Conferenza stampa di Fernanda (2023)

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Distribuito il 31 gennaio 2023, su Rai1Fernanda‘, rilasciato in seguito su Rai Play, è un film tv diretto da Maurizio Zaccaro e interpretato da Matilde Gioli, Eduardo Valdarnini, Maurizio Marchetti, Valeria Cavalli, Francesca Beggio e Lavinia Guglielman. Il film, una coproduzione Rai Fiction-Red Film, è sceneggiato da Dario Carraturo Guglielmo Finazzer, con la collaborazione del regista e si avvale della direzione della fotografia di Fabio Olmi, del montaggio di Alessandra Clemente, delle scenografie di Luca Gobbi, delle musiche di Paolo Vivaldi edite da Rai Com e dei costumi di Laura Costantini.

Girato tra Roma, Civitavecchia Milano, il film è una storia di affermazione femminile, Resistenza, impegno civile, sacrificio per l’arte e per le vite altrui. Fernanda Wittgens è stata la prima direttrice della Pinacoteca di Brera e tra le prime donne in Italia a ricoprire un ruolo così prestigioso. Fin da bambina trascorreva le domeniche visitando i musei di una Milano di inizio Novecento in compagnia del padre Adolfo. Il coronamento del suo sogno è reso possibile dall’incontro nel 1928 con Ettore Modigliani, storico direttore della Pinacoteca di Brera. Un incontro che le cambia la vita: viene assunta come “operaia avventizia” e quando Ettore Modigliani viene sollevato da ogni incarico in quanto antifascista, Fernanda prende il suo posto diventando la prima donna a ricoprire un ruolo così importante nella Pinacoteca e nella Storia. Pochi anni dopo, l’Italia entra in guerra e salvaguardare le opere della galleria dai bombardamenti diventa un imperativo: nel giugno del 1940, Fernanda partecipa al primo trasloco di alcune delle opere ospitate in Pinacoteca. Quindi, si impegna in un qualcosa di ancora più rischioso: all’oscuro anche della sua famiglia, contribuisce a far espatriare in Svizzera centinaia di ebrei destinati al campo di concentramento. Ma è proprio da un giovane collaborazionista che viene tradita e arrestata insieme alle sue amiche e collaboratrici. Viene condannata a quattro anni di carcere, poi ridotto a uno, ma la guerra è agli sgoccioli …

Matilde Gioli in Fernanda (2023)
Matilde Gioli in Fernanda (2023)

Il 27 gennaio 2023 a Roma, presso Viale Mazzini 14 di Roma, si è tenuta la conferenza stampa di Fernanda dove hanno partecipato: Maria Pia Ammirati – Direttore Rai Fiction, Michele Zatta – Capostruttura Rai Fiction, Mario Rossini – Produttore Red Film, Maurizio Zaccaro – Regista, Matilde Gioli – Attrice, Eduardo Valdarnini – Attore.

Maria Pia Ammirati – Direttore Rai Fiction: Fernanda, interpretata magistralmente da Matilde, è veramente il nostro simbolo della Rai 2023 per ricordare il giorno della memoria. Credo che la memoria ci conduce nel bene e nel buono che in noi, quando c’è del buono in noi. In Fernanda c’era tanto buono, devo dire, una vera eroina d’altri tempi, una straordinaria donna che ha pensato non solo di salvare l’arte ma di salvare un mondo che era nella catastrofe pura. Un mondo che era finito nel buio e che noi dobbiamo ricordare sempre che non dovrà tornare nel buio. Questo è un giorno speciale perché Fernanda ci aiuta a pensare che l’umanità deve pensare sempre che l’uomo è uguale in tutte le situazioni, l’uomo e la donna, ovviamente… Diciamo anzi prima la donna, come sapete, non faccio velo dell’importanza che per me le donne hanno e che hanno sempre avuto. Non a caso Fernanda è la prima donna di un catalogo di una collection che vedrà altre tre protagoniste femminili che sono Margherita Hack, Alda Merini, Tina Anselmi, che fanno parte di questa collezione che Rai Fiction ha deciso di realizzare per ricordare le grandi figure femminili e per ricordare alle nuove generazioni cosa sono state alcune donne in situazioni di estremo disagio come nel caso di Fernanda, non solo un eroina perché ha salvato l’arte ed ebrei dalla persecuzione nazifascista e quindi ha fatto qualcosa che non tutti avrebbero fatto in quel momento storico, ma è stata una donna straordinaria perché era una grande studiosa, lei è stata la prima direttrice della Pinacoteca di Brera. Parliamo di un mondo che per noi donne contemporanee è facile celebrare, quello di una sorta di parità, della capacità di stare a passo con gli uomini nelle carriere, ma non era così negli anni ’40 e 30. Fernanda quindi è stata veramente un eroina in tutti i sensi, per noi che oggi la celebriamo.

