Conferenza stampa della serie Rai Esterno Notte di Bellocchio

Andrà in onda, in prima visione su Rai 1 il 14, 15 e 17 novembre alle 21.25, la serie creata da Marco Bellocchio, Esterno Notte, una serie Rai prodotta da Lorenzo Mieli per The Apartment, società del gruppo Fremantle, con Simone Gattoni per Kavac Film, in collaborazione con Rai Fiction, in coproduzione con Arte France. È il racconto dei tragici giorni del rapimento di Aldo Moro, visti attraverso i molteplici punti di vista dei personaggi che di quella tragedia furono protagonisti e vittime. Marco Bellocchio, dopo Buongiorno, notte, torna su quelle drammatiche pagine della nostra storia nazionale con un nuovo originale sguardo.

Acclamato ai Festival di Cannes, New York e Londra, fresco vincitore del Critics award for Best International Film all’International Film Festival di San Paolo, BrasileEsterno Notte sarà premiato agli EFA, gli Oscar europei, con l’Award for Innovative Storytelling (il premio per la narrazione più innovativa) a Marco Bellocchio.

Dichiarazioni durante la conferenza stampa

Carlo Fuortes (amministratore delegato): è veramente una grande felicità per noi l’esito di questa serie acclamata. Questo prodotto rientra a pieno titolo di ciò che debba essere il servizio pubblico, vedendo tutto il prodotto si può notare come la serie di Marco Bellocchio riesca a raccontare con una lucidità fuori dall’ordinario uno dei momenti più drammatici della nostra repubblica, ricostruendo quel clima e quei momenti in un modo veramente incredibile e lavorando con gli attori in maniera perfetta. Esterno Notte rappresenta la nostra idea di livello più alto di servizio pubblico, la grande qualità, l’assoluta qualità, portata in tutte le case attraverso le televisioni. Sarà un progetto filmico/seriale che potrà essere vista da milioni di persone, cosa che nei cinema è molto più raro. Rientra in una grande tradizione nobile della Rai del passato, che ha chiesto a grandi cineasti di fare dei progetti speciali innovativi non strettamente cinematografici, penso a Fellini, Olmi, Bertolucci, ecco rientriamo in questa grande tradizione che cerchiamo di rinnovare e quindi fa molto piacere presentare questo Esterno Notte che appunto è in linea con tutto questo. Faremo altre cose di questo genere, per esempio con Paolo Sorrentino abbiamo appena terminato di girare una serie teatrale sul teatro di Torre, lo scorso anno facemmo tre film opere con Martone e credo che sia importante impegnare registi in Rai.

Maria Pia Ammirati (direttrice di Rai): Questo sarà un evento che diverrà patrimonio del servizio pubblico Rai. Il ringraziamo va a Marco che ha deciso di mettersi in gioco ed ha accettato una sfida che è quella di fare la serialità, passando dal grande cinema d’autore e portando il cinema d’autore nella serialità. Ciò ci aiuta a lasciare quegli steccati, anche un po’ vecchi, tra serialità, cinema e cinema d’autore, i linguaggi sono più misti e Marco ha fatto questo grande lavoro attraverso un grande cast e degli ottimi sceneggiatori. La nostra storia è stata tragica, da quel 16 marzo fino al 9 maggio, giorno del ritrovamento in Via Gaetani, del corpo rannicchiato di Moro, noi forse non abbiamo dimenticato cosa avveniva in quei giorni, un periodo complicato. L’Italia era un italia non pianificata, dove ci parlava di guerra civile. Marco ci riconduce dentro quei 55 giorni, un periodo che non abbiamo ancora superato, pieno di ombre trasformandolo in un incredibile romanzo popolare.

Che cosa vorrebbe che restasse nei telespettatori di questo lavoro e come è stato lavorare in un progetto seriale, quando lei ha da sempre lavorato alla creazione di film.

Marco Bellocchio (regista): Mi sono trovato bene, le cose che si amano e coinvolgono sono sempre delle belle avventure, poi ovviamente ci sono tanti incidenti, imprevisti e anche il sentimento di poter far meglio, il tempo che sembra sempre insufficiente, ma penso che ci sia fatto un buon lavoro. Abbiamo capito subito dalle prime proiezioni che c’era una vibrazione, un coinvolgimento, un interesse che uno non prevede prima, poi assieme ad alcuni dei protagonisti siamo andati a Cannes, che è qualcosa di molto speciale, ma anche nei cinema locali che hanno visto effettuare un interessante piccola distribuzione cinematografica, e abbiamo visto un interesse sincero da parte dei giovani, di stupore e di grande coinvolgimento emotivo, da parte di coloro che avevano vissuto da adulti quella vicenda lì non c’era mai l’atteggiamento ideologico di dire ma non era così, è tutto falso… Ma c’era una passione ideologica, poi sul grande pubblico televisivo io non so niente posso solo sperare che tanti lo guardino, io lo spero, alla fine il nostro lavoro è molto legato ai risultati che il progetto otterrà.

Marco Bellocchio - Conferenza Esterno Notte
Marco Bellocchio – Conferenza Esterno Notte

Fabrizio Gifuni interpreta Aldo Moro, un personaggio che ha interpretato anche a teatro, che emozione è stato interpretarlo anche in questa serie, ormai mi sembri calato nei panni del personaggio.

