Conferenza Stampa di Diabolik – Ginko all’attacco! (2022)

Secondo capitolo dell’annunciata trilogia diretta dai Manetti Bros., Diabolik – Ginko all’attacco prende liberamente spunto dall’omonimo 16esimo volume del fumetto scritto da Angela e Luciana Giussani.

Un piano apparentemente perfetto per Diabolik (Giacomo Gianniotti) ed Eva Kant (Miriam Leone). Ma non sanno che dietro questo colpo si nasconde una trappola dell’astuto ispettore Ginko (Valerio Mastandrea), che mette a dura prova il loro legame. Tradita dal Re del Terrore, Eva decide di vendicarsi, proponendo all’ispettore di collaborare alla cattura di Diabolik. Una decisione difficile per Ginko che deve anche affrontare l’arrivo di Altea (Monica Bellucci), duchessa di Vallenberg.

Quattro protagonisti, due storie d’amore parallele con ognuna le proprie difficoltà e una ricerca maniacale che caratterizza tutta la storia di Diabolik – Ginko all’attacco, al cinema dal 17 novembre.

Diabolik - Ginko all'attacco! (2022)
Diabolik – Ginko all’attacco! (2022)

Le dichiarazioni

Per dare un seguito al primo film, cosa volevate che ci fosse in più nel secondo capitolo?

Manetti Bros. (Antonio) – Registi: Questo film non è un sequel. Diabolik è un personaggio universale come potrebbe essere James Bond, Batman o Sherlock Holmes e quindi ci siamo approcciati alla realizzazione del film raccontando un’altra storia.

(Domanda rivolta a Monica Bellucci) Chi è il personaggio di Altea? Come sei stata contattata dai Manetti Bros.? Leggevi i fumetti di Diabolik?

Monica Bellucci – Attrice: Altea è la duchessa di Vallenberg e viene da un paese immaginario, il Beglait: pensando al personaggio abbiamo voluto aggiungere un leggero accento dell’est per creare più mistero. Vive questo amore passionale con Ginko, a cui vuole aprire il suo cuore. Ginko è una porta chiusa di cui Altea ha – ogni tanto – le chiavi. Lei cerca sempre qualcosa che la stimoli e quest’uomo, che non riesce mai ad avere del tutto, provoca tutta la sua passione. Infatti abbiamo passato tutto il primo giorno a baciarci in un cimitero (con Valerio Mastandrea ndr.) ed è andata molto bene.

Diabolik rappresenta un fumetto che fa parte della mia infanzia, ho imparato a leggere su di essi. Nel ’62 (quando è uscito il primo fumetto di Diabolik ndr.) queste due sorelle hanno fatto una piccola rivoluzione con questo primo fumetto tascabile, donne che uscivano dall’ordinario in una realtà italiana completamente domestica e che descrivevano uomini eroi, ognuno a suo modo.

 Quando mi hanno contattata i Manetti Bros. il primo film ancora non era uscito, ho accettato guardando solo il trailer, pazzesco. Guardando poi il film ho adorato lo spazio che i registi hanno dato ai personaggi femminili, trovando un totale rispetto del fumetto ma che con coraggio ha intrapreso ritmi diversi dall’ordinario. Un sogno con personaggi molto reali.

Quanta differenza c’è tra la trama proposta su carta (n.16 Ginko all’attacco!) e quanta libertà c’è stata nell’adattamento cinematografico?

Manetti Bros. (Marco) – Registi: Non ci sono tantissimi cambiamenti, seppur la storia viene trasportata da un media ad un altro e quindi delle scelte vanno fatte. La differenza principale è che in questo numero il personaggio di Altea non è presente ma raccontando la vicenda attraverso gli occhi di Ginko abbiamo pensato gli mancasse qualcosa, la parte intima del personaggio che nei fumetti è molto importante.

Il primo Diabolik era glaciale, privo di sentimenti, mentre nel secondo si vede un lato diverso. Perché questa differenza?

Manetti Bros. (Marco) – Registi: Nel primo film Diabolik impara ad amare incontrando Eva. Diabolik è un essere disumano e glaciale che incontra questa donna totalmente complementare a lui che gli insegna l’amore. Nel secondo troviamo un Diabolik che ama e che si contrappone alla coppia di Ginko e Altea che si ama tantissimo ma schiavi delle regole della società non possono esprimere il loro amore con la stessa libertà di Diabolik e Eva.

