Bridgerton – Prima stagione (2020): quando l’amore e l’amicizia sconfiggono i pettegolezzi

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Trailer della serie TV Bridgerton

“Alcune persone non sono fatte per stare insieme, per quanto si possa desiderare il contrario.”

Anthony Bridgerton (Jonathan Bailey) Cit. Bridgerton

Trama di Bridgerton

Bridgerton segue le vicende di Daphne Bridgerton (Phoebe Dynevor), la figlia maggiore della potente famiglia Bridgerton mentre fa il suo debutto nel competitivo mercato matrimoniale londinese nell’età della Reggenza (Regency Era).

Daphne vuole seguire le orme dei genitori e trovare il vero amore, e inizialmente le sue speranze sembrano ben riposte. Ma quando il fratello maggiore inizia a scartare alcuni papabili pretendenti, le cronache scandalistiche diffuse dalla misteriosa Lady Whistledown rischiano di metterla in cattiva luce.

Entra in gioco il desiderabile e ribelle Duca di Hastings (Regé-Jean Page), scapolo impegnato e considerato match ideale da tutte le mamme delle debuttanti. Nonostante Daphne e il Duca affermino di non volere nulla di ciò che l’altro ha da offrire, la loro attrazione è innegabile e le scintille volano. Mentre si trovano coinvolti in una crescente battaglia di astuzia e sentimenti, devono fare i conti con le aspettative dell’alta società per il loro futuro.

“L’amicizia è il miglior fondamento possibile per un matrimonio felice, anche se dovessi frantumarsi velocemente come è stato messo in piedi.”

Regina Charlotte (Golda Rosheuvel) Cit. Bridgerton

Recensione di Bridgerton

Il giorno di Natale approderà su Netflix la nuova serie TV Bridgerton basata sulla saga dei romanzi-bestseller della scrittrice statunitense Julia Quinn (nome d’arte di Julie Pottinger), che racconta in otto libri le vicende dei membri della famiglia aristocratica Bridgerton.

Le aspettative riguardo a questa serie TV sono sicuramente alte visto che, oltre ad andare sulla “sicurezza” di un adattamento, è un prodotto targato Shondaland, casa di produzione di Shonda Rhimes, ideatrice di serie TV di successo della ABC come Grey’s Anatomy e Scandal, e produttrice di altri prodotti per il piccolo schermo come How to Get Away with Murder e per il cinema The Princess Diaries 2: Royal Engagement. Al suo fianco come produttrice di Bridgerton, troviamo Chris Van Dusen, creatore della serie e un suo stretto collaboratore nell’industria televisiva.

La prima stagione di Bridgerton si concentra sul primo dei romanzi di Quinn, Il Duca e Io, che gira intorno alla maggiore delle figlie Bridgerton, Daphne (interpretata da Phoebe Dynevor: Waterloo Road, The Village, Dickensian). Lei già in età per trovare marito, viene presentata in società e nella ricerca di un “gentiluomo” con cui vivere il vero amore e avere una famiglia, si vede anche nel bisogno di trovare se stessa, tutta un’impresa! Soprattutto perché parliamo dell’alta società londinese nel periodo della Reggenza, esattamente dell’anno 1813, una società comandata dagli uomini, i protocolli e credenze della nobiltà, e la superficialità delle apparenze (su questo non abbiamo cambiato molto però!).

Più che dal potere decisionale che esercita la curiosa Regina Charlotte (Golda Rosheuvel), la vita di tutti a Londra, specialmente di quelli che abitano a Grosvenor Square (distretto esclusivo delle famiglie più benestanti come i Bridgerton e i Featherington) si vede influenzata dalla piuma implacabile della misteriosa Lady Whistledown (voce narrante della serie affidata alla sempre raffinata interpretazione di Julie Andrews) che nei suoi Lady Whistledown’s Society Papers diffonde i segreti di tutti a seconda dei suoi interessi.

Anche se nessuno sa niente di lei, Lady Whistledown è quello sguardo acuto che sa tutto su di tutti, la donna invisibile che muove i fili della società e, a dire il vero, anche quelli dello spettatore per portarlo a vedere la serie fino alla fine.

