Conferenza stampa della serie Netflix Fedeltà

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L’11 febbraio in modalità online si è tenuta la presentazione della serie Netflix Fedeltà, tratta dall’omonimo romanzo di Marco Missiroli, edito da Enaudi, finalista al 73° Premio Strega e vincitore del Premio Strega Giovani, che sarà disponibile su Netflix in tutti i Paesi in cui il servizio è attivo dal 14 febbraio 2022. La serie italiana è ambientata tra Milano e Rimini ed esplora il desiderio e il tradimento, e le loro conseguenze, attraverso la storia di due coniugi, Carlo e Marghertia.

Alla conferenza stampa sono intervenuti gli attori (Michele Riondino, Lucrezia Guidone, Caroline Sala, Leonardo Pazzagli), gli autori (Alessandro Fabbri, Elisa Amoruso, Laura Colella), il produttore (Angelo Barbagallo per Bibi Film, Ilaria Castiglioni per Netflix) e uno dei due registi (Stefano Cipriani).

Michele Riondino e Lucrezia Guidone in Fedeltà
Michele Riondino e Lucrezia Guidone in Fedeltà

Michele Riondino e Lucrezia Guidone come avete creato l’alchimia tra di voi, come si costruisce una coppia come la vostra partendo da un libro, che c’era ma che avete ricostruito sul set.

M. Riondino: Ci ha aiutato moltissimo partecipare alla scrittura, anche se l’impianto era già stato creato, ci ha aiutato moltissimo provare con Andrea e Stefano diverse scene, cercando anche di modificare, dove era necessario, qualche dialogo. C’è stato un vero e proprio lavoro di prove, questo ha aiutato molto sia la messa in scena della sceneggiatura del testo, sia il rapporto tra di noi. Abbiamo avuto molto tempo per conoscerci, per parlarci… E dal mio punto di vista non è secondario neanche l’elemento base che ci conoscevamo già, avevamo avuto un esperienza comune legato al teatro, legata a certe grammatiche, che poi ci sono tradotte in una sintonia naturale.

L. Guidone: Si, sono d’accordo, sicuramente le prove ci hanno aiutato, poi è anche un fatto anche di chimica, secondo me, quando due persone hanno delle grammatiche comuni, come il teatro ma anche un certo sguardo sui personaggi e sulla storia che probabilmente era un terreno di scambio comune per noi due…

M. Riondino: … L’esperienze personali legate al tema, questo è un tema che parla a noi tutti, quindi inevitabilmente raccontando una storia come quella che raccontiamo in Fedeltà, parli a te stesso e parli a un pubblico che conosce bene l’argomento, ma è uno di quegli argomenti che si conosco bene pur non affrontandolo mai direttamente. Quindi c’era questo doppio binario che ha creato un terreno di scambio favorevole

Caroline Sala, Leonardo Pazzagli come sono i vostri personaggi e l’emozione che vi ha dato questo progetto?

C. Sala: Una grande emozione… Il mio personaggio Sofia è una ragazza di vent anni che arriva da Rimini a Milano per frequentare un corso di scrittura creativa con Carlo. Lei è in quel momento della vita in cui potresti essere tutto, comunque stai cercando di capire che cosa vorreste fare, essere, chi sei… Si trova in una grande città, in un certo senso è un qualcosa di spaesate. Il personaggio al di là di tutto è affascinante, perché possiede qualcosa di misterioso nella linea che ci è voluto dare, c’è un ombra e non si risolve alla fine della storia. Questo è stato il tratto più distintivo, quella cosa da inserire in più all’interno di una dinamica che poi ci va a sviluppare con il professore, una dinamica sempre sul filo dove si non capisce mai da che parte sta andando.

L. Pazzagli: Interpreto Andrea, il fisioterapista di Margherita. Ci conoscono sul lettino di fisioterapia e Andrea è un ottimo fisioterapista perché è un grande ascoltatore di corpi e di persone, però è anche un uomo, un ragazzo, che agisce, infatti è molto istintivo, diretto, di poche parole, essenziale. Al di fuori dello studio di fisioterapia ha una vita tutta sua molto particolare. L’emozione c’è ed è grande, nonostante io sia un fruitore di Netflix da tanto la cosa di essere in così tanti paesi nel solito momento mi sembra ancora un po’ surreale.

