David Cronenberg: “Ho scritto la sceneggiatura di Crimes Of The Future intorno al 1998, quindi da più di vent’anni”

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Dopo otto anni di assenza David Cronenberg ritorna sul grande schermo con l’opera visionaria Crimes of the future distribuita al cinema del 24 agosto 2022 grazie a Lucky Read. La pellicola ci conduce in un futuro imprecisato dove i disastrosi effetti dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici hanno modificato il corpo degli esseri umani, adesso in grado di attuare continue mutazioni. L’ex chirurga Caprice (Léa Seydoux) sfrutta la capacità del suo compagno Saul Tenser (Viggo Mortensen) di sviluppare nuovi organi per realizzare delle performance artistiche di rimozione chirurgica, in cui la coppia mostra pubblicamente la metamorfosi interna dell’uomo. Questi spettacoli d’avanguardia attirano l’attenzione di Timlin (Kristen Stewart), investigatrice del Registro Nazionale degli Organi, ma anche di un sospetto gruppo sovversivo il cui scopo è portare l’umanità al prossimo stadio evolutivo.

Trailer italiano di Crimes of the future

Di cosa parla Crimes Of The Future?

Nel 1966 ho visto un film danese intitolato Sult, che in danese significa fame, era diretto da Henning Carlsen ed era basato su un famoso romanzo danese di Knut Hamsun. In quel film Per Oscarsson interpreta un poeta in bolletta e sconosciuto, che vaga per le strade e fatica a farsi conoscere nell’ambito letterario. A un certo punto si trova su un ponte e sta scarabocchiando qualcosa su un blocco, viene inquadrato il blocco in primo piano, c’è scritto: Crimes Of The Future, e questo mi ha davvero colpito. Ho pensato: ‘Voglio leggere quella poesia’. Ovviamente non la scrive,
ma poco dopo ho pensato, “beh, ora che sto iniziando a diventare un regista, penso che mi piacerebbe vedere un film intitolato Crimes of the Future”, e così nel 1970 ho fatto un film underground, a bassissimo budget, intitolato Crimes Of The Future. Quel titolo mi aveva davvero suscitato qualcosa; penso che quella specie di film underground del 1970 low budget non abbia mai veramente soddisfatto tutte le cose che pensavo potessero uscire da quella poesia che non è mai stata scritta, e quindi eccoci qui, tanti anni dopo, mezzo secolo forse, e ho fatto un altro film
intitolato Crimes Of The Future, e l’unica cosa che i due film hanno in comune è che tecnicamente parlano di “crimini del futuro”.

L’idea allora era che mentre la tecnologia cambia, mentre la società cambia, nascono delle cose che prima non esistevano e che poi vengono soppresse per vari motivi, in quanto pericolose per la società o perché sono una minaccia per qualsiasi struttura sociale esistente, da qui Crimes Of The Future.

Sto cominciando a riflettere sul corpo umano perché ho sempre pensato che sia ciò che siamo. La condizione umana è il corpo umano, quindi Crimes Of The Future doveva implicare dei crimini che emergono da ciò che sta accadendo al corpo umano, perché il corpo si sta evolvendo, sta cambiando, in modi a volte impercettibili, altre volte visibili. In parte a causa di quello che stiamo facendo al pianeta, in parte a causa di quello che stiamo facendo a noi stessi con la tecnologia, e tutto questo mi ha incuriosito. Ho pensato che avevo voglia di fare un film che avesse a che fare con il modo in cui la società avrebbe reagito ai cambiamenti nel corpo umano che riteneva pericolosi e quindi da reprimere. Mi è sembrato un argomento interessante da esplorare; perciò è di questo che parla il film, Crimes Of The Future.

Come definirebbe questo film in poche parole?

Direi che Crimes Of The Future riguarda i crimini commessi dal corpo umano contro sé stesso, e so che è un po’ misterioso e un po’ ambiguo, ma è questa la mia risposta alla sua domanda.

Cosa la spinge a indagare sulle cose che spaventano molte persone, soprattutto adesso?

