Cold War (2018): Baratro d’amore

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locandina cold war

Cold war

Titolo Originale:  Zimna wojna

Anno: 2018

Paese:Polonia, Regno Unito, Francia

Genere:Sentimentaledrammatico

Casa di Produzione: opus film, polish film institute, mk2films, film4, bfi in associazione conprotagonist pictures

Durata: 1 hr 20 min 

Regia Pawel Pawlikowski

Sceneggiatura Pawel Pawlikowski, Janusz Głowacki

Montaggio  Jaroslaw Kaminski

Dop  Łukasz Żal

Suono Maciej Pawłowski, Mirosław Makowski

Attori: Joanna Kulig, Tomasz Kot

Trailer di Cold War

Trama di Cold War

Siamo nel 1949. Wiktor, pianista e etnomusicologo, gira per la Polonia registrando le musiche e i canti popolari che ascolta per i piccoli paesi. Infine viene incaricato di trovare dei giovani talenti per un neo – costituito gruppo di danza e canti popolari di cui diverrà insegnante e compositore di musica. Qui, al provino, si presenterà una ragazza, Zuzanna “Zula”, giovane talentuosa da cui rimane immediatamente ammaliato. Tra i due scoppia un’ irrefrenabile passione. Ma i problemi sono dietro l’angolo. La compagnia viene costretta a fare spettacoli in onore del comunismo e di Stalin, ma Wiktor è contrario. Giunti a Berlino Est nel 1952 i due organizzano di scappare, di attraversare il confine. Qui però le loro strade si separano per la prima volta: Wiktor va a Berlino Ovest mentre Zula rimane lì, nella Polonia comunista. Da questo istante si susseguiranno incontri tra i due a Parigi fatti di musica, amore e politica.

Recensione di Cold War

Erano tutte e due persone forti e meravigliose, ma come coppia un disastro totale

Pawlikowsky


Powlikowsky decide di dedicare Cold War ai suoi genitori per un semplice motivo: il film si ispira e parla di loro, benché la storia della coppia del film non assomigli a quella realmente vissuta dai genitori del regista, ma i loro caratteri, i loro tormenti interiori sono presi da i veri Wiktor e Zula. Si, i nomi sono i medesimi dei personaggi del film. I veri Wiktor e Zula, sono morti nel 1989 prima della caduta del muro di Berlino e diversamente dal film hanno trascorso i precedenti 40 anni di vita insieme, pur separandosi e continuando a rincorrersi da una parte all’altra della Cortina di Ferro. Il regista per dieci anni ha cercato di raccontare la loro storia e alla fine, pur staccandosi da quei personaggi che ha conosciuto così bene è riuscito a mostrare al pubblico il loro malessere interiore e le loro fragilità: di questo parla Cold War, di un baratro d’amore. 

La loro vita non ha avuto niente di palesemente romanzesco, nonostante sia rimasto molto vicino ai miei genitori, più pensavo a loro dopo la loro scomparsa meno mi sembrava di capirli.  Ho vissuto a lungo e ho visto tante cose, ma la storia dei miei genitori mette in ombra tutte le altre. Sono stati i personaggi più interessanti che abbia mai incontrato […] I tratti in comune sono diventati più generici, l’incompatibilità caratteriale, il non essere in grado di stare insieme e il desiderio reciproco quando però erano lontani l’uno dall’altro, la vita difficile da esiliati, riuscire a rimanere se stessi in un diverso ambiente culturale, sono rimasti

Powlikowski
Joanna Kulig e Tomasz Kot
Joanna Kulig e Tomasz Kot in Cold War

L’amore in Cold War

Una storia di animi malinconici alla ricerca di una felicità interiore che sembra non esistere, di persone che non riescono a vivere e trovare il loro centro nel mondo. Questo è Cold War, un film sul tormento interiore di due anime unite da un amore forte e ribelle, difficile da controllare. Powlikowsky decide di raccontare la storia attraverso una regia e una sceneggiatura minimalista condita, già come aveva fatto con Ida nel 2013, con un classico bianco e nero in un formato quasi quadrato (1:1:33 conosciuto come Academy Format). Formato raro per questi tempi in cui si ricerca un’immagine spettacolare piena di effetti speciali ma Cold War è controcorrente, ricerca un’interiorità dell’animo umano, delle piccole sfumature della vita. Il film appare come un film d’epoca degli anni ’50 e non del 2018.

Non volevo ripetermi. Ma quando ho dato un’occhiata alle opzioni colore, andando per esclusione, mi sono reso conto che non avrei potuto realizzare questo film a colori perché non avevo idea di quale tonalità avrebbe dovuto avere. La Polonia non era come gli Stati Uniti, che negli anni ’50 erano tutti colori saturi. […] La Polonia era stata distrutta. Le città erano in rovina, non c’era elettricità in campagna. La gente vestiva con colori scuri e grigi. Perciò mostrare tutto questo con colori vividi avrebbe significato fare qualcosa di completamente falso.

