Bullet Train (2022): il Pulp è tornato

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Bullet Train locandina ©Sony Pictures Releasing Switzerland GmbH

Bullet Train

Titolo originale: Bullet Train

Anno: 2022

Nazione: Stati Uniti d’America

Genere: azione, Commedia nera

Casa di produzione: Columbia Pictures, 87North Production

Distribuzione italiana: Sony Pictures Italia

Durata: 126 minuti

Regia: David Leicht

Sceneggiatura: Zak Olkewicz

Fotografia: Jonathan Sela

Montaggio: Elisabet Ronaldsdottir

Musiche: Dominic Lewis

Attori: Brad Pitt, Joey King, Aaron Taylor-Johnson, Brian Tyree Henry, Andrew Koji, Hiroyuki Sanada, Michael Shannon, Benito A Martínez Ocasio, Sandra Bullock

Trailer di Bullet Train di Locarno 75

Diretto da David Leicht (Atomica Bionda, 2017; Fast & Furious – Hobbs & Shaw, 2019), Bullet Train è l’adattamento del romanzo del 2010 “I sette assassini dello Shinkansen” dello scrittore giapponese Kotaro Isaka, di cui la pellicola riprende la trama smorzandone il lato più dark a favore dell’umorismo nero. Il lungometraggio d’azione è stato presentata nella sezione Piazza Grande al Locarno Film Festival 2022 e uscirà nei cinema italiani dal 25 Agosto 2022.

Trama di Bullet Train

“Ladybug” (Brad Pitt), uno sfortunato sicario, ha deciso di ritirarsi dal lavoro per cambiare vita, stufo di avere sempre a che fare con la violenza e degli psicopatici. La sua ultima missione è il recupero di una valigetta a bordo dello Shinkansen, un treno superveloce (il “Bullet Train” del titolo) che collega Tokyo con Kyoto. Un incarico apparentemente semplice che si trasformerà in un viaggio pieno di colpi di scena, costellato da personaggi sopra le righe come il sicario “Lemon” (Brian Tyree Henry), ossessionato da un cartone animato per bambini “”Il Trenino Thomas” e suo fratello “Tangerine” (Aaron Taylor-Johnson) più professionale ma altrettanto bizzarro oppure “Il principe” (Joey King) , una ragazza all’apparenza carina e indifesa ma che in realtà è un’assassina spietata. Il tutto condito da una massiccia dose di humor nero, combattimenti adrenalici e cammei a sorpresa.

Fotogramma di Bullet Train
Fotogramma di Bullet Train ©Sony Pictures Releasing Switzerland GmbH

Recensione Bullet Train

Che David Leicht fosse in grado di combinare humor nero, pulp e scene d’azione ben coreografate ne avevamo già avuto prova in Deadpool 2, ma in Bullet Train il regista, non avendo la necessità di dover girare un’opera inserita in un franchise, si è dato più spazio alla sperimentazione registica e di sceneggiatura. Il risultato è una pellicola summa del cinema pulp di fine anni ’90, in cui abbiamo il Giappone al neon e i combattimenti in perfetto stile Kill Bill di Tarantino, il tutto condito da uno stile logorroico e virtuoso che richiama alla mente Guy Ritchie, ai tempi di “Lock and Stock” o “Rock and Rolla”. In tutto ciò c’è perfino spazio per il Messico e lo splatter di Robert Rodriguez. Il risultato finale però non è un semplice copia – incolla, ma acquista originalità grazie all’utilizzo di un efficace black humor, elemento che riesce a rendere tutte le scene d’azione interessanti, oltre che assolutamente ben girate. Se Bullet Train non avesse trovato lo spunto all’interno della commedia nera, la pellicola avrebbe rischiato di risultare alquanto noiosa. Nonostante l’intera vicenda sia ambientata principalmente a bordo dello Shinkansen, grazie ai numerosi flashback e alla narrazione stessa, l’attenzione resta alta fino ai titoli di coda, anche grazie all’espediente narrativo dove la storia ci viene raccontata come fosse un puzzle, di cui inizialmente abbiamo pochi elementi ma, con il procedere della narrazione, scopriremo i vari retroscena della vicenda, elemento tipico dei film polizieschi e gialli.

Il tema portante della pellicola è il destino e la fortuna/sfortuna, cosa che avevamo già visto parzialmente in “Deadpool 2” tramite il personaggio di Domino. Qui il cineasta ribadisce, in maniera più approfondita, il concetto di come le vite di ciascuno di noi vengono mosse dal destino e dal caso, prive di un qualsiasi piano divino.

I personaggi, dai più caratterizzati come “Ladybug” o “Lemon” e “Tangerine”, oppure semplicemente accennati come il pacchiano sicario messicano “Wolf” interpretato dal cantate reggaeton Bad Bunny o la misteriosa assassina esperta di veleni “Hornet” (Zazie Beetz) funzionano fin dalle prime battute, rimanendo impressi al di là della loro effettiva presenza sullo schermo, grazie al carisma degli attori e la regia. Il commento sonoro arriva sempre puntuale con bizzarri brani pop che a volte strappano una risata oppure aumentano l’intensità della scena, le cover giapponesi di “Staying’ alive” o “Holding Out for a Hero” sono il fiore all’occhiello della selezione musicale. Non è tutto rose e fiori però: l’eccessiva stereotipizzazione della cultura giapponese potrebbe non piacere a qualcuno, infatti ci vengono serviti tutti i cliché tipici riguardanti la cultura del Sol levante, c’è persino una scena in cui Ladybug si schizza con la toilette super – tecnologica. Inoltre due ore e passa per un film del genere, per quanto ben gestite possono risultare indigeste come l’abbondanza di scene splatter. Infine rispetto all’opera originaria c’è un massiccio whitewashing, ovvero il cambio di etnia di molti personaggi in occidentali da asiatici e questo altera un pochino l’atmosfera del film.

Bullet Train ©Sony Pictures Releasing Switzerland GmbH
Bullet Train ©Sony Pictures Releasing Switzerland GmbH

In conclusione

David Leicht ci propone un film d’intrattenimento come non se ne vedevano da tempo, lontano dalle logiche di franchise. Riesce a riportare in auge lo stile pulp, riprendendone gli stilemi registici dandone però una rivisitazione personale grazie a massicce dosi di black humor. Il risultato finale per quanto notevole, grazie a una regia e sceneggiatura di alto livello potrebbe non essere gradito a tutti visto i molti stereotipi sul Giappone, il whitewashing , la durata un eccessiva per un film del genere e le numerose scene splatter.

Note positive

  • Il ritorno dello stile Pulp
  • Un film lontano dalle logiche di Franchise
  • Personaggi accattivanti
  • Narrazione coinvolgente
  • Scene d’azioni mai banali
  • Cammei a sorpresa

Note negative

  • Troppi stereotipi sulla cultura Giapponese
  • Durata eccessiva per un film d’azione
  • Whitewashing che rovina l’atmosfera
  • Molte scene splatter che possono non piacere
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