Io sono molto contenta del film e che Matilde abbia accettato la sfida di riproporci come personaggio così particolare, portando quello che è di Matilde, freschezza e novità, gioventù. Perché bisogna anche essere freschi quando ci ripropone la storia, che non è solo qualcosa di museale da guardare ma anche da interpretare. Devo ringraziare anche il regista che ha fatto uno straordinario lavoro, non facile, perché non è solo un biopic, non solo biografia ma c’è la scenografia dietro di un mondo che cambia, ci sono momenti difficili, ci sono i bombardamenti, c’è la pinacoteca che va giù, il bombardamento di Milano, ecco dietro c’è la grande storia.

Mario Rossini – Produttore Red Film: Il progetto è nato insieme Maurizio Zaccaro, con cui ho avuto l’idea di fare una biografia su Fernanda Wittgens, questo tuffo di passato nella storia d’Italia, ripercorrendo gli anni ’20, gli anni ’30 e ’40, raccontando la biografia di una sovrintendente giovane donne che era nascosta e non conosciuta al pubblico e con tante sfaccettature e difficoltà della sua vita, lei infatti è andata in carcere e ha rischiato la deportazione. Era una donna super coraggiosa, superattiva, una donna che non si risparmiava mai. Quindi siamo andati avanti con questo progetto che la RAI ha supportato e poi sono contento che anche Matilde, a cui abbiamo proposto il ruolo, abbia accettato. Lei è un link con i giovani, perché secondo me i giovani non l’ha conoscono questa storia ed è importante dare questo contributo alla memoria e d’impegno civile, come abbiamo fatto anche con Primo Levi in passato.

Maurizio Zaccaro – Regista: Diciamo che il lavoro è stato di avvicinamento notevole al personaggio di Fernanda, soprattutto di scrittura. È attraverso la scrittura che noi abbiamo elaborato la drammaturgia di tutto questo percorso che stavamo per intraprendere, sostenendo un po’ la storia anche dal punto di vista delle situazioni che non conosciamo e che nessuno conosce, come l’intimità e i suo sentimenti. Sappiamo tutto di lei riguardo al suo lavoro alla Pinacoteca di Brera, sappiamo cosa è successo dopo quando ha aiutato le famiglie ebree a varcare il confine con la Svizzera, ma non abbiamo mai saputo nulla, neppure i suoi storiografi che hanno scritto libri di lei l’hanno scritto, ciò che sapevamo era che suo padre, fin da bambina, la portava a vedere le opere d’arte a Brera. Questo è una sorta di trampolino di lancio molto bello, perché  è una sorta di premonizione, cioè un padre che porta a vedere una bambina di otto anni a vedere il Cristo morto di Mantegna e poi questa bambina diventata donna diventa sovrintendente del solito posto, mi sembra un po’ un gioco del destino. Per questo motivo in fase di scrittura abbiamo deciso di cominciare proprio dall’infanzia di Fernanda, che non era una famiglia benestante, erano sette fratelli, poi hanno avuto perdite importanti come la morte del padre e del fratello, situazioni che non potevano non essere raccontate a discapito poi di altre, a causa del tempo che avevamo a disposizione.

