Fear (2020): Odio e paura verso lo straniero

Condividi su
Fear locandina del film

Fear

Titolo originale: Strah

Anno: 2020

Nazione: Bulgaria

Genere: drammatico

Casa di produzione: Pro Film

Distribuzione:

Durata: 100’

Regia: Ivaylo Hristov

Sceneggiatura: Ivaylo Hristov

Fotografia: Emil Christov

Montaggio: Toma Waszarov

Musiche: Kiril Donchev

Attori: Svetlana Yancheva, Michael Flemming, Ivan Savov, Stoyan Bochev, Krassimir Dokov, Miroslava Gogovska, Kristina Yaneva

Trailer del film Fear (2020)

Nonostante il titolo, Strah non è un film dell’orrore. È un film sulle paure che portiamo tutti nel profondo di noi stessi. Nel film ci sono violenza, tristezza e paura, ma anche un vibrante umorismo, ironia e in molti momenti sarcasmo, che trasforma il dramma in una commedia dell’assurdo. Questo è un film sull’amore che fa male, ma che va oltre la paura, con un finale inaspettato.

I. Hristov

Presentato in Italia al Trieste Film Festival 2021, in un’edizione del festival avvenuta interamente in modalità online grazie al supporto di MyMovies, Fear (Strah), sesto lungometraggio del cineasta bulgaro Ivaylo Hristov. Nei ruoli dei protagonisti troviamo l’attrice bulgare Svetlana Yancheva (famosa per le sue interpretazioni nei film nazionali  Podgryavane na vcherashniya obed del 2002 e Az grafinyata del 1989) e l’attore Michael Flemming (conosciuto per Pandora del 2020 e per il film tv Rock Monster del 2008). Fear candidato agli Oscar 2021 come miglior film internazionale per la Bulgaria giunge, in lingua originale con sottotitoli al cinema, grazie all’evento denominato Trieste Film Festival in Tour edizione 2021/22.

Trama di Fear

In un fatiscente e povero paese di confine, situato tra Bulgaria e Turchia, seguiamo la triste vita di un’insegnante che ha appena perso il lavoro nel momento in cui la scuola, per carenza di bambini, è stata chiusa, così senza una mansione da svolgere si ritrova completamente da sola, anche a causa della prematura morte del marito, avvenuta tempo prima. Un giorno mentre lei, Svetla, è a caccia s’imbatte in uno strano uomo, un Africano, colui che sta tentando di superare il confine per entrare in Bulgaria e raggiungere la Germania. La donna spaventata da questo incontro, puntando il fucile verso il misterioso uomo, lo conduce alla stazione di guardia della frontiera, che si trova a dover affrontare un vero e proprio problema d’immigrati clandestino avendo arrestato un gruppo di mussulmani che stavano anche loro tentando di superare il confine per lasciarsi alle spalle la Turchia. La polizia non ascolta Svetla e la donna, non sapendo cosa fare con quello strano individuo, decide di portarlo a casa sua per una notte, ma lei non sa che da quel suo gesto dipenderà il suo stesso futuro.

Svetlana Yancheva e Michael Flemming in Fear
Svetlana Yancheva e Michael Flemming in Fear

Recensione di Fear

Una vecchia scuola in decadenza. Un’insegnante di mezza età affranta e triste che guarda al di fuori della finestra, prima di dover chiudere per sempre il luogo che lei frequentava assiduamente, la scuola in cui insegnava. La donna abbandona quel luogo dell’istituzione scolastica e s’incammina per le vie del paese, un luogo abbandonato da Dio e immerso in un’estetica freddezza e squallore. Lei, in solitudine cammina, senza sorridere, in un paesaggio, apparentemente privo di vita e avvolto della nebbia, che ci appare quasi del tutto impercettibili dove udiamo solo lievemente i rumori della natura, come se neppure il vento e gli uccellini potessero vivere in quelle terre vuote e prive di umanità. Con questa sequenza narrativa entriamo nella vita di Svetla, veniamo catturati da quel suo sguardo magnetico e pieno di depressione e di tristezza. La regia c’è la descrive fin dall’incipit con eleganza senza andare ad arricchire la scena il tutto per andare a descrivere esattamente lo stato d’animo dell’ex insegnante ma non solo perché questa introduzione narrativa ci mostra il vuoto e la desolazione che coloro che vivono in questo territorio, come Svetla, devono affrontare quotidianamente. In questo senso per andare a descrivere il vuoto esistenziale di queste persone appare corretto lavorare per sottrazione degli elementi, mostrando solo il minimo necessario: abbiamo una regia semplice che non usa movimenti di camera ma guarda il personaggio dall’esterno e che riprende in lontananza, a eccezione delle prime due inquadrature rivolte alla donna che ci viene mostrata in mezza figura e in seguito con un movimento di un carrello all’indietro ci allontaniamo immediatamente da lei, come per prenderne le distanze e lasciarla sola con i suoi pensieri e il suo dramma. La fotografia appare anch’essa minimale evitando l’uso dei colori per abbracciare un bianco e nero accesso e privo di richiami a tonalità scure e grigie ma in cui il bianco è il colore predominante, lo stesso sonoro viene rarefatto annullando quasi del tutto i suoni della natura e del luogo, neppure i passi di Svetla, che cammina sul cemento delle strade sono udibili, come se lei stessa fosse un fantasma, un essere mangiata da quel luogo.

