Buon Compleanno (S Dnëm Roždenija, 2020): una festa che non inizia mai (Trieste Film Festival)

Buon Compleanno

Buon Compleanno

Titolo originale: S Dnëm Roždenija (Happy Birthday)

Anno: 2020

Paese: Russia

Genere: Thriller

Durata: 7 min

Regia: Boris Dobrovolskiy

Sceneggiatura: Boris Dobrovolskiy

Produttore: Boris Dobrovolskiy

Fotografia: Ivan Finogeev

Montaggio: Boris Dobrovolskiy

Suono: Nelli Ivanova

Scenografia: Evgenij Spektor

Attori: Julija Sules, Aleksandra Kamyšova, Andrej Charybin, Nikolaj Sandrjukov, Natalija Tolkačeva, Olesija Ryndina, Galina Daleckaya, Andrej Sandrjukov, Svetlana Sandrjukova

Trailer del cortometraggio Buon Compleanno

In anteprima in Italia, Buon Compleanno è stato in concorso per il “Miglior Cortometraggio” alla 32° edizione del Trieste Film Festival che si realizza tra il 21 e il 30 gennaio 2021.

Inoltre, questo corto ha vinto come “Miglior Cortometraggio di Narrazione” all’edizione 2020 del Festival Internazionale del Cortometraggio di Mosca (Russia).

Trama di Buon Compleanno

Ira (Julija Sules) invita alcuni amici alla sua festa di compleanno per celebrare i suoi 50 anni, ma nessuno si presenta…

Recensione di Buon Compleanno

Nella 32° edizione del Trieste Film Festival, troviamo tra i cortometraggi in concorso Buon Compleanno del russo Boris Dobrovolskiy (The Rope, The Art of Festival, The Line).

In sette minuti, assistiamo alla giornata in cui Ira (Julija Sules) fa i suoi 50 anni, ma sembra che solo lo spettatore sia l’unico a stare con lei nella sua festa. È così che viviamo e sentiamo la lunga attesa di Ira che aspetta degli ospiti che non arrivano mai e che neanche danno segnali di vita. Come finisce allora questa giornata particolare? L’incognita è sicuramente uno dei motivi che ci porta a rimanere attaccati allo schermo fino alla fine.

Dobrovolskiy, regista e sceneggiatore del corto, ci offre una storia raccontata prevalentemente con le immagini, in cui scarseggiano i dialoghi e i movimenti di macchina, ma abbondano i silenzi e le azioni di Ira in un unico ambiente (sala da pranzo ed entrata del suo appartamento). Tutto in funzione della suspense che regna in tutta la durata di quest’opera cinematografica.

Con una regia che usa il linguaggio del cinema classico (inquadrature fisse, piani e contropiani e dissolvenze fade out), un budget discreto e una fotografia ben riuscita, il produttore russo dà forma a una trama interessante e creativa che ha come colonna vertebrale la trasformazione radicale del personaggio della protagonista a seconda di come procede l’attesa degli invitati.

Nonostante, la sceneggiatura presenta nel suo sviluppo dei dettagli che non possono passare inosservati perché poco credibili e ingiustificati a livello narrativo. Il più notevole è il finale del cortometraggio: arrivata già la sera (le nove secondo l’orologio), un gruppo di persone bussa alla porta di Ira. Visibilmente molesta, la apre e dopo di sentire uno degli uomini che gli fa gli auguri e si scusa per il ritardo, lei gli ficca il coltello che aveva in mano nello stomaco.

Questa risoluzione, molto deus ex machina, si percepisce forzata perché non ben giustificata. Certamente la protagonista è arrabbiata, ma al punto di ammazzare qualcuno? Quale sarebbe la motivazione di peso che la porterebbe a fare questo? È forse sbagliato pensare che il fatto del ritardo e la lunga attesa per gli ospiti sia una ragione per diventare assassini. Poi conosciamo quasi nulla su Ira e il suo passato. Sappiamo che lei è molto attenta ai dettagli e che è molto precisa nelle cose che fa per come sistema tutto nella sala da pranzo, per come controlla pure il suo aspetto davanti allo specchio ogni volta prima di aprire la porta. Sappiamo pure che è generosa tramite la scena in cui la vicina gli chiede della farina e lei gli dà addirittura di più di quello che la signora gli ha chiesto. E dinanzi a questa generosità, risulta ancora di più un controsenso il finale che viene proposto.

A tutto questo si aggiunge un altro fatto ancora meno credibile: quando Ira gli ficca il coltello all’uomo, le altre persone che stanno con lui rimangono impassibili dinanzi all’atto atroce. Purtroppo, questi “buchi” narrativi rendono debole e poco sfruttato un concept originale come questo di Dobrovolskiy, mancanze che potrebbero essere state risolte dando una motivazione più forte per l’agire della protagonista, ad esempio, mostrando più cose su di lei e sul rapporto con questo uomo. È vero, è un corto e non si ha molto tempo per raccontare molte cose come si potrebbe fare in un lungometraggio, però in questo caso, in questa trama che ha una chiusura del genere è fondamentale argomentare un’azione così. Ma allora è una trama più adatta per un film? Non direi, ma sicuramente poteva svilupparsi meglio facendo il corto più lungo in modo da far vedere queste cose.

Non è però per niente da scartare questo prodotto neanche sulla sceneggiatura. Dobrovolskiy scommette molto sull’attenzione e interpretazione degli spettatori non solo dando quasi tutto il peso alla narrazione visiva, ma lo fa anche con i pochi dialoghi che lui stesso ha scritto. Risulta che Ira non è l’unica “Ira” che abita in questo palazzo: lo sappiamo quando una coppia giovane bussa alla sua porta pensando che era quella dell’altra Ira. Ma qual è lo scopo del regista russo con questa scena? Oltre a dare dinamismo al racconto, è una scena chiave che porta a una (in)certezza sul finale. Il gruppo di gente che bussa per ultimo si sbaglia di appartamento come i due ragazzi di prima? O sono veramente gli ospiti della protagonista? (facendo attenzione al tavolo forse possiamo avere qualche indizio)

A prescindere dai problemi di fondo, Buon Compleanno è un cortometraggio che nella sua semplicità, riesce a suscitare curiosità e intrattiene per la suspense che lo caratterizza.

NOTE POSITIVE

● Ottima fotografia.

● Originalità della trama e buona gestione della suspense attraverso una sceneggiatura che punta sul racconto visivo.

● Regia al servizio della suspense con l’uso di inquadrature fisse e un buon lavoro con la protagonista per comunicare senza dialoghi azioni chiavi per il racconto.

NOTE NEGATIVE

● Alcune mancanze di fondo e credibilità nella sceneggiatura.

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