Alien (1979): Il gatto, l’alieno e l’equipaggio

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locandina uovo metamorfosi alien

I contenuti dell'articolo:

Alien

Titolo originale: Alien

Anno: 1979

Paese:  Gran Bretagna

Genere: Fantascienza, Horror

Produzione:  20th century fox, brandywine productions     

Distribuzione: Fox/Balmas, 20th Century Fox home Entertainment, De Agostin

Durata: 1 hr 57 min (117 min) (1979 Theatrical Version) 1 hr 56 min (116 min) (2003)    

Regia:  Ridley Scott

Sceneggiatura:  Dan O’Bannon

Fotografia:  Derek Vanlint

Montaggio: Terry Rawlings, Peter Weatherley

Musiche:  Jerry Goldsmith

Attori:  Sigourney Weaver, Tom Skerritt, John Hurt, Ian Holm, Veronica Cartwright, Helen Horton, Yaphet Kotto, Harry Dean Stanton    

Trailer di Alien

La fantascienza spaziale deve gran parte del suo successo ai grandi registi degli anni ’70 – 80 che riuscirono a creare, in maniera quasi del tutto artigianale, fantastiche scenografie futuristiche e piene di un fascino misterioso che seppur col passare dei tempi sembrano non invecchiare realmente, restando perfino invidiabili ai lungometraggi moderni di genere che si basano quasi interamente sulla computer grafica. Tutto nasce grazie al genio di Kubrick con 2001: Odissea nello spazio che modifico per sempre il mondo di guardare l’arte cinematografica, portandola nel futuro. Alien è l’esatto continuo tecnico – cinematografico dell’opera audiovisiva di Steven Kubrick nell’ambito scenografico, da cui si ispira, ma è possibile rintracciare in alcuni istanti una notevole vicinanza, soprattutto nelle inquadrature delle astronavi, a un altro cult del cinema che ha modificato ulteriormente il mondo della settima arte: Star Wars del 1977.

Proprio grazie a Guerre Stellari e al crescere di un pubblico interessato al genere spaziale presente in Alien (1979), la 20th century fox, benché non convinta a pieno dal progetto, in special modo dalla sceneggiatura, decise di produrre il lungometraggio affidandogli un budget iniziale di soli 4,2 milioni di dollari che raddoppiò con la scelta del regista che ricade sul grande Ridley Scott.

La sceneggiatura ha avuto un difficile percorso di sviluppo prendendo vita in una camerata di un università della California con due giovani aspiranti lavoratori del cinema, Dan O’ Bannon e John Carpenter che iniziarono a scrivere un racconto fantascientifico: Dark Star che si trasforma infine nel primo lungometraggio del regista famoso al mondo per i suoi mostri e le metamorfosi dei suoi personaggi sempre calati in un contesto horror. O’ Bannon ispirato proprio da Dark Star volle iniziare a realizzare un horror spaziale che avesse pochi personaggi e che fosse interamente basato all’interno di un’astronave. Proprio grazie al lungometraggio di Carpenter lo sceneggiatore entrò nel cinema andando a conoscere due personaggi fondamentali nello sviluppo del film: Ronald Shusett Ginger, quest’ultimo era un disegnatore che però impressionò con i suoi mostri dipinti l’universo in cui si muoverà alla fine Alien.

Il film fu un grande successo tanto da aver dato alla luce un filone di culto per il mondo del cinema e dei fumetti. Il sequel di maggior prestigio è indubbiamente quello realizzato da regista di Titanic, ovvero Aliens– Lo scontro finale.

Trama di Alien

Veicolo commerciale da traino “Il Nostromo”
Equipaggio: sette
Carico: raffineria di 20.000.000 tonnellate di minerale grezzo
Rotta: rientro sulla Terra

cit. Alien

Trama Anno 2122. La Nostromo, nave mercantile, viaggia con il suo equipaggio, in stato d’ipersonno, verso il pianeta Terra. Qualcosa però non va secondi i piani, poiché MOTHER, il computer di bordo che gestisce l’astronave, riceve un misterioso segnale proveniente da un pianeta sconosciuto, segnalando una nuova missione: andare sul pianeta sconosciuto per scrutare se sul suolo ci sia una qualche forma di vita. 

L’intelligenza artificiale andrà a svegliare l’equipaggio che, sotto la volontà del capo scientifico, sbarcheranno sul pianeta ignoto per portare sul Nostromo una eventuale forma di vita al fine che l’uomo possa studiarla ed esaminarla; ma niente andrà come i viaggiatori dello spazio speravano.

Recensione di Alien

Fin delle prime inquadrature notiamo una grandissima cura tecnica nei mini dettagli da parte della scenografia, del suono e della fotografia che riescono grazie anche a un attenta regia basata su dei totali e carelli pieni d’inquietudine, a immergere lo spettatore in un universo totalmente nuovo dove fin dalle prime battute non troviamo mai una vera gioia ma un sentimento di timore e di paura che rimane perfino nel momento in cui l’equipaggio si sveglia e inizia a conversare amabilmente tra di loro.