Questa è la storia di Svetla, è una storia sulla paura, sensazione che le persone povere sentono dentro di loro con forza e che rigettano, con un loro moto d’ignoranza, contro coloro che non conoscono, quegli stranieri che giungono lì per scappare dalla guerra e che vengono invece mal trattati dalla gente del villaggio, un villaggio assolutamente povero e pieno di costruzioni fatiscenti, di cantieri iniziati e mai terminati. La storia ci svolge in un villaggio al confine, un luogo dove il calore dell’umanità sembra essere svanito nel tempo. La paura degli abitanti nel convivere con un negro, colui che si dimostra più buono e più istruito di questi Bulgari, è irrazionale e viene ben narrata dal cineasta che la tratta non con un tocco propriamente drammatico ma con un suo particolare senso di Humor che diviene l’arma in più della storia, che racconta una vicenda mostruosa nella sua tragicità ma che riesce a far sorridere lo spettatore in svariati momenti, poiché rende ridicoli le frasi e gli atteggiamenti di quei paesani, che sembrano ritenere un uomo di colore nero, colui che proviene dell’Africa, non un essere umano ma un oggetto o una scimmia. I

EST. NOTTE

Svetla: Eh, Slavka…

Slavka: Smettila di urlare! Sai che ora è?

Svetla: Guarda cosa ho trovato!

Slavka: Non vedo niente

Svetla: Aspetta un secondo (la donna accende una torcia è illumina l’uomo)

Slavka: Cos’è?

Svetla: Un africano, l’ho trovato nel bosco

Slavka: Perché l’hai portato qui?

Svetla: E dove sennò?

Slavka: All’avamposto di confine

Svetla: Lì non c’è nessuno. […]

Slavka: Legalo a un albero e domani consegnalo alla polizia

Fear

L’epicentro della pellicola è anche la paura di Svetla, la paura di non riuscire a essere felice nella vita, il timore di entrare in un mondo di sola solitudine e privo di un contatto umano. Noi comprendiamo Svetla grazie alla splendida interpretazione di Svetlana Yancheva che con il suo sguardo magnetico ci trascina all’interno del suo mondo fatto di uomini e di militari e di gente spaventata dallo sconosciuto, come possiamo denotare dalla vicina di casa dell’ex insegnante terrorizzata da Bamba, un personaggio interessante che viene però poco approfondito, soprattutto nella sua relazione personale con Svetla. Riguardo a Bamba abbiamo una domanda che non trova risposta: Come mai l’uomo non vuole più andare in Germania?

Fotogramma di Fear
Fotogramma di Fear

In conclusione

Fear ci mostra un escaletion di eventi terribili, mostruosi e animaleschi mostrando al pubblico la poca civiltà di questo paese della Bulgaria, un luogo ancora ostile ai migranti che se ospita da un lato desidera che questi se ne vadano via il più presto possibile perché come loro dicono durante una manifestazione pretendono che la Bulgaria sia dei Bulgari, frasi che purtroppo abbiamo sentito anche noi in Italia soprattutto dalla parte politica del nostro paese. Fear è un film di riflessioni e che mostra un mondo spaventoso attraverso una sorta di Humor che fa apprezzare ancor di più la storia allo spettatore, emozionandolo da quel rapporto che prende vita tra i due, che senza una vera comunicazione, diventano intimi e amici, dove l’uno sembra aver bisogno dell’altro per trovare un senso nel mondo.

Note positive

  • La sceneggiatura
  • Le interpretazioni dei protagonisti
  • La scelta di narrare la storia con un uso equilibrato tra dramma è humor

Note negative

  • Si poteva approfondire di più il personaggi di Bamba
Condividi su

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.