Baci rubati: Investigando tra un mestiere e l’altro

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Baci rubati locandina film

Baci rubati

Titolo originale: Baisers volés

Anno1968

Paese di produzioneFrancia

GenereCommedia

Casa di Produzione: Les Films due Carrose

Distribuzione: L’Unità video

Durata: 1h 30m

Regia:  François Truffaut

Sceneggiatore: François Truffaut, Bernard RevonClaude De Givray

Montaggio: Agnès Guillemot

Dop: Denys Clerval

Musica: Antoine Duhamel

Attori: Jean-Pierre Léaud, Claude Jade, Daniel Ceccaldi, Claire Duhamel, Delphine Seyrig

Trailer di Baci Rubati

Trama di Baci Rubati

Antoine Doinel viene cacciato per la sua svogliatezza, definita instabilità di carattere, dal servizio militare dove lui stesso si era arruolato volontariamente. Perso il lavoro si reca immediatamente a ricercare conforto tra le braccia di una donna a pagamento, infine decide di recarsi a casa di colei che ama, Christine Darbon. La giovane però non è in casa, ma poco importa perché Antoine viene ospitato a mangiare dai genitori di lei, che riescono subito a procurargli un nuovo lavoro come portiere di un albergo. Qui però si troverà coinvolto in un imbroglio da parte di un detective privato che lo porterà a essere licenziato ma anche a trovare un nuovo impiego presso una agenzia d’investigazioni private. Anche qui, però, nonostante il suo buon impegno non riesce a trovare la stima del proprio capo, faticando a svolgere il lavoro di pedinamento e d’inseguimento venendo ogni qualvolta scoperto.

Oltre i problemi di lavoro il giovane si ritroverà coinvolto in alcune situazioni romantiche, rintracciando una notevole fatica nel catturare l’attenzione della fanciulla che crede d’amare, Christine Darbon, la quale vorrebbe rimanere esclusivamente amica del ragazzo.

Recensione di Baci Rubati

Sono stato sul punto di mollare Baisers volés quindici giorni prima di girarlo, talmente mi vergognavo, mi sentivo molto a disagio. Avevo già i copioni di L’enfant sauvage e della Siréne du Mississipi. Mi dicevo: insomma ho due buoni film da girare, ci sono romanzi magnifici e io tra quindici giorni vado a girare un film che non racconta niente! Ero costernato

Intervista di Truffaut a N. Simsolo (1970)

Baci rubati risulta un film controverso e misterioso della filmografia di François Truffaut risultando il primo lungometraggio a tinte da commedia leggera del regista francese che però non va a rinunciare al suo stile narrativo tipico della Nouvelle vague: la ricerca della vita reale e il racconto di quotidianità. Sotto questo aspetto di filosofia di pensiero ancorata al movimento nato dai critici francesi a fine anni ’50, Baisers volés risulta il prodotto filmico che, all’interno della cinematografia del cineasta, incarna meglio tale corrente cinematografica.

La storia si rifà all’alter ego di Truffaut,  Antoine Doinel, sempre interpretato dall’attore Jean-Pierre Léaud, che riprende il ruolo del personaggio dopo il precedente 400 colpi del 1959 e il cortometraggio Antoine e Colette all’interno del film corale L’amore a vent’anni. Baci rubati è il terzo prodotto sul personaggio che ha l’obbiettivo di mostrare il giovane nella fase intermedia tra l’essere un ragazzo spensierato e un uomo ragionevole. Con codesta pellicola la storia non va a concludersi ma la storia continua in Non drammatizziamo… è solo questione di corna L’amore fugge

Protesta di Baci Rubati

Il titolo è tratto dalla canzone malinconica “Que reste-t-il de nos amours” del 1942 di Charles Trenet, e sotto le note di questo brano musicale che Baci Rubati si apre attraverso un incipit che poco centra con la storia di Antoine Doinel ma assume una connotazione di critica e di forte presa di posizione del regista contro il dipartimento della cultura francese. Il 5 febbraio 1968, quattro giorni dopo l’inizio delle riprese del film, il ministro André Malraux, ha rimosso dal suo incarico Henri Langlois, il direttore della Cinémathèque che venne sostituito con Bardin. La polemica stessa vive all’interno del set, in cui il regista, in ogni momento che aveva a disposizione, tra una pausa e l’altra, si dedicava a scrivere articoli di fuoco contro la rimozione di Langlois, piuttosto che riflettere sulle scelte registiche dell’opera.