Il ritmo dell’intero film, anche dovuto alla pochezza degli stacchi nelle scene e l’assenza musicale, rendono la storia piuttosto lenta, come accade al suo precursore tecnico 2001: Odissea nello spazio. La lentezza però non conduce lo spettatore alla noia ma serve per creare uno stato d’animo d’angoscia e paura all’interno dello spettatore; del resto le tonalità dei colori scelti, tendente al bianco e al grigio, le numerose carrellata a seguire i personaggi e movimenti effettuati da gru e una musica fatta esclusivamente di rumori, sembra di sentire il cuore dei personaggi attraverso un suono che richiama il girare lento di una ventola dell’aria, fanno immediatamente presagire che niente andrà bene.

Le scelte registiche di Ridley Scott sono azzeccatissime, soprattutto durante la scena in cui gli astronauti vanno a scoprire il nuovo pianeta. Lo spettatore vede ma non vede, passando rapidamente all’interno della nave dove una parte dell’equipaggio assiste alla spedizione attraverso degli schermi che prendono sempre peggio il segnale. Lo spettatore assiste al ritrovamento della specie aliena ma fin dalla prima scena non assistiamo mai realmente all’uccisione dei nostri personaggi ma sentiamo le loro morti esclusivamente attraverso gli urli che vanno ad aumentare un senso di soffocamento e di paura per i nostri viaggiatori spaziali.

Nel guardare Alien è difficile individuare chi sia realmente il nostro protagonista, fino ai ¾ dell’opera, dato che non entriamo mai a conoscere intimamente i nostri personaggi a eccezion fatta del capo scientifico e del Tenente Ellen Ripley che servono anche per inserire un tema fondamentale nel film: è più importante una scoperta scientifica che delle vite umane? Gli umani possono essere sacrificati per poter far progredire tecnicamente l’umanità? I due personaggi avranno ovviamente una opinione contrastante e infine sarà lo spettatore a dare la risposta al quesito. Il grande dispiacere del film che tecnicamente è perfetto risiede nella sceneggiatura più volte modificata e che non ha mai soddisfatto neppure la 20th Century Fox.

La vicenda è priva di più piani di lettura ma tutto si riduce in una specie Aliena che pian piano va a uccidere tutti gli esseri umani. Tale essere alieno viene nel corso del film identificato come xenomorfa, esseri incapaci di provare qualsiasi forma d’emozione e tale assenza li rende degli spietati predatori. L’Alieno all’interno della storia si riproduce come fa un parassita, attaccandosi a un’altra forma di vita per nascere e svilupparsi e durante la sua crescita cambierà più volte muta.

La storia è molto interessante per tutto il primo atto e secondo atto dove conosciamo i personaggi ben caratterizzati pur rimanendo bidimensionali, fino alla spedizione e alla venuta a conoscenza del mostro, ma nel terzo atto la storia pur rimanendo di valore perde di potenza soprattutto nel finale coinvolgente ma poco realistico.

Lo stesso elemento utilizzato ripetutamente per creare un effetto di suspense è irreale: perché portare un gatto nello spazio, soprattutto se questi sono in ipersonno? Probabilmente gli sceneggiatori non sapevano come creare una sorta di maggior tensione e in qualche istante il gatto viene utilizzato proprio per ingannare i personaggi che pensano di essere vicini al mostro invece trovano lui, infine perché l’ultima sopravvissuta mette a rischio la sua vita pur di salvare l’animale soprattutto quando sa che la nave sta per saltare in aria e il gatto stesso si nasconde da lei. 

 Questi piccoli dettagli riducono la potenza del film che però rimane un gran capolavoro che, va asserito,  si ispira anche a molti film del passato che sono considerati dei B-movie come La cosa da un altro mondo (1951) in cui un equipaggio deve scontrarsi con un alieno all’interno della navicella ( insomma la solita trama) oppure Terrore nello spazio che richiama esattamente una scenografia, la più bella e piena di fascino del film di Scott, in cui viene scoperto dentro l’astronave un cadavere gigantesco di una specie aliena. 

Note positive

  • Fotografia
  • Regia
  • Montaggio sonoro
  • Montaggio video
  • Scenografia

Note negative

  • Sceneggiatura troppo spicciola e banale con elementi che reggono ma che sono un po’ troppo tirati e irrealistici, utili solo per continuare la narrazione e aumentare il pathos.
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3 commenti

  1. Gira persino la teoria degli “universi” condivisi con Bladerunner. Non smentita ma nemmeno confermata dagli autori se non ricordo male. Ottimo articolo come sempre. 👍

  2. Gira persino la teoria degli “universi” condivisi con Bladerunner. Non smentita ma nemmeno confermata dagli autori se non ricordo male. Ottimo articolo come sempre. 👍

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