Alessandro Fabbri, la scrittura di questa serie è un altro tema da maneggiare trattandosi di un romanzo molto amato, di grande successo. Tu sei ha capo della scrittura di questa serie e come hai lavorato tecnicamente, quanto hai attinto dal libro di Missiroli e quanto hai lavorato per creare lo show.

Prima cosa da dire è che è un lavoro di gruppo con Elisa Amoruso e Laura Colella, poi più che con altri progetto è stata davvero una serie fatta con un lavoro di gruppo perché mai come in questo caso si parla di sentimenti, di turbamenti, di cose molto impalpabili e sottili… Il lavoro degli attori per me è stato magnifico, dei registi e il lavoro progressivo fatto insieme alla produzione e a Netflix per andare a trovare lo stile e il linguaggio della serie è stato espressione veramente di un lavoro di squadra. Questa è una premessa che mi sentivo di fare. Il lavoro di scrittura è stato una sfida, perché il romanzo è molto letterario, molto profondo, molto interessante sui temi, era necessario per forza cambiare linguaggio: quello che era linguaggio narrativo doveva per forza diventare drammaturgico. Quindi la scavo attento, psicologico dei personaggi doveva tradursi in qualcosa di visibile, in gesti e relazione. Il nostro primo capitolo vero è stato capire i personaggi, interrogarsi a lungo, su chi sono, quali sono i loro difetti e pregi, le loro zone d’ombra. Pian piano cercare di capire come suggerirle più che esprimerle nel corso della storia, scena per scena, momento per momento. Cercando di restare attaccati a una cosa che vorremmo, tra virgolette, lasciare uguale al libro, l’esplorazione del tema: che cos’è la fedeltà? Dedicarsi a una visione di sé, dedicarsi completamente a qualcun altro, qualcosa che sta in mezzo? Queste due sono domande senza risposta, forse, che vengono affrontate dai personaggi e abbiamo cercato di farle vivere nella serie come nel romanzo. Poi è naturale che essendo un diverso linguaggio, Fedeltà la serie ha la sua personalità, il suo colore, il suo passo e il suo stile.

I sentimenti impalpabili prendono vita e corpo nella serie, in cui c’è molta fisicità. Avete dato vita alla serie in un modo molto materiale, pensando a delle pagine che erano già molto ricche. Quindi chiedo anche voi come è stato il processo di scrittura.

L. Colella: senz’altro la sfida più grande è stata quella di mantenere vivo il cuore del libro e far rivivere il tema usando un nuovo linguaggio. Quello che abbiamo provato a fare è stato quello di creare dei personaggi che ci e si ponessero delle domande senza dover trovare delle risposte, come probabilmente deve essere in una buona storia. È stato molto bello capire e ricapire, io ho riletto il romanzo dopo che la serie è finita, perché volevo con il giusto distacco, capire quanto si fossimo avvicinati e fedeli a Fedeltà. Credo che lo siamo stati nel profondo, seppur in una trasposizione diversa. Quello che è bello, di questo tipo di lavoro, è stato potersi interrogare sulle stesse cose che affliggono i personaggi, penso alla costruzione dei personaggi femminili, in primis la nostra Margherita che è una donna molto concreta che ha rinunciato hai suoi sogni pur di abbracciare la fedeltà alla coppia, lei è molto fedele alla coppia. Su di se la domanda è: sono fedele a me stessa? Quanto ho rinunciato a me stessa e di me stessa nella dimensione duale. Quindi chiedersi questo è stato molto bello e difficile, è stato un percorso speculare, insieme ai personaggi abbiamo scoperto delle cose di noi e abbiamo inoltre due caratteri femminili che sono molto diversi tra loro, quindi abbiamo potuto parlare del femminile a 360°, senza usare nessuno stereotipo, indagando realmente i personaggi.

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