Ci sono molti casi a cui si può fare riferimento di persone che abbracciano una malattia, una disabilità, una mutazione; fa parte del desiderio umano fare qualcosa di buono rispetto a qualsiasi cosa offra la condizione umana, e quindi penso che Saul Tenser sia solo un esempio esagerato di tutto questo. Si è ritrovato a produrre dei nuovi organi nel suo corpo, che sarebbero considerati dei tumori. Nel suo caso, però, sembra che questi tumori siano in grado di organizzarsi e che abbiano una funzione precisa. Un tumore è di fatto una sorta d’insieme casuale di cellule che crescono in modo incontrollabile, distruggono ogni cosa nel corpo umano, senza uno scopo apparente, e fondamentalmente sono solo distruttivi. In questo caso, invece, il suo corpo crea dei nuovi organi che sembrano avere una funzione, ma noi non sappiamo quale sia quella funzione. Il suo obiettivo è includere questi tumori nella sua vita, non per negarli, non solo per distruggerli ma per farne qualcosa. Nel suo caso, fa delle performance artistiche e con la sua assistente progetta una serie di spettacoli che prevedono l’esposizione di questi organi e la loro asportazione come se fossero creazioni artistiche che il suo corpo ha realizzato da sé. In parte, è un desiderio di venire a patti con la realtà del proprio corpo; è un’esigenza della nostra condizione umana che i nostri corpi cambino costantemente e richiedano da noi aggiustamenti, per affrontare quei cambiamenti.

Pensa che questo potrebbe accadere realmente ai nostri organi?

Oh, penso che lo stiamo già facendo, penso che stiamo decisamente cambiando, non credo ci siano dubbi al riguardo, magari non è così ovvio come l’ho rappresentato io… Il famoso premio Nobel Gerald Edelmen ha affermato che il cervello umano non è affatto come un computer. È molto più simile a una foresta pluviale, dove c’è una lotta costante per il dominio tra i neuroni e i diversi elementi nel cervello, e questi rispondono continuamente all’ambiente. Il cervello, come superorgano dell’esistenza umana, è in continua evoluzione e mutazione e quindi non ci vuole un grande sforzo per immaginare di estendere questa cosa anche ad altre parti del corpo. Prendiamo per esempio il sistema digestivo: ora comprendiamo meglio il microbioma nelle viscere umane e nell’intestino, in realtà si tratta di molti organismi viventi che comunicano con il cervello umano, c’è una connessione costante tra di loro. Queste cose sarebbero state considerate fantascienza anni fa, mentre ora sono intese come parte della complessità del corpo umano. Quindi, quello che ho raccontato in questo film non è un’esagerazione, è solo una sorta di previsione del futuro.

David Cronenberg sul set di Crimes of the future
David Cronenberg sul set di Crimes of the future

Perché era il momento giusto per fare questo film?

Ho scritto la sceneggiatura di Crimes Of The Future intorno al 1998, quindi da più di vent’anni, e ci sono stati un paio di tentativi per farne un film, ma per varie ragioni non è stato finanziato. Succede, non è insolito. Ma poi un giorno, il produttore Robert Lantos mi ha telefonato e mi ha detto: “Dai un’occhiata a quella tua vecchia sceneggiatura” e io ho risposto: “Considerando il suo nucleo tecnologico di fantascienza, sono sicuro che è completamente irrilevante ora”. E lui ha detto “No, dovresti rileggerla, è più rilevante che mai“. Così, l’ho letta e ho pensato che avesse ragione. Non sono mai stato uno che crede nelle profezie, non penso che l’arte sia profetica, ma può capitare di anticipare alcune cose quasi per caso, specialmente quando scrivi qualcosa che riguarda la fantascienza. Era una storia ancora molto valida. Penso che le persone ora siano più consapevoli di temi come la tossicità dell’ambiente e di come stiamo distruggendo la terra; la stiamo certamente alterando, non c’è dubbio su questo. L’idea che la tecnologia sia l’estensione del corpo umano e della volontà umana… c’è stato un tempo in cui la gente pensava che la tecnologia fosse disumana, ma per me la tecnologia è sempre stata una cosa umana. Penso che di fatto sia un riflesso, è uno specchio che riflette ciò che siamo, le parti buone e quelle cattive, le parti distruttive e le parti umane emozionanti e creative.

