Drive (2011): La violenza come motore narrativo

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Drive locandina film

Drive

Titolo originale: Drive

Anno: 2011

Paese: Stati Uniti d’America

Genere: drammatico, azione, noir

Produzione: Bold Films, Odd Lot Entertainment, Marc Platt Productions, Motel Movies, Seed Productions

DistribuzioneItalian International Film01 Distribution

Regia: Nicolas Winding Refn

Fotografia: Newton Thomas Sigel

Montaggio: Mat Newman

Musiche: Cliff Martinez

Attori: Bryan Cranston, Ryan GoslingRon Perlman, Carey Mulligan, Oscar Isaac, Albert Brooks

Trailer italiano di Drive

Pellicola vittoria del prestigioso premio alla migliore ragia di Cannes nel 2011, Drive diretto da Regn è tratto dall’omonimo romanzo di James Sallis del 2005.

Trama di Drive

Un giovane senza nome vive una doppia vita: di giorno meccanico e stuntman per film d’azione e di notte pilota professionista per rapine. Tutto fila liscio finché nella sua vita entra Irene e tra i due scoppia un amore sincero. Il marito d’Irene scontata la condanna in carcere torna a casa e coinvolge il protagonista nell’ultimo colpo della sua vita. Ma le cose non andranno per il verso giusto.

Ryan Gosling e Carey Mulligan - Drive (2011)
Ryan Gosling e Carey Mulligan – Drive (2011)

Recensione di Drive

Nel 2011 Nicolas Winding Refn è un regista in erba, dal sicuro talento ma con produzioni di non alto budget alle spalle. La trilogia di Pusher ha dettato nettamente lo stile registico sin dall’inizio del giovane americano, che in più di un intervista (moltissime della metà degli anni’90) ha tenuto sempre a identificare la violenza come comune denominatore del proprio stile artistico. La stessa violenza che porta con grande coraggio con la sua trilogia di presentazione prosegue con i successivi lavori dei primi anni del 2000.

Bronson prima e Valhalla Rising poi dettano ancora più significativamente l’idea narrativa del regista e l’uso preponderante della violenza come motore vero e proprio di narrazione. Le emozioni che scaturiscono dai suoi lavori e che si intrinsecano tra di esse hanno costantemente una connotazione di tipo violento. Secondo lo stesso Refn la violenza è una delle emozioni più scatenanti che permette la comunicazione tra le persone, senza il velo della pudicità originale. Quindi arriviamo al 2011 e a Drive, con una filmografia già ampiamente significativa per l’amatore del taglio autoriale di Refn, che ancora però nuota entro gli stretti limiti dell’underground, del cinema di nicchia. Infatti fino a Drive una limitata cerchia di appassionati è a conoscenza dei suoi precedenti lavori ed è con questa ottava opera che cambia tutto.

Per narrare le vicende dell’anonimo protagonista di questo film si affida al volto e alla recitazione profondamente ermetica di Ryan Gosling. Gosling è fino ad allora come Refn un attore di talento ma con un background ancora particolarmente limitato. Si annoverano delle ottime commedie e pellicole romantiche e drammatiche ma senza aver mai fatto letteralmente il salto di qualità. Dicevo anonimo protagonista non a caso, perché raramente ci troviamo di fronte a un personaggio, per altro protagonista di un film, che dall’inizio alla fine non venga chiamato per nome. Questo de personalizza la visione del film, concentrando l’occhio dello spettatore in presa diretta sulla storia che il regista ha cercato di raccontare. Come in tutte le sue opere precedenti anche stavolta il motore della narrazione è la violenza. Il nostro protagonista è di giorno un abile ma sottopagato meccanico e stuntman di film d’azione, mentre di notte saltuariamente arrotonda facendo da Rider nelle rapine.

La prima scena è particolarmente catartica perché permette d’individuare fin da subito il taglio registico e narrativo. La scena iniziale, in pieno tributo al Taxi Driver di Martin Scorsese con il magistrale Robert De Niro, difatti ci butta dentro l’azione di un colpo per cui l’omonimo protagonista fa da pilota. Le prime battute sono un attestato di principi professionali che ci illustrano il preciso e rigido modus operandi con cui svolge il proprio lavoro. I primi minuti di Drive sono quindi una lunga, lunghissima sequenza d’inseguimento dove prima sulle note del bellissimo pezzo dei Kavinsky, Nightcall veniamo edotti alla prima fase della rapina e poi successivamente viviamo l’inseguimento ritmato dalla trasmissione di una partita di Football americano alla radio. Quello che accadrà successivamente si può tagliare in due parti distinte: Prima e dopo la vendetta.