Powlikowsky

Cold War, contrariamente a Ida, è più mosso e dinamico sul piano drammaturgico; per tale motivo la scelta del regista è ricaduta su una macchina da presa non fissa ma fluida “ma solo per delle buone ragioni’. L’eroina del film ha un sacco di energia e si muove molto, e la macchina da presa la segue. Un’altra ragione per realizzare occasionali carrellate è la musica, altra protagonista del film. In ogni caso le decisioni sul set e quando muovere la macchina da presa sono state prese sempre in un’ottica funzionale, indipendentemente dalle convenzioni stilistiche. “ La bravura del film e della sceneggiatura è stata di non realizzare un film incentrato interamente sui fatti di cronaca storica come la guerra fredda, relegandola come cornice degli eventi, quasi sullo sfondo. Lo sceneggiatore non ha voluto descrivere il periodo storico con battute banali e eccessivamente descrittive, ma lo ha mostrato con le immagini e la musica, divenendo un film per intenditori e per conoscenti dell’epoca storica. Interessante anche la scelta di dividere il film a blocchi di anni: Non vediamo tutta la loro vita ma solo i punti più rilevanti e da ciò che vediamo comprendiamo subito cosa è avvenuto nel passato pur non vedendolo, rendendo il tutto più intimo e straziante. La politica, la storia della Polonia, pur rimanendo come sotto trama, è fondamentale per capire il personaggio di Wiktor e le sue scelte, come allo stesso modo ha un peso importante per il futuro della loro storia d’amore, impedendogli di ritrovarsi. La musica è l’anima del film, abbiamo più musica che dialogo in 1h e 20 minuti di Cold War, ed è questa che segna la distinzione tra i due mondi: quello “liberale” e quello “dittatoriale”. In Polonia e nei paesi comunisti ascoltiamo solo e sempre una musica popolare, suonata anche nella scuola di Wiktor, mentre a Parigi ascoltiamo la musica Jazz, simbolo di una cultura sociale volta maggiormente all’intrattenimento che non alla cultura statale. Il Jazz è la musica delle culture che si uniscono tra loro, andando contro alle barriere sociali, razziali e politiche, è libertà e creatività pura. Ovviamente quando ritroveremo Wiktor a Parigi suonerà il Jazz, proprio come forma di ribellione contro il suo paese nativo, suonando proprio quel genere che lo stalinismo aveva censurato e vietato.

l regista, ispirandosi al gruppo folcloristico Mazowsze, che conosceva dall’infanzia, ha compreso come quell’istituzione musicale avrebbe mostrato al pubblico, senza spiegoni eccessivi, cosa succedeva nella società d’epoca polacca.

Nei miei ricordi la compagnia Mazowsze è sempre esistita. Quando ero un bambino, la radio e la televisione di Stato erano pieni della loro musica. La musica ufficiale del popolo. Non era possibile sottrarvisi. Tra i miei amici era considerata musica assurda e insignificante, e ascoltavamo molto più volentieri registrazioni di contrabbando degli Small Faces o dei Kinks. Ma quando cinque anni fa ho assistito ad una performance dal vivo dei Mazowsze, sono rimasto molto colpito. Le melodie, le voci, i balli, gli arrangiamenti sono meravigliosi e pieni di vitalità. E così lontani dal nostro mondo virtuale e dalla cultura elettronica. Sono assolutamente trascinanti”

Cold War
cold war amore
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Wiktor, contrario al regime comunista, non può accettare di vivere in un mondo in cui il regime comunista obblighi l’artista a trasformare l’arte musicale in propaganda di regime ed è questo il motore che lo porta a prendere la decisione di scappare dal comunismo e di recarsi in Francia. Questa è la prima vera differenza tra lui e Zula: a lei non interessa la politica. Lui è un intellettuale, un musicista di talento, mentre Zula sà cantare e danzare, è sfrontata e affascinante e ce l’ha con il mondo intero. Quando diventa una star, comprende di essere giunta dove desiderava. Per lei il comunismo non è un problema. Lei non ha nessun interesse ha scappare in Occidente. Non comprendiamo mai la natura di Zula ma sappiamo che è stata in carcere per aver cercato di uccidere il padre, probabilmente violento, non comprendendo mai il suo malessere interiore e le sue origini. Lei è semplicemente una star bella e dannata, che nasconde la sua tristezza con le canzoni e con il bere. Non proviene come Wiktor da un ambiente borghese e raffinato ma dal popolo e dalla povertà. Insieme però, Wiktor e Zula si sentono un tutt’uno, un’unica cosa. I loro malesseri sembrano affievolirsi, ed è questa l’intera chiave di lettura dell’opera. Che cos’è l’amore se non un luogo in cui rifugiarsi e sentirsi protetti? Ma l’Amore è duraturo o nel tempo ci perdiamo? Zula e Wiktor si amano realmente o lo credono solamente? Difficile dirlo. Il loro è un viaggio alla ricerca dell’amore e di sé stessi.

Due poli opposti. Zula e Wiktor hanno altri amanti, rapporti, mariti e mogli, ma col tempo si rendono conto che con nessun altro si sentono tanto uniti e – a dispetto di tutti i cambiamenti storici e gli spostamenti geografici – si conoscono bene come nessun altro. Allo stesso tempo, paradossalmente, sono le uniche persone con cui non riescono a stare.

Cold War

Il momento più romantico del film è la scena in cui Zula canta “Two Hearts” sotto una musica jazz tipica degli ambienti parigini degli anni 50. Two Hearts era stata già cantata precedentemente come motivetto rurale da una contadina. Il finale è struggente. L’emblema dell’amore eterno, di un amore che non può vivere in un mondo complicato e pieno di caos. Un amore che due anime tormentate non sono in grado di vivere serenamente. E’ una storia d’amore tra due persone che desiderano stare insieme ma hanno il fuoco dentro e non riescono a essere felici. Un amore che li spinge in un baratro di sofferenza e malessere

L’amore è amore, punto e basta.

Cold War


Note positive:

  • Un film ben fatto registicamente e nella sceneggiatura
  • La prova degli attori è discreta, benché potevano aggiungere un po di esasperazione in più
  • La musica è l’arma in più del film


Note negative

  • La mancanza di un evento che aumenti la tensione
  • La scelta del formato, che benché sia originale, ha reso l’immagine meno interessante.
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