Di giorno, lavora in una piccola caffetteria senza alcuna ambizione. Di notte, Cassie, con un piano freddo e calcolato, si presenta nei bar e nelle discoteche con vestiti succinti alla ricerca dell’attenzione di uomini che si considerano per bene, ma non si fanno problemi ad approfittare di una donna quando si creano le giuste circostanze. Non esattamente il percorso che si sarebbe aspettato da una giovane donna che aveva tutte le prerogative per un futuro brillante, ma per Cassie è tutto parte di una missione che si è autoimposta: quando arriva il momento giusto, smaschera ogni singolo potenziale predatore, con una lezione su come debbano essere trattate le donne, sobrie o ubriache che siano, e sul rispetto che è dovuto a ognuna di loro. Questa premessa fuori da ogni schema è solo l’inizio dell’audace lungometraggio di debutto della coraggiosa regista e autrice Emerald Fennell. Talento versatile, Fennell è conosciuta per il suo ruolo di showrunner della seconda stagione della serie britannica Killing Eve. Qui alcune dichiarazione della regista e sceneggiatrice del film Fennel, se volete leggere la recensione del film, cliccate qui.
Riguardo alla vendetta femminile
Volevo intensamente poter scrivere un film sulla vendetta femminile. Recentemente, ci sono state molte pellicole che raccontano le vicende di donne che affrontano le cose a loro modo, che può spaziare dal violento al sexy, fino a situazioni di grande depressione. Con questo progetto volevo presentare una donna ordinaria che si gusta la propria vendetta nei confronti del resto del mondo, senza mai veramente fare ricorso a una pistola o alla violenza. È molto più bizzarra e folle di una soluzione così banale. Chiaramente, potrebbe essere facile per uno spettatore interpretare il film come un commento o una risposta creativa alle vicende del movimento #MeToo, ma la sceneggiatura attinge alle questioni di genere che hanno dominato per anni e quando arriva il momento di fare giustizia, Cassie non offre sconti tanto agli uomini che alle donne. Se il tuo obiettivo è scrivere un film sulla tossicità della cultura sessista, devi necessariamente partire da te stesso e dal tuo ruolo in questo fenomeno. L’aspetto più importante per me su questo film era di affermare che non c’è nulla di veramente straordinario. Non volevo concentrarmi su crimini e violenze straordinarie e sulle persone che li commettono. Il mio obiettivo era di scomporre la nostra cultura e il modo in cui pensiamo, come facciamo tutti parte di un groviglio orribile che è giunto il momento di sciogliere. Quando ti trovi a dover gestire un materiale così difficile, parlando di violenza e traumi, devi essere molto attento a non usare toni compassionevoli o manipolatori. Per me si tratta di un dogma: quando le cose stanno andando per il peggio, arrivano le condizioni per tirar fuori l’aspetto più ironico delle persone. Il film affronta la vita di una donna costretta a convivere con un terribile trauma, senza perdere però il tono beffardo e l’ambizione di un qualche piccolo cambiamento. Proprio lì arriverà davanti al bivio fra una scelta romantica e un bagno di sangue.
Per questo film ho cercato di mettere lo spettatore nella condizione di ridere e immediatamente dopo sentirsi in colpa per aver riso. Non cercavo di farlo scendere giù come una medicina, ma piuttosto dargli una componente divertente, interessante e avvincente. La complessità a questo mondo è totale, per cui nessuno in questo film può essere considerato una persona cattiva e basta. Uomini e donne fanno semplicemente parte di una cultura che perpetua atteggiamenti ambigui nei confronti del sesso. Mi interessava porre delle domande fondamentali su come si possano affrontare queste attitudini per cambiare una condizione tossica che colpisce tutti noi.

La scelta del cast
Quando scegli il protagonista di un thriller impostato sulla vendetta, ma vale anche per le commedie romantiche (e non è esattamente il caso di questo film) è una scelta naturale cercare qualcuno che disorienti. Ho cercato in Cassie una figura che potesse ricordarmi qualcuno che conosco. Doveva essere fredda, abbastanza riservata, ma comunque divertente, ironica ed egoista. Il suo ruolo doveva esprimere grandi capacità di seduzione, quando necessario: come molte donne, Cassie deve saper proiettare normalità, fascino e sensualità. Volevo che si muovesse come una trappola. Mulligan ha raccolto con entusiasmo l’opportunità d’interpretare una persona naturalmente brillante, ma allo stesso tempo profondamente danneggiata ed estrema. Nei panni di Cassie, Mulligan ha offerto una performance assolutamente senza precedenti da quando lavora sul grande schermo. Quando la vediamo per la prima volta, è distesa su un divanetto di velluto rosso in un locale notturno, con la testa che ciondola, capelli e abbigliamento sfatti, evidentemente disorientata e ubriaca. Impareremo presto a capire che con lei le apparenze non corrispondono mai alla realtà. Si tratta di uno stratagemma concepito come atto di apertura di un gioco di potere sui rapporti di genere, diventato ormai una sorta di ossessione personale.
La Mulligan dichiara: “Generalmente, il mio approccio parte dal tentativo d’immaginare altre attrici: se funzionano, allora tendo a rifiutare, ma nel caso di Cassie, non mi è venuto in mente nessuno. Alla prima lettura mi sono spaventata, trovandomi ansiosa e arrabbiata. Incontrando Emerald, ho iniziato però a comprenderne le sfumature. Mi ha spiegato di non essere interessata a fare un ruvido film indipendente, ma piuttosto preparare un’opera godibile per il pubblico per le sue immagini, l’adrenalina, i colpi di scena. Alla fine del primo incontro, ho capito che avrei firmato il contratto.”