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Adorazione
Titolo originale: Adoration
Anno: 2019
Genere: Drammatico
Distribuzione: Wanted Cinema
Durata: 98 min
Regia: Fabrice Du Welz
Sceneggiatura: Fabrice Du Welz, Romain Protat, Vincent Tavier
Fotografia: Manuel Dacosse
Montaggio: Anne-Laure Guégan
Attori: Thomas Gioria, Fantine Harduin, Benoît Poelvoorde, Anaël Snoek
Sei candidature ai premi Magritte 2022, tra cui miglior film e miglior regia per Du Welz, Adorazione è stato presentato in concorso al Locarno Film Festival, ad Alice nella Città e ha vinto il Tertio Millennio Film Festival premiato come Miglior Film Francese per il Sindacato dei Critici Francesi nel 2021. Dal 19 maggio 2022 al cinema in Italia.
Trama di Adorazione
Paul, un ragazzo solitario di 12 anni, vive con la madre nell’istituto psichiatrico dove lavora da quando suo padre li ha abbandonati anni fa. Quando Gloria, un’adolescente travagliata e affascinante, arriva all’istituto, Paul si innamora immediatamente di lei. Così follemente innamorato che, nonostante la sua pericolosità, scapperà con lei per aiutarla a raggiungere un luogo che lei chiama il “rifugio della pace”. Adolescenti in fuga, in fuga dal mondo ostile degli adulti verso una destinazione irraggiungibile.
Recensione di Adorazione
Una storia d’amore? Forse. Una storia di disagio mentale? Sicuramente.
Fabrice Du Welz con Adorazione conclude la trilogia delle Ardenne iniziata nel 2004 con il promettente e disturbante Calvaire e proseguita con il body horror Alléluia del 2014. Come nei precedenti capitoli uno degli argomenti principali è la follia e il disturbo mentale, in Adorazione il tema è declinato su più livelli. Anche se la storia sembra essere principalmente quella di un amore pre adolescenziale, seppur malato, tra due ragazzi che, per motivi diversi, vogliono lasciarsi una realtà oppressiva alle spalle, a un esame più attento si rivela essere l’incontro tra due esistenze problematiche che trovano uno nell’altra la ragione per unirsi condizionati dai propri demoni e dalle proprie patologie.
Infatti, se è vero che Gloria è fin da subito presentata come problematica e pericolosa, la timida e solitaria personalità di Paul nasconde un vissuto all’ombra delle morbose attenzioni della madre insieme a una realtà quotidiana all’interno di un ospedale psichiatrico.

Le prime scene infatti mostrano un ragazzino solitario intento ad accudire un fringuello malato per poi rientrare a casa, la quale significativamente si trova all’interno dell’ospedale psichiatrico dove lavora la madre. Le scene casalinghe accennano, senza però approfondirlo, il rapporto esclusivo e morboso con la madre rimasta sola e la mancanza d’istruzione del ragazzo che ancora fatica a leggere con naturalezza. Questi elementi mettono in luce la particolare situazione di Paul che pur non essendo un paziente dell’ospedale ne vive l’isolamento e la condizione quasi di reclusione. L’arrivo di Gloria diventa così un acceleratore di eventi, una possibilità, la presa di coscienza che un’altra vita è alla portata, la fuga però non è organizzata o ragionata bensì improvvisata e necessaria, una diretta conseguenza delle azioni di Gloria che si manifesta immediatamente come il motore degli avvenimenti che si susseguiranno. Dei due, infatti, Paul è l’elemento passivo che subisce, spesso impotente, l’avvicendarsi delle situazioni scatenate dalla ragazza, se il desiderio di seguirla è inizialmente motivato da un’attrazione per lei, presto sembra trasformarsi nel senso di accudimento materno che il ragazzo dimostra verso gli animali.
Gloria stessa subisce una trasformazione, o meglio uno svelamento, che manifesta gradualmente e inesorabilmente la difficoltà della malattia mentale, il che porta Paul a dubitare e interrogarsi sulla fuga.

Il potenziale ansiogeno e orrorifico della narrazione, seppur importante e ben presente durante lo svolgersi dell’intero film, non viene però trasmesso dalla fotografia, dell’ottimo Manuel Dacosse, che sceglie piuttosto di evidenziare l’aspetto fanciullesco e naturalistico della storia, esaltando i dettagli attraverso riprese ravvicinate e l’utilizzo frequente della camera a man. La scelta di registrare su pellicola, inoltre, aggiunge un fascino particolare alle immagini. La parte inquietante è per lo più affidata alla protagonista femminile, Gloria, interpretata da Fantine Harduin la quale ha esordito con un maestro come Michael Haneke in Happy End, la sua interpretazione restituisce un personaggio freddo e spietato che non trasmette alcuna empatia. Di contro la passività e la sensibilità di Paul sono trasmesse con grande bravura da Thomas Gioria che interpreta con convinzione lo spaesamento e il turbamento del ragazzo di fronte all’esuberanza della compagna.

In conclusione
Adorazione non fa nulla inoltre per nascondere un certo pessimismo nei confronti del mondo adulto che, se non è inadeguato appare almeno impotente di fronte alle pulsioni dei giovani protagonisti e seppur mettendo in scena una struttura in crescendo che emoziona e coinvolge lo spettatore, qualche ridondanza di troppo e l’estetica lirica e rarefatta lo rendono meno efficace rispetto, ad esempio, al primo tassello della trilogia, Calvaire che aveva portato il promettente regista belga all’attenzione del pubblico e degli addetti ai lavori.
Note positive
- Pellicola che sa emozionare
Note negative
- L’estetica filmica e la fotografia non trasmettono l’orrore che avrebbero dovuto