Barber Ring (2022): “Non c’è pugno che faccia più male dello schiaffo di un genitore”

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Barber ring locandina

Barber Ring

Titolo originale: Barber Ring

Anno: 2022

Nazione: Italia

Genere: Documentario

Casa di produzione: 102 Distribution

Distribuzione: 102 Distribution

Durata: 75 minuti

Regia: Alessio Di Cosimo

Sceneggiatura: Alessio Di Cosimo

Fotografia: Sandro Chessa

Montaggio:

Musiche:

Clip di Barber Ring

Dopo l’opera prima Tizzo: Storia di un grande campione (2017), incentrata sul pugile Emiliano Marsili, colui che è stato Campione del mondo dei Pesi leggeri, rimanendo imbattuto in tutti i trentanove match disputati, Alessio Di Cosimo realizza, come opera seconda, nuovamente un lungometraggio documentaristico incentrato sempre all’interno del mondo sportivo del pugilato, un luogo evidentemente caro al cineasta romano classe ’85. La pellicola, intitolata Barber Ring, segue le vicende del pugile – barbiere Manuel Ernesti, chi in giovane età è divenuta la punta di diamante della Nazionale Italia, ottenendo molti traguardi come i sei campionati italiani e un Europeo Juniores, otto medaglie d’Oro internazionali, di cui 3 al Six Nation Cup, capitanando la Nazionale Italiana Juniores per ben tre anni. Barber Ring è presentato in anteprima mondiale, sabato 11 giugno alle ore 16:30, al Cinema Lumière di Bologna – nell’ambito della 18a edizione del Biografilm Festival che si tiene  nel capoluogo emiliano dal 10 al 20 giugno e su MYmovies dal 12 al 22 giugno 2022. Il Festival è sostenuto dalla rete di enti e associazioni dell’Emilia-Romagna che fanno parte del progetto di giustizia riparativa NEXT GENERATION.

Trama di Barber Ring

Una vita difficile, quella di Manuel Ernesti. Un’infanzia passata nelle case occupate, il riscatto come campione di pugilato, le difficoltà economiche e la rinascita come barbiere e imprenditore di successo. Infine, la nascita di un progetto sociale chiamato ‘Barber Ring’, in cui Manuel insegna sia il mestiere del barbiere che la disciplina dell’arte nobile del pugilato. Un modo per tendere una mano a tutti quei ragazzi che come lui vengono da realtà difficili, li segue, li aiuta e li supporta per fare in modo che si costruiscano un futuro migliore.

Manuel Ernesti in Barber Ring
Manuel Ernesti in Barber Ring

Recensione di Barber Ring

E’ la ripetizione delle affermazioni che ti porta a crederci. E quella credenza si trasforma poi in una convinzione profonda, e le cose cominciano ad accadere.

Muhammad Ali

La pellicola di Di Cosimo si apre così, con una frase di poche righe su schermo nero. Una frase pronunciata da uno dei Re del pugilato, Muhammad Ali, il campione per eccellenza del World Boxing Council. Una citazione non messa lì tanto per caso, ma per dare forza narrativa e tematica alla vicenda, a quella di un uomo, Manuel Ernesti, colui che non si è mai arreso dinanzi alle difficoltà, ma che ha sempre lottato per alzarsi in piedi e lottare. Proprio come insegna Ali, l’essere umano deve sempre pensare positivo e credere fortemente nel proprio obiettivo, solo così le nostre vite cambieranno, mettendo tutti noi stessi e tutte le nostre forze per realizzare quell’obiettivo senza demordere. Manuel Ernesti è l’esatto esempio che con il duro lavoro e la forza di volontà tutto è possibile, dalla cenere e distruzione da cui si proviene può svilupparsi e prendere forma qualcosa di grandioso e importante, non solo per noi stessi ma anche per la comunità locale. Barber Ring non è una pellicola di pugilato e di agonismo sportivo, ma quella di un uomo, della sua famiglia e delle sue tragedie personali, e di ciò che, partendo dal suo vissuto, è riuscito a realizzare senza però dimenticare le proprie radici, sempre fortemente radicate in lui nello spirito, sia nel bene sia nel male, dimostrando che dai traumi può nascere anche qualcosa di positivo e non è detto che i traumi del passato debbano per forza schiacciarci, ma che da questi può nascere, seppur tra mille difficoltà, un fiore pregiato.