La prima parte del film introduce molti dei concetti e dei personaggi che ci accompagneranno per tutto l’arco narrativo. Coinvolti nella storia oltre al protagonista abbiamo il meccanico padre eputativo interpretato dall’immenso Bryan Cranston, la giovane Irene (Carey Mulligan) vicina di casa, cameriera, madre e moglie di un ladro (inizialmente in prigione), i due mafiosi Nino e Bernie (Nino interpretato dal grande Ron Perlman) e appunto il marito d’Irene, che vedremo solo in un secondo momento (e sarà una presenza determinante) affidato a Oscar Isaac.

Ryan Gosling e Carey Mulligan in Drive

Prima della vendetta

Il protagonista e Irene fanno conoscenza per una serie fortuita di circostanze e fin da subito nasce una simpatia che scena dopo scena si produce in qualcosa più di un’infatuazione. È dimostrazione dell’importanza del loro rapporto il crescente senso di protettività e angoscia del protagonista che inizialmente vediamo molto freddo e neutro nei confronti di qualsiasi cosa, mentre successivamente alla nascita di questo amore diviene più empatico.

L’arco narrativo fin qui relativamente moderato assume una connotazione netta e violenta nel momento in cui il marito di Irene viene scarcerato e torna a casa. Il protagonista mostra fin da subito sofferenza per la situazione creatasi, essendo profondamente innamorato di Irene che contraccambia ma ha una responsabilità nei confronti del figlio, però per il bene di Irene e Benicio accetta di rimanere come vicino/amico e di aiutare Standard per un ultimo colpo che gli dovrebbe permettere di chiudere i conti con dei vecchi creditori.

Dopo la vendetta

Da qui in poi la mano pesante del regista si mostra in tutta la sua violenza inaudita. Il colpo che viene presentato dallo strozzino e da Standard come una passeggiata di salute, si mette male fin da subito e lo stesso Standard rimane mortalmente ferito nella sparatoria. Il protagonista e una delle complici fuggono e si rintanano in un motel, dove la rossa criminale perde la vita in un conflitto a fuoco a causa della propria idiozia.

Il nostro protagonista si trova in mano il malloppo del colpo che decide nascondere. Il motivo è presto detto. Viene a conoscenza del fatto che dietro questo colpo a tradimento c’è lo zampino di Nino, che a insaputa del fratello ha organizzato questa manovra per colpire Standard e l’usuraio. Purtroppo nel regolamento di conti finiscono indirettamente Benicio e Irene e questo provoca un netto cambiamento nell’atteggiamento del protagonista.

Colpito sul personale inizia la propria guerra contro Nino e Bernie. Nel frattempo Shannon viene crudelmente ucciso da Bernie essendosi rifiutato di rivelare la posizione del protagonista. Nel mentre l’anonimo mette in piedi un articolato piano di Vendetta che porta prima alla morte di Nino e di tutti i collaboratori fino a che non riesce a togliere la vita anche a Bernie.

Drive è il trampolino di lancio di Refn nel grande Cinema. La capacità registica, fotografica e di sceneggiatura che è riuscito a immergere in un singolo film sono stati un biglietto da visita gigantesco. La prova attoriale di Gosling e di tutto il cast è pulita e coerente, la musica è pervasiva dell’animo del film e la fotografia è, come nello stile di Refn, patinata, scura, violenta, cruda e vera.

Nel decimo anno dall’uscita di Drive voglio ancora una volta consigliarvi di recuperarlo se non lo avete già visto e riguardarlo. Perchè Drive non annoia mai ed è il best of della carriera di Refn e sicuramente uno dei miei 10 film preferiti. Drive, un film che non potete assolutamente perdere. Consigliamo di recuperarlo.

Note positive

  • Fotografia
  • Sceneggiatura semplice ma avvincente

Note negative

  • Film considerato da molti eccessivamente lento
  • Un finale che lascia troppo all’interpretazione personale
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