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Brian e Charles
Titolo originale: Brian e Charles
Anno: 2022
Nazione: Regno Unito
Genere: Commedia
Casa di produzione: Bankside Films, BFI Films, Film4, Mr. Box
Distribuzione: Lucky red, Universal Pictures International Italy
Durata: 1 ora e 30 minuti
Regia: Jim Archer
Sceneggiatura: David Earl, Chris Hayward
Fotografia: Murren Tullet
Musiche: Daniel Pemberton
Montaggio: Jo Walker
Attori: David Earl, Chris Hayward, Louise Breasley, Jamie Michie, Nina Sosanya, Lynn Hunter, Lowri Izzard, Mari Izzard, Cara Chase, Sunil Patel, Rishi Nair, Colin Bennet.
Il film, ispirato al cortometraggio sempre diretto da Jim Archer (2019), viene presentato in anteprima nazionale al 52° Giffoni Film Festival, e debutta nelle sale italiane il 31 agosto 2022. David Earl (Brian) e Chris Hayward (Charles) sono a tutti gli effetti una coppia davanti e dietro allo schermo, in quanto attori protagonisti e sceneggiatori dell’opera.
Trama di Brian e Charles
Brian Gittins è un idraulico e tutto fare che vive nelle campagne del Galles. Il suo atteggiamento timido e introverso lo portano a dedicare gran parte del suo tempo libero a realizzare invenzioni all’interno del suo garage – laboratorio; dove costruisce oggetti di ogni tipo e talvolta artefatti superflui. Tra le tante idee decide di dare vita a una dei suoi progetti rimandati da tempo, un robot IA vivente e cosciente in grado di comunicare e interagire come un essere umano. La complessa impresa dopo svariati tentativi giunge al termine e Charles prende vita, manifestandosi inizialmente come un bambino, curioso e intelligente, ma successivamente tra i due nasce una vera e propria amicizia che verrà messa alla prova dalle varie avversità alle quali questo mondo spesso ci sottopone.

Recensione di Brian e Charles
Il filone narrativo stile humor britannico ci accompagna per tutto il racconto, sviluppando la figura di un personaggio che abbiamo già sperimentato in After Life, dove ancora una volta David Earl interpreta sempre Brian, un personaggio anch’esso stravagante e introverso. Brian e Charles si rispecchia nell’umiltà e nella capacità di rappresentare con leggerezza e semplicità una tematica molto attuale nella vita di ogni persona, il significato dell’amicizia. La chiave di lettura spezza in due il pubblico tra chi è disposto a concepire il messaggio e chi forse si aspettava un’interpretazione diversa, ma comunque uno sviluppo digeribile per ogni tipo di pubblico. Il film vive diversi momenti, si percepisce il rapporto paterno in cui Brian cerca di educare Charles come un genitore con il proprio figlio, successivamente nasce un rapporto di amicizia che, come in tutti i rapporti, vedi alti e bassi dove viene pienamente centrato il significato di questa parola, lo si percepisce attraverso la mera semplicità e lo strappo di qualche risata, attraverso un tipico atteggiamento da stand up comedy con tratti d’improvvisazione fuori copione ben riusciti. Tutto questo dimostra la capacità di David Earl e Chris Hayward di essere all’altezza della situazione, la loro abilità dimostra che l’importante non è quello che si dice, ma come lo si dice e lo si è dimostrato proprio da certi momenti d’improvvisazione, come ha precisato David Earl in un’intervista.
Murren Tullet direttore della fotografia, riesce pienamente nell’intento, dimostrando che Brian e Charles non è una commedia da prendere alla leggera, ma cela ben altro dietro alla genuinità, dimostra che anche all’interno di un determinato contesto narrativo si riesce a estrapolare un significato notevole. Ultimo ma non meno importante dettaglio è la scelta delle riprese, si palesano alcuni piani sequenza e inquadrature tipiche delle interviste, con voci fuori campo e attori che sfondano la quarta parete; questa attenzione permette al pubblico di sentirsi maggiormente coinvolta, accompagnandoci nella dimora di Brian e tra le pianure della fredda campagna del Galles.

In conclusione
Il messaggio è abbastanza chiaro, non vi è una ricerca di ambizione, ma al contrario si punta su una tematica apparentemente poco complessa, ma più che efficace. All’arrivo dei titoli di coda non vi è quella perplessità di un tentativo mancato o quella sensazione di amarezza dettata da una sorta di mancanza, al contrario ci si lascia trasportare dalla purezza narrativa ben delineata. Si può definire un film “leggero” masticabile, che a distanza di tempo vale la pena di gustarsi nuovamente.
Note positive
- Montaggio
- Cast
- Fotografia
Note negative
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