El Sembrador (2018): l’arte d’insegnare

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El Sembrador 2018 locarno

El Sembrador

Titolo originale: El Sembrador

Anno: 2018

Nazione: Messico

Genere: Documentario

Casa di produzione: Centro Universitario de Estudios Cinematográficos

Distribuzione italiana:

Durata: 1h 26min

Regia: Melissa Elizondo Moreno

Sceneggiatura: Melissa Elizondo Moreno

Fotografia: Natali Montell, Alicia Segovia Juárez

Montaggio: Melissa Elizondo Moreno, Marco Picazo, Raul Zendejas

Musiche: Paulina Márquez

Trailer di El Sembrador

Si è tenuta alla Casa del Cinema di Roma, presso le due sale Delue e Kodak, il 30 settembre, 1 e 2 ottobre 2022 la Muestra de Cine Mexicano Otoño 2022, evento totalmente gratuito, fondato da Cecilia Romo Pelayo, giunto alla sua terza edizione, dopo due anni assenza causa pandemia. I lungometraggi e cortometraggi, presentati in anteprima assoluta per quanto concerne l’Italia, ha visto un’importante collaborazione con due festival di prestigio dell’America Latina, come El Festival Internacional de Cine de Morelia (FICM Presenta) e l FICUNAM Festival Internacional de Cine de la UNAM, dell’Universidad Nacional Autónoma de México. Il festival si è aperto il 30 settembre alle ore 17:00 presentando, per la prima volta nel nostro paese, il documentario El Sembrador del 2018, per la regia di Melissa Elizondo Moreno, che ci conduce nelle montagne del Chiapas, dove una scuola diviene una seconda casa per tutti i bambini della comunità.

Nel 2018 il documentario ha ricevuto tre premi: uno al Festival Internacional de Cine de Morelia con il premio del pubblico, al Festival di Guerrero, quello della stampa e come miglior documentario realizzato da una cineasta donna.  

Trama di El Sembrador

Bartolomé, insegnante in una scuola pluriclasse nelle montagne del Chiapas (Messico), sa che la pedagogia non si basa sui libri di testo e non può essere racchiusa tra le quattro mura di un’aula. Un vero “seminatore” di conoscenza rivela, dinanzi alla videocamera, la sua filosofia e il suo metodo d’insegnamento,  un metodo che, in un luogo così difficile e pover, diventa un faro di speranza, per la creazione di un modello di educazione umanista basato sulla curiosità e sull’amore per il mondo esterno.

El Sembrador (2018)
El Sembrador (2018)

Recensione di El Sembrador

L’opera prima della regista Melissa Elizondo Moreno si dimostra estremamente dolce, gentile e tranquilla, rifacendoci prettamente al modo di parlare e di vivere del maestro Bartolomé e a quel mondo rurale e silenzioso tipico delle montagne del Chiapas, luoghi avvolti da panorami mozzafiato e incontaminati ma anche da profonda miseria, cattiveria e arretratezza culturale. In questa comunità vive Bartolomé, un uomo che ha deciso di abbracciare una missione: l’insegnamento. Non inteso solo come lavoro ma come mandato, difatti per lui l’essere insegnante non significa donare ai propri alunni solo dei concetti logici e filosofici e dei compiti da fare a casa, ma il vero ruolo dell’essere maestro è quello di coltivare il seme che è dentro ad ognuno di noi e di far crescere la pianta nella giusta direzione. L’essere maestro significa esserci, aiutarli nel loro percorso di cresciuta da bambini a uomini del futuro, insegnandogli tutti quei valori fondamentali per diventare un brav’uomo e una brava donna in futuro. In una scena della pellicola Bartolomé dichiarerà come sia fondamentale che colui che insegni sia una persona umana, basata su ideali buoni e pacifisti, poiché se il maestro è una pessima persona, condurrà i propri alunni si strade sbagliate donandogli dei concetti profondamente errati.

Un esempio di cosa significa diventare maestro lo troviamo nella parte narrativa incentrata sul cosa significa essere uomini o donne in Chiapas. Lo spettatore comprende come ancora nel 2018 in quei luoghi miseri del Messico ci sia ancora una distinzione di genere piuttosto forte e marcata all’interno della società, dove è naturale ritenere che un uomo debba studiare e lavorare e che una donna deva avere e occuparsi dei propri figli e delle cose domestiche. Ovviamente Bartolomé vede in questo modello culturale una profonda arretratezza e vuole che i suoi studenti aprano la mente e che rendano possibile che quella concezione, ritenuta giusta e naturale, smetta di esistere con loro. Per far ciò mette i bambini a cucinare, mostrandogli come anche loro possano occuparci di ciò e che quello non è compito femminile, allo stesso tempo dichiara alle bambine come loro debbano continuare a studiare, essendo uguali, nei diritti, ai maschi.

Attraverso delle inquadrature statiche, a tratti fisse o a macchina a mano, e una musica prettamente messicana, lo spettatore scopre la scuola secondo Bartolomé, un luogo aperto alla sperimentazione dove i bambini, all’interno di una classe mista, imparano, attraverso il gioco, un po’ di tutto, dalla musica alla matematica fino al nuoto e alla danza, al fine di diventare degli onesti e rispettosi uomini del futuro. La scuola proposta da Bartolomé non vede nei libri l’unica forma per imparare ma è l’esperienza e la pratica che ci fa comprendere e conoscere le cose della vita, non a caso in una delle prime immagini della pellicola vediamo i bambini a zappare e a coltivare, un evento che all’interno delle nostre scuole occidentali non troveremo mai, a causa di un imposizione eccessivamente classica e rigida dello studio. Giocare e fare insegnano. Il tutto ci viene narrato attraverso delle splendide fotografie in alta definizione e dalle interviste riguardanti i bambini e del maestro Bartolomé che dinanzi alle telecamere svela la sua filosofia di essere un insegnante e di fare scuola.

Fotogramma di El Sembrador (2018)
Fotogramma di El Sembrador (2018)

In conclusione

Una pellicola lenta che sa andare al cuore del pubblico. Se riuscite a trovarla, e se siete insegnanti, consiglio la visione. La pellicola dona una visione a 360 gradi di cosa dovrebbe significare insegnare: ovvero donare ai propri studenti una cultura basata sull’onesta, il rispetto, la gentilezza e l’uguaglianza come fondamento del vivere.

Note positive

  • Fotografia
  • Tematica

Note negative

  • Ritmo a tratti eccessivamente lento
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