Tra fascino e scontatezza

Dal primo episodio, Bridgerton suscita l’interesse di chi la vede, innanzitutto per il fantastico lavoro sui costumi e sugli scenari incantevoli che ricreano l’epoca della Reggenza londinese, ma anche per la sua colonna sonora molto immersiva (composta principalmente di musica classica) che mette in risalto ogni momento cruciale della serie.

L’incanto di Bridgerton risiede anche nella sua fotografia e nelle diverse palette di colori monocromatici (come nel caso della famiglia Bridgerton sui toni blu poco saturi) e di contrasti cromatici molto saturi (come quella usata per i Featherington). I colori e i suoi diversi toni, rafforzati da un color grading ben eseguito, sono parte essenziale della narrazione di questa storia dove troviamo molti personaggi che nell’omogeneità che implica il far parte dell’alta società, si distinguono per carattere e scelte di vita ben diverse.

Da sottolineare il buon ritmo di ogni episodio dettato soprattutto da una regia coesa come continuità narrativa tra le otto puntate, ma anche da un lavoro di montaggio che non dà tempo allo spettatore di stancarsi e annoiarsi. Questa coerenza e ritmo narrativo però è anche merito dell’impegno di Chris Van Dusen come showrunner di questo prodotto.

Nonostante tutto ciò, la serie risulta abbastanza scontata e a tratti ripetitiva perché la storia si fonda su sottotrame ed elementi abbastanza rivisti in tante opere del genere drammatico che girano intorno a famiglie nobili, elementi che purtroppo non vengono sviluppati in maniera molto innovativa. Vediamo divisione tra classi sociali, donne sottomesse e uomini con potere di scegliere il loro destino, amore vero e amanti, rumori e tradimenti, e passioni represse vissute solo nelle ombre.

Sicuramente il grande traguardo della scrittura della serie sono i suoi personaggi. Bridgerton non conta con un cast molto famoso, ma scommette su attori molto bravi che danno vita a personaggi molto particolari tra cui quello di Eloise Bridgerton (interpretato da Claudia Jessie: WPC 56, Vanity Fair) che funge come controparte alle imposizioni e regole che all’alta società stabilisce per le donne.

Inoltre, c’è il personaggio di Lady Danbury (Adjoa Andoh: Law & Order: UK, Doctor Who, Invictus) che ha una presenza molto forte come mentore del Duca di Hastings (Regé-Jean Page: Sylvie’s Love, For The People, Roots), e c’è quello di Anthony Bridgerton (Jonathan Bailey: The Mercy, The Young Messiah, Leonardo), il fratello maggiore che nel suo tentativo di essere il capofamiglia deve fare i conti con il suo agire contraddittorio e i suoi sentimenti.

La serie propone una chiusura alquanto convincente e prevedibile per i diversi archi narrativi della maggioranza dei personaggi, tranne ad esempio per quello di Lady Whistledown che nonostante la caccia per smascherare la sua identità, nessuno ci riesce (solo lo spettatore nell’ultimo episodio), rimanendo così la porta aperta a una seconda stagione già confermata da Netflix.

Bridgerton è una serie che, anche se non molto originale, è di certo un prodotto che intrattiene per il suo fascino audiovisivo, l’accuratezza dei dettagli ma anche per i dialoghi che trasmettono efficacemente l’essenza di questa storia dove i pettegolezzi, il romanticismo, l’amicizia e la famiglia sono i protagonisti.

Tra grandi balli, tocchi di commedia e alcune scene di molta intimità, Bridgerton è il genere di prodotto leggero che uno gradisce di vedere ogni tanto.

“Guardo Daphne, presa dai suoi balli, coi suoi vestiti, i suoi pretendenti e mi sento sfinita. Io voglio una vita diversa. E sono più che convinta di essere all’altezza delle mie aspirazioni pur sapendo di non averne il diritto.”

Eloise Bridgerton (Claudia Jessie) Cit. Bridgerton

NOTE POSITIVE

● Musica molto coinvolgente che, insieme al montaggio e alla regia coesa tra episodi, creano un ritmo dinamico che rende la serie accattivante.

● Stupendo lavoro di fotografia, location scouting e direzione d’arte, dai costumi alle scenografie.

NOTE NEGATIVE

● Storia poco originale, prevedibile, ripetitiva nei suoi snodi narrativi.

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