Analisi di Baci Rubati

Totale di una strada trafficata ripresa da un angolazione che trasmette un senso di triste malinconia, grazie anche alla musica d’appoggio. La macchina da presa, attraverso una panoramica, si sposta all’ingresso chiuso della Cinémathèque fino ad avvicinarsi a essa sfruttando ottimamente la tecnica dello zoom che permette al pubblico di leggere con chiarezza un foglietto appoggiato al portone con su iscritto la parola “Relache” sottolinenado che Baci Rubati è dedicato a Henri Langlois. Con uno stacco di montaggio Truffaut si sposta sulla bellezza di Parigi, con la torre d’effeil che avvolge l’inquadratura; l’uso ulteriore di una panoramica mostra con delicatezza e con quel senso di malinconia i tetti della capitale francese fino a inquadrare, attraverso lo zoom, usato svariate volte come elemento di stile registico all’interno dell’opera, l’interno del sottosuolo e nel buio di un carcere francese in cui facciamo conoscenza del nostro protagonista, intento a leggere Le lys dans la vallée di Balzac.

Nella scena successiva siamo con Antoine Doinel a colloquio con il comandante del servizio militare che lo informa del suo imminente licenziamento. In questo dialogo rintracciamo nel giovane un tono ironico attraverso le espressioni alquanto macchiettistiche, mostrando di non prendere sul serio tali conseguenze. In questo istante possiamo rintracciare la vena critica del cineasta francese che sembra voler rinnegare e criticare il senso stesso di società della vita degli adulti, in cui l’unico scopo vero e proprio è quello di ricercarsi un lavoro e di abbandonare ogni sogno giovanile di speranza, andando così a ottenere un’esistenza basata esclusivamente sui doveri, in cui tanti individui possono sentirsi bloccati e fuori luogo in tale struttura sociale e sembra che Truffaut con questa opera vuole trattare del senso e della bellezza del disimpegno personificato.

Baci rubati però risulta un film solo leggermente politico, relegando tale connotazione esclusivamente nei primi minuti dell’opera, relegando il resto a una narrazione alquanto leggera che pone al centro della vicenda non tanto una storia, che risulta appena accennata, ma i propri personaggi che risultano ben caratterizzati e immessi in situazioni alquanto bizzarre e di pura semplicità del vivere come denotiamo nella scenetta a macchina fissa, verso il finale, tra Antoine Doinel e Christine intenti in un gioco d’amore dal sapore emozionale e di romanticismo che non può che far sorridere. Il film non funziona tanto per la regia o per i dialoghi, che sono all’osso o per una trama avvincente, o per una venatura altamente comica (nel lungometraggio si ride raramente) ma per il suo stato emotivo che si inonda in ogni inquadratura. Noi siamo con il protagonista e comprendiamo i suoi tormenti emotivi. Girato a Parigi, con un budget ridotto all’osso, Baci rubati gioca sull’ellissi e su inquadrature fisse e lunghe che vanno a descrivere ottimamente l’esterno in cui il personaggio si muove lasciando ampio spazio all’azione teatrale più che a quella filmica. Del resto è interessante sapere che all’inizio delle riprese la sceneggiatura era composta esclusivamente da venti pagine e che molti momenti narrativi sono stati creati dagli attori stessi li sul momento improvvisando.

Baci rubati non è altro che una storia di formazione, semplice e lineare, di un giovane che si deve avviare all’età adulta e che si dispiega tra una mansione a l’altra alla ricerca della sua individualità più autentica. Il tutto viene infiocchetta attraverso un gioco di sguardi, d’inseguimenti con personaggi alquanto particolari in cui lo spettatore può tranquillamente riconoscersi, ma la storia risulta altamente scarna e basata sul suo protagonista e sull’emotività leggera.

Note positive

  • Attori
  • La leggerezza emotiva

Note negative

  • Sceneggiatura sempliciotta e priva di struttura drammaturgica.

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