In fase di sceneggiatura abbiamo ricreato tutta la storia sostenendo i vari pesi della drammaturgia. C’è l’arte nel film, sia io e Matilde, siamo di Milano, e unendosi in questa storia ci è sembrato di voler fare un omaggio alla città, a quello che era la milanesità di Fernanda. Ho insistito molto per girare a Brera e quindi ci siamo inventati un po’ quello che potevamo fare, è stato fatto un notevole lavoro di effetti speciali, perché i muri di Brera oggi sono molto diversi da quelli di una volta, ora sono molto colorati per far risaltare i quadri, noi li abbiamo riportati grigi come erano all’epoca. Il lavoro è stato difficile ma siamo riusciti a riportare la Pinacoteca come era una volta durante la guerra, anche durante lo stesso bombardamento. La storia si appoggia un po’ alla realtà e un po’ alla finzione, con la creazione di personaggi, come Giovanni, che ci permettono di far stare la storia in piedi. Giovanni serviva per farci comprendere l’importanza dell’arte. Lei con Giovanni parla di arte, parla del valore della Predica di San Marco d’Egitto, trasferisce la sua conoscenza a un personaggio che non sa nulla di arte, che sta lì a pulire le cornici.

Matilde Gioli – Attrice: è un lavoro impegnativo, è stata la prima volta per me d’interpretare un personaggio così importante e presente, una protagonista assoluta. Io ho sempre partecipato a film con ruoli bellissimi ma corali dove la responsabilità del film la dividi, in questo caso l’ho sentita molto forte ma è stato bellissimo, non vedo l’ora di rifare un esperienza del genere. Quello che mi ha tenuta impegnata inizialmente è quella di dare vita, voce e corpo a un personaggio che è esistito. Fino a oggi ho sempre interpretato personaggi fittizi, inventati da sceneggiatori e ci sente una responsabilità maggiore nel vestire i panni di una persona esistita. Ho iniziato subito un mio dialogo immaginario con Fernanda a cui le ho promesso di rimanere il più possibile ancorata alla realtà e di non offenderla in nessun modo, di rispettare ciò che lei è stata con gli strumenti che avevo. Sono state fondamentali le biografie su cui ci siamo basati come L’Allodola di Giovanna Ginex, un’appassionata studiosa di Fernanda che la conosce profondamente e che è stata presente anche sul set, per controllare che Fernanda fosse Fernanda. Importante è stato anche il lavoro con Maurizio che mi ha portato una serie d’informazioni sugli eventi realmente accaduti nella vita della donna, ma anche su chi fosse: come parlava, con che tono di voce, che espressioni faceva quando era felice o delusa, quanto alzava la voce quando era arrabbiata, come camminava, come si pettinava i capelli… C’è stato un lavoro incredibile dietro. 

La mia gioia più grande, oggi, è quella di portare negli schermi la storia di una donna che è stata un eroina dell’900, perché è importante portare queste storie di donne sulla televisione. Ciò che mi ha colpito di questa donna che è cresciuta negli anni ’20 e ’30 è che nasce con una grande passione per l’arte, ovviamente non viene incoraggiata dalla società in cui vive ma lei, nonostante questo, ha proseguito con dedizione e con la fame di dover dimostrare, più di un uomo, le sue competenze per fare questo percorso. Inoltre ha dovuto fare tutto durante la guerra, ritrovandosi a difendere con il proprio corpo le opere, perché lei fisicamente durante i bombardamenti si è recata al museo per staccare le opere o per proteggerle se non si potevano staccare. Inoltre è un personaggio gentile perché oltre che salvare le nostre opere d’arte e la cultura non è potuta rimanere ferma a guardare ciò che accadeva durante le leggi razziali, perché lei poteva non fare niente non essendo toccata in prima persona. Lei però decide di salvare delle famiglie di ebrei rischiando l’arresto, la vita, la reputazione lavorativa mettendo in pericolo anche la vita dei suoi familiari. È una donna che va raccontata.

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