Fabrizio Gifuni (Attore): Che dire, sono tanti anni che per scelta e fatalità ho incontrato questa figura così importante della storia del nostro paese e l’ho fatto non soltanto per una passione civile ma l’ho fatto sempre pensando, anche in questo caso, con Marco che raccontare questa storia non sia soltanto raccontare una storia cruciale, forse la più importante della seconda metà del novecento italiano, ma è soprattutto cercare di capire che cosa ha a che fare questa storia con noi oggi e non è soltanto memoria di un Italia che non c’è più ma è soprattutto cercare pazientemente di ricucire i fili di una memoria che è stata fatta a pezzi, negli ultimi decenni con una certa spudoratezza, con una certa violenza, è stato suggerito specialmente alle nuove generazioni che la memoria è una cosa inutile, noiosa, divisiva, questo è uno degli ultimi lemmi sconci che sono stati creati per definirla, perché è come se vivessimo in un eterno presente, quindi è meglio cancellare le traccie, allora raccontare questo storia è importante anche per questo motivo. La figura di Aldo Moro sono fantasmi della nostra storia, sono tecnicamente corpi a cui non è stata data degna sepoltura e che quindi tornano a disturbarci con la loro storia, chiedono che la loro storia sia raccontata di nuovo. Il racconto di Marco Bellocchio no ha scelto di avere un punto di vista ma di averne tanti e questo dà una possibilità a chi lo guarda di entrare dentro la storia empaticamente, attraverso lo sguardo e lo stato d’animo di tanti personaggio. Non c’è un solo punto di vista, quello della vittima o quello del carnefice o altri, questo credo che aiuti il pubblico a provare davvero un emozione, ad abbandonarci a un emozione pure, senza lo schermo dell’ideologia, deponendo le armi senza bisogno di guardarlo già pensando che cosa va o cosa non va, ma si entra in una grande vicenda, si storica, ma umana e farlo con un regista come Marco Bellocchio e con un cast di alto livello è eccezionale. Ho interpretato il personaggio anche abbandonandomi che è una condizione che gli interpreti cercano sempre, di abbandonarsi a quello che accade lì, in quel momento e questo è quello che ho cercato di fare.  

Margherita Buy che emozione hai provato nell’interpretare il personaggio di una donna che ha dovuto attendere 55 giorni per sapere le sorti del marito.

Margherita Buy (attrice): Un emozione che spero rimandi ciò che questa donna ha sentito, patito e vissuto. Sono entrata dentro questa famiglia improvvisamente come un po’ una macchina del tempo in cui c’erano altri sentimenti e modi di parlare, già una famiglia particolare per com’era all’epoca, in cui lei era poco contenta di quella dimensione in cui si ritrovava. Lei sentiva il marito lontano e dentro una vita che forse non voleva al cento per cento e poi gli è successo questo strappo terribile, un dolore molto contenuto, una rabbia e forza che poi non hanno portato a nulla. Un dolore forte proprio per l’incapacità di cambiare le sorti di questa vicenda e sono orgogliosa di raccontare questa donna così poco raccontata.

Raccontare il sequestro Moro è anche ricordare la figura di Papa Paolo VI, abbiamo presente quell’appello che fece alle brigate rosse. Toni Servillo interpreta questo ruolo.

Toni Servillo (attore): Io sono da sempre uno spettatore ammirato del cinema di Marco e ho sempre pensato che offra allo spettatore, come spesso accade nella poesia, si è parlato spesso di emozione, offre una testimonianza, in questo caso di un avvenimento storico, ma ci regala anche un’avventura conoscitiva, mette insieme e aggrega con le immagini situazioni che nelle nostra mente erano così distanti ma che ci avvicinano suggerendoci letture personali e originali. Questo è ciò che è accaduto in questo film che poi ho avuto la fortuna di vedere a Cannes nella sua integrità e che è un’esperienza notevole di cinema per sei ore. Paolo VI è un personaggio che ricorda figure importanti della drammaturgia teatrale, perché si ritrova dentro un periodo storico con uno shock  terribile con un rapporto con Moro da padre e figlio e deve sopportare in maniera aspra e violenta il conflitto tra il senso di responsabilità e la misericordia, essendo un uomo di fede.

Un altro personaggio fondamentale è Cossiga, autore della linea della fermezza respingendo tutte le proposte di trattativa con le Brigate rosse.

Fausto Russo Alesi (attore): Io sono molto felice ed emozionato che l’Italia insieme vedrà questo lavoro, che per me è stato un onore poter lavorare ancora una volta con Bellocchio e con questo cast strepitoso. Ed è stato un viaggio intenso, immersivo e soprattutto nella complessità dell’essere umano, ecco questo è il lavoro che abbiamo cercato di fare sotto la guida di Marco Bellocchio, che mi ha aiutato nel restituire questo personaggio così complesso, così poderoso, imprendibile e così misterioso dentro quei giorni. Un personaggio che si divide e si dibatte tra la ragione umana e la ragione di stato. Aldo Moro era suo grande amico e maestro, nella sceneggiatura viene detto: “Io tutto quello che sono lo devo ad Aldo Moro” e quindi è stato un viaggio anche bellissimo dal punto di vista artistico ma anche doloroso perché è stato anche una tragedia che ci riguarda profondamente.

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