
I contenuti dell'articolo:
Bersaglio d’amore
Titolo originale: Eismayer
Anno: 2022
Genere: Drammatico, Storico, Sentimentale
Casa di produzione: Golden Girls Filmproduktion, Loco Films, Film Fonds Wien
Distribuzione italiana: Minerva Pictures
Durata: 87’
Regia: David Wagner
Sceneggiatura: David Wagner
Fotografia: Serafin Spitzer
Montaggio: Stephan Bechinger
Musiche: Lylit
Attori: Gerhard Liebmann, Luka Dimic, Julia Koschitz, Anton Noori, Christopher Schärf, Karl Fischer, Lion Tatzber
Trailer di Bersaglio d’amore
Informazioni sul film e dove vederlo in streaming
La pellicola austro-tedesca è stata presentata in anteprima alla 37^ Settimana Internazionale della Critica di Venezia, risultando vincitrice del Gran Premio IWONDERFULL. Ha anche partecipato al Lover Film Festival 2023 di Torino. La sceneggiatura è ispirata a una storia vera: i protagonisti dei fatti erano presenti alla proiezione veneziana in alta uniforme. I veri Eismayer e Falak sono ancora oggi nell’esercito austriaco e si sono uniti civilmente nel 2014.
La prima volta che ho sentito le storie selvagge sul Sergente Maggiore Charles Eismayer è stato nel 2001, quando ero una recluta delle Forze Armate austriache […]. Quindici anni dopo, mentre studiavo cinema, ho fatto delle ricerche sulla sua vita e ho trovato una storia d’amore dietro quell’immagine dura che mi ha toccato profondamente.
David Wagner
Trama di Bersaglio d’amore
Eismayer, sergente maggiore dell’esercito austriaco, è un istruttore temuto, tanto dai suoi soldati quanto dai suoi colleghi, i quali cercano di ridimensionarlo. I suoi modi rudi e la sua famiglia apparentemente perfetta non fanno sospettare della sua omosessualità. Con l’arrivo della recluta Falak, gay dichiarato, il sottufficiale inizia a mettere in discussione sé stesso e la vita che ha condotto fino a quel momento.
Recensione di Bersaglio d’amore
Molti autori, ultimamente, contrassegnano il loro debutto nel mondo della fiction di lunga durata a delle storie queer. Le ragioni possono essere molteplici: da una esigenza di rappresentazione di un mondo che continua a vivere delle forti contraddizioni – pensiamo alle leggi russe, polacche o, peggio ancora, di Nigeria, Iran e Arabia Saudita che sono paesi in cui è, per legge, punita l’omosessualità – a quella di un queer baiting sempre più insistente e che sta prendendo una fetta di mercato sempre più ampia.
David Wagner, classe 1982, decide di scrivere una sceneggiatura partendo dalla storia di un sottufficiale che ha incrociato durante il suo periodo di leva: un uomo decisamente difficile da ignorare per i suoi modi rudi e conosciuto nelle caserme del paese come il più temibile degli addestratori. All’epoca – era il 2001 quando Wagner era di leva – la temibile nomea di Eismayer aleggiava fra i giovani soldati. Il sergente maggiore era closeted, nessuno avrebbe mai dubitato della sua eterosessualità fino all’arrivo di Mario Falak, suo allievo e, in seguito, suo amante.

Per questa storia, l’autore scomoda argomenti già usati – e abusati – ma la colpa è attenuata dalla volontà di riprodurre un evento reale. La caserma, il rapporto superiore-subordinato, anche l’accettazione dei commilitoni del compagno gay risultano noti: finanche in un film italiano degli anni Ottanta come Soldati – 365 all’alba (1987) venivano affrontati questi temi. Certo: mancava il rapporto d’amore, la sessualità più diretta, ma tutto il resto era presente, come anche lo stereotipo del soldato sovrappeso che porta alla mente il personaggio di Palla di Lardo – Gomer Pyle nella versione originale – del film di Kubrick Full Metal Jacket (1987).
La costruzione della storia d’amore ha un contorno che non porta nulla di nuovo e che non fa riaffiorare emozioni particolari: siamo in una riedizione poco originale di ciò che, alla maggior parte degli amanti del cinema, è già risaputo o che, per gli altri, risulta poco coinvolgente. La durezza del personaggio di Eismayer – interpretato da Gerhard Liebmann, noto in patria soprattutto per le sue partecipazioni a serial tv – non è così disturbante quanto lo si vorrebbe far apparire e lo diventa ancor meno quando incomincia a palesare le sue fragilità. Anche il carattere di Mario Falak – impersonato da Luka Dimic – non suscita emozioni particolarmente appassionanti: le sue controreazioni a chi lo etichettava frocio piuttosto che il suo atteggiamento di difesa nei confronti del duro istruttore non lasciano nessuno spazio a un qualcosa di nuovo, finendo in una messa in scena già fagocitata. In questo contenitore, non poteva mancare l’antieroe omofobo, sessista e razzista figurato dal personaggio di Striegl – portato sullo schermo da Anton Noori – che nulla aggiunge e che va ad ampliare il bacino del già visto.
I froci non possono stare nell’esercito, è come mettere i pedofili in un asilo.
Striegl
Per quanto riguarda l’aspetto più emotivo, quello inerente all’omosessualità del protagonista – fulcro del lavoro di Wagner – troviamo due aspetti, diversi ma che confluiscono in un unico risultato: la poca efficacia. Il coming out di Eismayer alla moglie viene reso fine a sé stesso, abbandonato e non approfondito. Inoltre, la rivelazione dei sentimenti del sottufficiale al suo sottoposto finisce per non appassionare, in una accettazione passiva più che partecipativa. Una relazione, anch’essa, intrisa di déjà vu e stereotipi: dal machismo del sergente maggiore che lo porta ad essere il dominante della coppia alle scene d’amore che ricordano i richiami bucolici e paesaggistici di Guadagnino. Neanche la scena con il figlio di Eismayer riesce a risollevare le sorti di un racconto già risaputo.

In tutto ciò, il lavoro degli attori non ha fatto altro che adeguarsi alle esigenze registiche: in un film dove tutto è così banalmente normale, Liebmann e Dimic rimangono incastrati in quel limbo di racconto fatto più come narrazione di un evento che come coinvolgimento emotivo. Se per l’interprete di Falak il lavoro è volutamente monocorde – nonostante Wagner abbia voluto donargli qualche momento di ironia che lo distoglie dal ruolo di vittima immolata, non più di moda – Liebmann ha la possibilità di esplorare quanto meno la percezione interiore di quel cambio difficile da accettare, per il suo personaggio, ma che deve comunque essere reso senza alcun eccesso. Il momento in cui è più fattivo è nel mostrare Eismayer, il suo comportamento dentro e fuori dalla caserma.
Volevamo rendere visibile il nucleo e il lato interiore del protagonista, e dovevamo trovare la giusta prospettiva per farlo. Poi, l’importante era catturare una scena nel modo più semplice e mirato possibile.
David Wagner

In conclusione
Wagner riesce nell’impresa di rendere la sua storia banale. Cerca di metterci delle pezze emotive, come il discorso padre-figlio piuttosto che il lieto fine, che possono sicuramente soddisfare uno spettatore più disponibile a una accoglienza indulgente. Sicuramente, ha il pregio di descrivere una realtà (quasi) attuale di una nazione che non si dimostra palesemente aperta alla comunità lgbtqi+.
Note positive
- Storia documentaristica
Note negative
- Nessuna identità registica
- Pregno di stereotipi
- Sceneggiatura non esaltante