Come si inserisce questo film nel corpus delle sue opere?

Non penso in termini di corpus delle mie opere, ogni progetto per me è una cosa separata. So che ci sono delle connessioni tra tutti i miei film, sia che li abbia scritti io stesso, sia che siano tratti da un’opera teatrale o da un romanzo. Trasformare una sceneggiatura o altro in un film è un’impresa enorme. Ci vuole molto tempo, volontà ed energia.

Com’è stato lavorare con Carol Spier, come ha dato vita alle sue creazioni?

Una delle cose divertenti della creazione di una tecnologia che in realtà non esiste è progettare quella tecnologia e predire come potrebbe funzionare e come potrebbe non funzionare. È davvero divertente per me, è lì che il cinema diventa un evento quasi infantile, sei come un bambino al parco giochi, ne sei consapevole, indossi abiti bizzarri, metti i baffi finti, parli con un accento strano e fingi di essere qualcuno che non sei. È una cosa infantile, ma si corre anche il rischio di diventare troppo seri e professionali, e quindi di perdere di vista quella gioia infantile della creazione, e questo sarebbe un grande errore. Si capisce subito quali registi sono ancora in contatto con tutto questo, e io sono uno di loro. La tecnologia che creo nei miei film, come ho fatto in Videodrome o Existenz, tende a essere molto basata sul corpo, è molto organica, è molto fisica, sembra cresciuta dalle cellule. In Crimes of the Future ho fatto la stessa cosa, e come con Viggo, ho lavorato ancora una volta con Carol Spier. È stato emozionante lavorare di nuovo con Carol. Lavoriamo insieme da mezzo secolo, quindi tra di noi c’è un’ottima intesa, una sorta di telepatia. Per realizzare queste cose che erano nella sceneggiatura, che erano solo delle suggestioni di forme e di sagome, Carol, come al solito, ha trovato i migliori collaboratori nel suo dipartimento artistico. Uno degli aspetti liberatori per me è che considero la mia sceneggiatura come se fossero solo una serie di suggerimenti, per me non è la Bibbia, non devo essere accurato, non è Shakespeare. È un processo in continua evoluzione. Nella sceneggiatura avevo descritto il letto molto speciale in cui dorme Saul Tenser, il protagonista, interpretato da Viggo. Saul ha bisogno di dormire su un letto costantemente in movimento durante il sonno perché prova dolore, il letto è collegato a lui e può prevedere questi episodi dolorosi e spostarlo per alleviare il dolore. C’è una sedia che fa la stessa cosa perché Saul non riesce ad alimentarsi e deve essere spostato costantemente affinché possa mangiare. I design di questi due elementi che ho suggerito nella sceneggiatura erano semplici, molto meccanici, nel film, invece, in termini di design ci siamo spinti molto oltre, conferendo un aspetto molto organico, simile alla carne e alle ossa. Anche questi erano solo dei progetti che poi si sono evoluti dopo mesi di discussioni e tentativi di farli funzionare come erano descritti nella sceneggiatura. Nel momento in cui dovevamo realizzarli mi sono reso conto che così come li avevo descritti non erano efficaci. Tra l’altro è emozionante poter realizzare questi elementi fisicamente invece che con gli effetti visivi. La CGI, le immagini generate al computer, sono degli ottimi strumenti, ma quando se ne fa un uso eccessivo si ha la sensazione di vedere un cartone animato. La cosa migliore è quando vengono usati insieme agli effetti fisici; inizialmente ti permettono di vedere come saranno sul set, poi man mano si possono aggiungere degli elementi in modo che sia una combinazione tra gli effetti visivi, quelli effetti fisici e le protesi applicate al corpo degli attori. Grazie alla CGI puoi aggiungere delle cose che non puoi realizzare fisicamente, e la combinazione tra queste due cose può essere davvero molto potente.

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