Lo sport è presente nella pellicola seppur in maniera alquanto secondaria, difatti il regista intende dedicare maggior minutaggio all’umanità di Manuel Ernesti, mostrandolo a 360° gradi. Nella prima parte della pellicola Ernesi ci parla del suo passato e, seppur non né parla apertamente, intuiamo la sua difficile infanzia e giovinezza all’interno delle case popolari di Ostia, un quartiere alquanto pericoloso, dove accanto a famiglie “povere” c’erano anche individui provenienti dal mondo delle prigioni. Ernesti afferma come in quel luogo sia facile cadere in tentazione, nel scegliere le strade sbagliate ammettendo di essere stato più volte con i piedi in due staffe, tra l’esser buono e cattivo. Emotivamente risulta intensa la scena con la madre, il momento di maggior dramma emozionale della pellicola, dove assistiamo a un abbraccio che racchiude mille parole. Attraverso il loro dialogo emergono alcune informazioni sul terribile passato della famiglia e della situazione complessa del fratello di Manuel, ma del padre sappiamo poco intuendo qualcosa ma niente di certo. La seconda parte di Barber Ring ci concentra brevemente sul mondo del pugilato, che scopre all’età di 14 anni grazie al suo carattere “ribelle” e aggressivo con i suoi compagni di scuola e amici, e a suo padre. Manuel Ernesti si dimostra riconoscente a quello sport nobile, che gli ha donato grandi valori che sono diventati la sua salvezza e l’ancora della sua vita. Ernesti però critica anche quel mondo competitivo dello sport, dichiarando come non sia possibile effettivamente mantenersi economicamente con la boxe, ritenuto in Italia uno sport essenzialmente secondario. Per questo motivo, all’età di ventisette anni, abbandona la competizione della Boxe (che rimane come passione) e, anche grazie alla sorella maggiore, si avvicina al mondo della sala da parrucchiere, un luogo che lo ha da sempre affascinato. Nonostante la giovane età Ernesti ha deciso di creare un suo Barber Shop, ha studiato da autodidatta imparando, con la forza di volontà di cui parla Ali, quel mestiere. Il suo Barber Shop però non è solo un luogo di lavoro, basato sull’elemento economico, ma diviene per Ernesti un luogo in cui aiutare il prossimo, a cui dare un lavoro e una mano a giovani che come lui provengono da famiglie disfunzionali o da quartieri romani alquanto pericolosi e rischiosi. Grazie a lui dei giovani stanno trovando la felicità e una nuova famiglia. Per raccontare la sua storia, il regista usa una macchina a mano che segue costantemente il protagonista del film, inquadrandolo spesso e volentieri da vicino o nei momenti in cui si allena al fine di mostrare la sua forza fisica esteriore e alla sua fragilità umana interiore, che è anche la sua vera forza. Alternate a scene attuali e realizzati appositamente per il documentario, troviamo delle immagini d’archivio della famiglia Ernesti quando Manuel e i suoi fratelli erano ancora piccoli e alcune riprese dei momenti in cui Manuel ha vinto dei premi, anche se queste scene sono fin troppo poche e magari donare più spazio alla sua carriera sportiva avrebbe donato maggior ritmo alla narrazione. Il tutto è supportato dalle interviste di alcuni amici di Manuel, dal suo allenatore fino a un suo ex datore di lavoro, passando per la madre e i giovani che sta aiutando, peccato che non ci siano le interviste dei fratelli che avrebbero potuto dare uno sguardo più ampio sul pugile.

cFoto di scena di Barber Ring
Foto di scena di Barber Ring

In conclusione

Una storia potente, una storia di riscatto in nome dello sport e della legalità, una storia che dimostra come tutto sia possibile se abbiamo la forza di volontà di cambiare le nostre sorti, nulla sarà facile ma il successo personale può sempre arrivare. Barber Shop è un buon film che ha l’unica pecca di ripetersi a tratti, soprattutto nel terzo atto.

Note negative

  • Storia che emoziona nel primo atto
  • Il tema
  • La fotografia

Note negative

  • La parte riguardante il Barber Shop è troppo ripetitiva nei concetti.
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