Broadchurch (2013): un giallo tipicamente inglese

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locandina broadchurc

Broadchurch

Titolo originale: Broadchurch

Anno: 2013

Paese: Stati Uniti

Lingua: Inglese

Genere: poliziesco

Stagioni: 1

Episodi: 8

Casa di Produzione: Kudos Film and Television

Ideata: Chris Chibnall

Aspect ratio: 16:9 

Attori: David TennantOlivia Colman, Andrew Buchan, Jodie Whittaker, Arthur Darvill, Carolyn Pickles, Adam Wilson, Charlotte Beaumont, Matthew Gravelle

Broadchurch è una serie televisiva britannica ideata da Chris Chibnall e trasmessa in prima visione dal 2013 su ITV. Nel 2017 è stato prodotta e diffusa quella che sembra essere, stando alle parole dei produttori, la sua terza e ultima stagione. La serie ha avuto, per volere della Fox, un remake, Gracepoint, scritto sempre dai soliti autori e che vede sempre come protagonista l’attore David Tennant, ma questa volta il dramma venne cancellato dopo appena una stagione.

Trama di Broadchurch

Ci troviamo nel sud-ovest della Gran Bretagna, a ridosso della Cornovaglia, in un paese di mare, costiero e ampiamente ventoso. Qui vive una comunità che viene presentata come apparentemente autocratica, composta da un non elevato numero di cittadini: non mancano i bambini come non mancano gli anziani. Ci si conosce un po’ tutti e gli eventi straordinari fanno decisamente grande scalpore, soprattutto se drammatici.

Recensione di Broadchurch 

No I hate it! I hate the air. I hate the sand. I hate the stupid people. I hate the way they work. I hate their bloody smiley bloody faces. I hate the never ending sky!  

cit. Alec Hardy

In una “detective story”, quale Broadchurch è, l’evento non può che essere un crimine. Tuttavia non manca un pizzico di originalità. Gli sceneggiatori, ed è qui la caratteristica principale della serie inglese, non si sono limitati a mettere in piedi un giallo asettico, ma un qualcosa capace di smuovere e provocare dei classici dilemmi morali, quelli tipicamente figli di un’azione violenta, inutile e inspiegata.

Tutti i personaggi legati al fatto criminoso hanno una bugia da nascondere, vizi da coprire, illeciti morali. L’omicidio con cui si apre la prima stagione coglie tutti stupefatti, per la sua efferatezza, ma sopratutto per l’equilibrio di cui priva Broadchurch e i suoi abitanti. Il crimine unisce psicologicamente e concretamente la comunità, permettendo l’emergere di verità scomode, non direttamente inerenti all’omicidio, ma in ogni caso valevoli di essere criticate da un giudizio “popolare”.

Fra tutti i volti spiccano senza dubbio quelli dei due detective: l’Ispettore Alec Hardy (David Tennant) e il Sergente Ellie Miller (Olivia Colman, facente parte del cast dell’ultimissimo Assassinio sull’Orient Express). La figura di Miller viene presentata immediatamente in maniera limpida e priva di qualunque velo di mistero od opacità: un’agente di polizia attenta seppur non abituata a grossi scossoni, una madre e donna di famiglia affettuosa.

Necessarie sono altre parole per descrivere Alec Hardy: uomo molto misterioso, taciturno, scontroso e ingrigito, trasferito da pochissimo nella costiera cittadina per motivazioni sconosciute ma inerenti una sua precedente indagine.

Pochissime informazioni trapelano inizialmente per lo spettatore, persino l’esistenza di  sua figlia non appare visibile nelle prime puntate. La parabola narrativa dell’ispettore, impersonato dal famoso “decimo dottore”, ricopre tutta la prima stagione e, poi le altre tre, svelando con molta cautela una grande profondità durante l’intera vicenda. Hardy è senza dubbio il fulcro emozionale della narrazione, il personaggio maggiormente scolpito dalla sceneggiatura con cui viene facile immedesimarsi nonostante la nostra completa ignoranza verso di lui.

Tennant fa un ottimo lavoro, con la sua gestualità, le sue smorfie, i suoi nodi alla cravatta non sempre ordinati, i suoi perenni colori da colletto bianco ingrigito e con i suoi toni sprezzanti in apparenza ma decisamente romantici in qui pochi momenti in cui ci è permesso di osservarlo nella sua intimità. Ad aiutare la scorrevolezza degli eventi in ogni singolo episodio vi sono una regia pulita, corretta negli essenziali, che non si perde in virtuosismi ma che sfrutta spesso i panorami che Broadchurch ha da offrire.

La fotografia è anch’essa semplice, regalando piani limpidi e ambientazioni realistiche: le scene diurne sprigionano frequentemente un certo livello di luminosità che tende a scontrarsi con le scene e sequenze notturne caratterizzate da un panorama e un ambiente di mare e costa oscuro, in cui si dipanano le poche ma intense fonti di luce che accompagnano i movimenti dei personaggi.

La percezione di un cielo nuvoloso, di una costa frastagliata, scogliosa e pericolosa è pienamente percettibile. In breve, l’essenza naturale della piccola cittadina ci è fornita e costantemente presente in ogni episodio, andandosi sempre ad arricchire. Il compendio dona un’ambientazione perfetta, in linea con l’umore di Alec, della comunità, del grave peso da districare per permettere il ritorno di una sempre sperata nuova tranquillità. Un difetto è lo schema narrativo, più che altro “istruttorio” (riferendosi proprio al procedere delle indagini), che tende a ripetersi in ogni stagione, divenendo alla fine intuibile.

I personaggi che vengono presentati nelle prime due puntate sono tutti indagabili, e i loro moventi, alibi e prove a sfavore o favore saranno prodotte e scoperte durante tutto l’arco degli otto episodi di cui si compone ogni singola stagione. Arrivati alla sesta o settima puntata tutti loro, o quasi tutti, sono descritti come veri potenziali colpevoli.

A suo vantaggio è corretto e onesto affermare che per ogni volto indagato non si cade nella banalità, l’attenzione viene mantenuta e conquistata sempre da una certa originalità negli intrecci, nelle motivazioni di ogni singolo individuo e nella modalità e psicologia che fa da sfondo da retrospettiva indiretta.

Broadchurch resta una piccola perla nel suo genere: un giallo tradizionale; deduttivo ma non troppo da rendersi “vecchio”; ambientato in un piccolo luogo, tipicamente inglese, urbano ma circoscritto, che accoglierà l’interezza delle indagini. Due detective opposti ma decisi e profondi che reggono pienamente il palco anche da soli e siamo supportati da un comparto tecnico apprezzabile e che aiuta in pieno lo svolgimento della sceneggiatura: il vero cardine in un giallo che si rispetti.

La linearità della crime story, che resta fedele alla sua più classica messa in scena, si mescola, con i suoi alti e bassi, a una indagine interiore, mossa da quei protagonisti maggiormente colpiti e capaci di regalare emozioni, nella loro personalissima cornice drammatica e cupa.

Note positive

  • Ambientazione suggestiva
  • Un giallo intrigato e ben scritto, ma nell’insieme lineare e facile da seguire
  • Profondità dei personaggi principali

Note negative:

  • Alcuni personaggi secondari risultano forzati e poco approfonditi
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