità di scienziati che la sua creatura, pur essendo mostruosa, non è pericolosa. Solo alla fine il dottore riuscirà a dimostrare davvero le sue strabilianti capacità di scienziato riportando tutto alla normalità… o quasi.

Da vedere perché: Il trio formato da Gene Wilder, Marty Feldman e Peter Boyle (nei panni della creatura) funziona benissimo, dando vita a numerose gag esilaranti ricordate ancora oggi. Inoltre non capita tutti i giorni di vedere un mostro che balla il tiptap sulle note di Putting on the Ritz.

Margot Robbie interpreta e produce questo biopic sulla vita di Tonya Harding, pattinatrice americana dalla vita turbolenta. Costretta dalla madre LaVona a intraprendere una carriera nel pattinaggio artistico già da piccolina, nei primissimi anni ’90 Tonya si dimostrerà un’eccellente pattinatrice nonostante le iniziali difficoltà. La violenza del marito e i litigi con la madre che le rinfaccia continuamente l’ingratitudine per i suoi successi causeranno però a Tonya un’instabilità mentale che le sarà fatale anche per la carriera.

Da vedere perché: nonostante il massimo riconoscimento per questo film sia andato ad Allison Janney, premiata come miglior attrice non protagonista nei panni di LaVona Harding, Margot Robbie dimostra che si possono possedere ottime qualità anche quando si è bionde e bellissime.

Questo film ci proietta nella Spagna del 1792. Mentre Francisco Goya raggiunge la fama, il Paese deve fare i conti con l’Inquisizione Spagnola pronta a condannare chiunque sia sospettato di eresia. Ne finisce vittima anche Inés Bilbatùa, giovane musa ispiratrice del pittore. Accusata e torturata per giudaismo, la ragazza viene rinchiusa nelle segrete di un convento. Violentata più volte da quello che a lei sembra l’unico complice e sostenitore della sua innocenza, padre Lorenzo, dopo 15 anni di reclusione la ragazza viene finalmente liberata assieme a tutte le altre vittime dell’Inquisizione dalle truppe di Napoleone Bonaparte. Sfigurata e ai limiti della pazzia, Inés si metterà sulle tracce del figlio avuto da padre Lorenzo e strappatole durante la detenzione.

Da vedere perché: Così come faceva Francisco Goya anche questo film dipinge perfettamente la Spagna inquisitoria. Javier Bardem è un uomo inizialmente spietato e poi pentito, proprio come il suo Paese, mentre Natalie Portman dà il volto a Inés e a tutte quelle persone accusate sulla base del nulla. Il suo volto è segno di una reclusione estenuante, sicuramente più dura e lunga di quella a cui oggi siamo costretti noi. Non lamentiamoci.

Ang Lee dirige questo film che gli procura anche la statuetta come miglior regista quasi interamente come un flashback. Piscine, detto Pi, il più piccolo di una famiglia di circensi indiani, è l’unico superstite di un naufragio durante la traversata dall’India al Canada. L’unico superstite umano. Con lui infatti sopravvivono una tigre del bengala (Richard Parker), un orango, una zebra e una iena, che si rifugiano con Pi sulla zattera di salvataggio. Dopo 227 giorni alla deriva e in compagnia del solo Richard Parker il ragazzo riuscirà a salvarsi sbarcando sulle coste del Messico. Soccorso da alcuni pescatori e portato in ospedale, Pi racconterà a due assicuratori la sua assurda traversata transatlantica: ma sarà la verità o non tutto è come sembra?

Da vedere perché: Prendete Titanic e sostituite Jack e Rose con Pi e una tigre del bengala e il gioco è fatto. Se Titanic ne è uscito come un capolavoro, perché non dovrebbe esserlo altrettanto Vita di Pi?

Se non ricordate a memoria i sette vizi capitali Seven può essere un ottimo modo per rinfrescarvi la mente. Si ritrovano a ripassarli anche i detective William Somerset e David Mills, che devono fare i conti con uno spietato serial killer che punisce con la morte i colpevoli dei 7 peccati capitali. Ogni scena del crimine si rivelerà infatti un orrido quadro avente come titolo il nome del vizio rappresentato. I due poliziotti, interpretati da Morgan Freeman e Brad Pitt, indagheranno per scoprire l’identità dell’omicida inconsapevoli però che con le loro mosse potrebbero aiutare l’assassino a portare a termine il suo piano diabolico.

Da vedere perché: Seven è un thriller che ti tiene col fiato sospeso per tutta la durata dell’indagine e lo spettatore può tirare un sospiro di sollievo solo dopo che le 6 vittime hanno finalmente ottenuto giustizia… a meno che all’appello non ne manchi ancora una.

La sedicenne Juno, interpretata magistralmente da Ellen Page, rimane incinta durante la sua prima esperienza sessuale con il migliore amico Paulie. Decisa in un primo momento ad abortire, si convince poi a proseguire la gravidanza e a dare in adozione il nascituro a una coppia scelta da lei tra una lista di candidati. La scelta di Juno ricade su Vanessa e Mark Loring, coppia benestante e amante dei bambini. Inizia così la frequentazione con i Loring: fin da subito Juno instaurerà un bel rapporto con Mark, meno con la moglie, donna rigida e introversa. Nonostante però l’iniziale freddezza di Vanessa Juno si legherà poi alla donna tanto da mantenere la sua posizione anche quando le cose si complicheranno.

Da vedere perché: il personaggio di Juno è un ossimoro fantastico, adolescente ingenua ma costretta a crescere velocemente per quello che si ritrova ad affrontare, così come è un ossimoro l’intero film, che tocca temi importanti in maniera profondamente leggera. Candidato e vincitore di svariati premi, in questa commedia non c’è niente fuori posto.

Se a breve il mondo dovesse congelare a causa di tutti gli esperimenti falliti per evitare il surriscaldamento globale, sapremo come salvarci. Salendo a bordo dello Snowpiercer, un treno inarrestabile che ospita i pochi sopravvissuti all’era glaciale del 2031. Come il mondo, anche il treno è diviso in classi sociali: i ricchi nelle carrozze in testa, dotati di ogni comfort, e i poveri nella coda, costretti in condizioni degradanti. La suddivisione di agi e ricchezze porta inevitabilmente a scontri e rivoluzioni tra i più disagiati, decisi una volta per tutte a scalare le carrozze per arrivare alla locomotiva e conquistare l’intero treno. Perché chi controlla il treno controlla il mondo.

Da vedere perché: Prendete attori del calibro di Tilda Swinton, Chris Evans, Octavia Spencer, Ed Harris e John Hurt e poneteli sotto la guida di Bong Joon Ho, neovincitore pluripremiato agli Oscar con Parasite. Snowpiercer ne è il risultato. Garantito. 

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