Gli amori di Suzanna Andler (2022): un’intensa storia d’amore tra cinema e teatro

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Gli amori di Suzanna Andler (2022) locandina film

Gli amori di Suzanna Andler

Titolo originale: Suzanna Andler

Anno: 2022

Nazione: Francia

Genere: drammatico

Casa di produzione: Les Films du Lendemain, Les Films du Losange, Ciné+

Distribuzione: Wanted Cinema

Durata: 91 minuti

Regia: Benoît Jacquot

Sceneggiatura: Benoît Jacquot

Fotografia: Christophe Beaucarne

Montaggio: Julia Gregory

Musiche: /

Attori: Charlotte Gainsbourg, Niels Schneider, Nathan Willcocks, Julia Roy

Trailer del film Gli amori di Suzanna Andler

Presentato in anteprima al Torino Film Festival 2021, Gli amori di Suzanna Andler è l’ultimo lavoro scritto e diretto dal famoso regista francese Benoît Jacquot (Eva, Journal d’une femme de chambre, Addio mia regina), con protagonista la meravigliosa Charlotte Gainsbourg nel ruolo di una donna alla ricerca della libertà e dell’amore che fa battere il cuore. Basta solo il titolo per capire quanto il film sia un chiaro omaggio alla sua musa ispiratrice Marguerite Duras (Jacquot ha iniziato la carriera cinematografica come suo aiuto regista). E quanto sia forte, quindi, la commistione tra cinema e teatro su uno scenario incantevole che uscirà in tutte le sale il 14 aprile.

Trama di Gli amori di Suzanna Andler

Suzanna Andler (Charlotte Gainsbourg) è una donna benestante, sposata con un ricco uomo d’affari che la tradisce e con una bambina di nome Irène. Decide di visitare una lussuosa villa sulla Costa Azzurra, in Riviera, per passare le vacanze estive insieme alla famiglia. E lì, tra la vista mozzafiato sul mare e la tranquillità paradisiaca, inizia il suo percorso esistenziale, fatto di scelte sbagliate, menzogne, dubbi e solitudine che si mescola al suo amore focoso per il bel Michel (Niels Schneider), molto più giovane di lei.

Scena del film Gli amori di Suzanna Andler (2022)
Scena del film Gli amori di Suzanna Andler

Recensione di Gli amori di Suzanna Andler

È uno scenario claustrofobico che si specchia a strapiombo sul mare Gli amori di Suzanna Andler. Quattro mura incastrano l’esilio emotivo di Suzanna (una bravissima Charlotte Gainsbourg, bella, in forma e con il tacchettio degli stivali che risuonano come un’eco nel salone della villa), che si rifugia tra le braccia del suo giovane amante Michel (un bravo Niels Schneider senza troppe lusinghe che non vede l’ora di baciare le sue labbra) per (ri)scoprire un momento di piacere in un amore nascosto, tenuto all’oscuro al marito (di cui sentiamo solo la voce ma non vediamo il suo viso) per mesi e mesi. Solo per respirare un po’, lontana dai suoi doveri di moglie perbene sposata (volente?) con un facoltoso businessman che volentieri la tradisce senza pensarci due volte.

Charlotte Gainsbourg nel film Gli amori di Suzanna Andler
Charlotte Gainsbourg nel film Gli amori di Suzanna Andler

Una fuga d’amore, la sua, che vale 2 milioni con un affresco sul mare calmo della Costa Azzurra in Riviera. E il suo volontario ritiro quasi spirituale si affida alla sensazionale forza della sceneggiatura, ai dialoghi tra due persone che parlano senza prendere fiato. Lui, Michel, che non si stanca mai di toccarla, abbracciarla, baciarla e sfogare la sua frustrazione come fosse un fiume in piena. Lei, Suzanna, in bilico tra due fuochi che annega nelle sue stesse menzogne. Perché vuole la sua perduta libertà dopo il matrimonio fallito. Ci aveva già provato con un altro uomo, un flirt (consumato?) mentre stava ancora con il marito ma nessuna conclusione.

E non c’è azione: nessuna scena d’amore, solo tanta nostalgia accennata da qualche sorriso che non lascia scampo alla storiella che prima o poi dovrà mettere un punto fermo. Bellissime le inquadrature della cinepresa con tanto di carrellata avanti, per stabilire un contatto più ravvicinato, e indietro, per ridimensionare la distanza, tra labile sensualità del momento e ritorno sulla terraferma con i piedi ancorati al suolo. Perché, alla fine, l’amore per la vita matrimoniale non va mai via, con la sua bambina pronta ad aspettarla a braccia aperte e la ricchezza materiale ben visibile anche nel suo cappotto leopardato.

Niels Schneider e Charlotte Gainsbourg in una scena del film
Niels Schneider e Charlotte Gainsbourg in una scena del film

È una scena dialogata senza sosta “Gli amori di Suzanna Andler”. Con quel sentore di spettacolo teatrale a effetto con il pubblico di spettatori seduto comodo in platea. E dal palcoscenico si ha l’impressione di sentire una conversazione intensa (fisica e visiva) tra due performer che sfoggiano una snella corporeità, per scontrarsi contro le loro scelte fatte e anelate, forti dubbi e desideri amorosi vissuti. E rivissuti nei loro ricordi, perché quelle sensazioni non (ri)tornano più indietro.

È il caso di dire che il cinema si tuffa a capofitto dentro il teatro (l’omaggio alla grande Marguerite Duras si sente tanto) e improvvisa uno script ben scritto da cui si dipana la lunga storia d’amore. Su uno sfondo paradisiaco che l’obbiettivo della cinepresa mette a fuoco, nel cielo azzurro di una giornata di sole e le onde del mare che bagnano la lingua di spiaggia sotto la maestosa villa.

In conclusione

Gli amori di Suzanna Andler è un’opera d’arte cinematografica che si regge su uno script ben scritto (la pellicola è tratta dalla pièce teatrale “Théâtre II: Suzanna Andler – Des journées entières dans les arbres – Yes, peut-être – Le Shaga – Un homme est venu me voir” del 1968 di Marguerite Duras) impreziosito dalle performance di Charlotte Gainsbourg e Niels Schneider che conversano senza prendere una boccata d’ossigeno. Dietro l’occhio della cinepresa che inquadra il cinema tuffarsi a capofitto dentro il teatro, nella sinuosa danza di due corpi snelli sullo sfondo caldo e ineffabile della Costa Azzurra in Riviera.

Note positive

  • Ottima interpretazione di Charlotte Gainsbourg nel ruolo da protagonista
  • Buona interpretazione di Niels Schneider nel ruolo da co-protagonista
  • Ottime inquadrature tecniche della cinepresa
  • Script ben scritto basato sulla sceneggiatura della pièce teatrale di Marguerite Duras
  • Commistione di cinema e teatro ben costruita

Note negative

  • Nessuna azione che, di conseguenza, porta la cinepresa a incedere lentamente sui punti snodali della storia
  • Sensazione claustrofobica dettata esclusivamente dalle inquadrature su una sola stanza (riferimento tipicamente teatrale)

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