Giacomo Gianniotti – Attore: Quando ho iniziato questa avventura ho chiesto che venisse inclusa questa nota di romanticismo, poiché la sua è una vita alla continua ricerca di tesori che se non condivisi creano un’esistenza vuota.

Miriam Leone – Attrice: Io ringrazio questi due fratelli (i Manetti Bros. ndr.) e queste due sorelle (Angela e Luciana Giussani ndr.). I primi per avermi scelta per essere la loro Eva, e le sorelle per aver scritto questo personaggio che negli anni ’60 era una donna a 360 gradi e non solo un “accessorio formoso”, pari al suo compagno e sicuramente all’avanguardia. Nel secondo capitolo Eva ha indossato definitivamente la tutina nera, simbolo di questa unione sacra. Diabolik e Eva si completano, non sarebbero nulla l’uno senza l’altra. Una grande metafora dell’amore che queste due persone che devono sempre indossare una maschera nel mondo esterno ma nelle pareti casalinghe possono mostrare il vero volto.

Dato che questo si può definire un film action, qual è stata la scena più complicata da girare per Eva Kant (Miriam Leone)?

Miriam Leone – Attrice: Lavorare con due fratelli significa entrare in una grande famiglia. Oltretutto nella squadra tecnica ci sono molte donne e ragazze, che riescono a creare magie sul set. La scena più pericolosa è stata la corsa su un crepaccio perché i Manetti quest’anno hanno deciso che Eva dovesse cambiare stivali, a cui hanno aggiunto il tacco. Non hanno saputo rinunciare a questi stivali per girare quella scena. Il tacco è stata la mia “scena action” più difficile.

Giacomo, qual è la differenza tra un set italiano e il tuo lavoro in America?

Giacomo Gianniotti – Attore: Sicuramente di mangia molto meglio qui (ride ndr.). Non ci sono molte differenze ma non ho mai lavorato con due registi, una nuova esperienza. È interessante come si sono divisi le responsabilità dal momento che uno dei due è anche operatore. Avere Antonio a due piedi da me per dubbi o incertezze ha creato un rapporto più intimo.

Valerio Mastandrea – Attore: La differenza la fanno anche i colleghi (ride ndr.)

Domanda al protagonista: conoscevi già il personaggio e avevi letto il fumetto? Com’è stato prendere il testimone da Luca Marinelli?

Giacomo Gianniotti – Attore: Diabolik è un personaggio iconico italiano. Da ragazzo venivo in Italia l’estate e il volto di Diabolik lo ritrovavo anche sui grafiti sui ponti o all’edicola. Mio padre e i suoi fratelli erano molto appassionati e in casa c’erano molti volumi, anche se io non ero appassionato di fumetti. Accettando questo ruolo ho iniziato a leggerli, diventando un vero fa. Sul set dovevo ricordarmi che non ero un ammiratore ma lo interpretavo. È stata una magnifica esperienza, considerando che venivo da un ruolo di “bravo ragazzo”, interpretare una persona così letale è stato molto divertente.

Diabolik - Ginko all'attacco! (2022)
Diabolik – Ginko all’attacco! (2022)

Diodato ci racconti l’esperienza nello scrivere la canzone colonna sonora del film?

Diodato – Cantante: I Manetti mi hanno chiesto di provare a scrivere questa canzone, dandomi qualche indicazione precisa, facendo ascoltare pezzi composti per la colonna sonora. Avevo riferimenti musicali e tematiche. Il filo conduttore di Diabolik mi sembra sia quello del desiderio, oscuro e mi piaceva l’idea di poter giocare con questi elementi. Nelle mie canzoni metto anche il mio vissuto, mi piace scrivere qualcosa che poi possa sentire mia. Ho potuto giocare anche con delle atmosfere che di solito non tocco nelle mie canzoni. Mi piaceva l’idea di sonorità orchestrale e dei richiami “bondiani”.

Tutti i personaggi hanno raccontato la propria evoluzione, tranne Ginko che è “all’attacco” ma dovrebbe spiegarci qual è la differenza dal primo.

Valerio Mastandrea (Attore): La grossa novità qui sono le mine antiuomo messe nell’ufficio di Ginko pronte a saltare in aria rappresentate dalla passione sfrenata e clandestina nei confronti di Altea. È un personaggio che per la prima volta vacilla e mette in campo una fragilità suggerita dall’amore che rende anche coraggiosi. Un Ginko determinato più che mai con la sua ossessione, la sua prigionia dove però ogni tanto qualcuno gli fa fare un’ora d’aria. Altea lo libera dalla sua solitudine, dove però lui si rintana con grande senso del dovere.

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