Good Morning Tel Aviv (2022): una bolla pronta a scoppiare?

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Good Morning Tel Aviv

Good Morning Tel Aviv

Titolo originale: Good Morning Tel Aviv

Anno: 2022

Nazione: Italia

Genere: documentario

Casa di produzione: Luce Cinecittà

Distribuzione italiana: Luce Cinecittà

Durata: 91 minuti

Regia: Giovanna Gagliardo

Sceneggiatura: Giovanna Gagliardo

Fotografia: Roberta Allegrini

Montaggio: Emanuelle Cedrangolo

Musiche: Dudu Tassa, Nir Maimon

Documentario scritto e diretto da Giovanna Gagliardo, giornalista e documentarista sensibile alla psiche femminile e al ruolo della donna nella società, Good Morning Tel Aviv è una produzione Luce Cinecittà, con la produzione esecutiva di Maura Cosenza. La pellicola, nata da un’idea della Gagliardo e di Fabiana Magrì, racconta Tel Aviv, la città che non dorme mai, un luogo in perenne evoluzione e cambiamento, che rendono la città come una sorta di grande laboratorio. Il film viene presentato in anteprima mondiale all’interno della Festa del cinema di Roma nella sezione Storia del cinema, venendo presentato il 20 ottobre 2022 alle ore 18:15 presso la Casa del cinema di Roma.

Trama di Good Morning Tel Aviv

Tel Aviv è la città che non dorme mai, la start up nation per eccellenza, la più laica e cosmopolita di tutte le città del Medio Oriente. È la capitale del gay pride e del business, della creatività e della finanza, dell’innovazione scientifica e del culto della tradizione. Il suo dinamismo riesce a coniugare la memoria del passato con l’inarrestabile ambizione di offrirsi ogni giorno al cambiamento, alla scommessa al futuro. La domanda è: Tel Aviv è l’avanguardia di un Israele che verrà, o è soltanto una piccola isola – una “bolla” come dicono loro – all’interno di un paese in perenne conflitto con i propri vicini e non solo. La sua forza vitale, la sua potenza economica e innovativa, il suo laicismo tollerante e inclusivo, saranno in grado di trascinare con sé tutto il paese o le contraddizioni, le differenze sociali e religiose sempre più evidenti avranno la meglio sulle ambizioni della capitale?

Good Morning Tel Aviv - G. Gagliardo sul set - Foto di Stefano Cirianni
Good Morning Tel Aviv – G. Gagliardo sul set – Foto di Stefano Cirianni

Recensione di Good Morning Tel Aviv

Il documentario della Gagliardo è strutturato come un racconto visivo che si snoda in ventiquattro ore, prendendo avvio sotto la luce della luna, quando le strade, i bar e i pub di Tel Aviv si riempiono di vita e di giovani. La macchina da presa ci concentra soprattutto sulla gioventù gay per andare a dimostrare come la capitale economica (ma non geografica) d’Israele sia un luogo in cui le barriere razziali sono state infrante e in cui ogni individuo è libero di essere ciò che è pienamente, non a caso viene asserito all’interno del docufilm che a Tel Aviv è più facile trovare bandiere LGBTQIA+ che quelle d’Israele, dandoci la sensazione che Tel Aviv non appartenga alla cultura di Gerusalemme ma che sia un entità a sé: una città multietnica e multiculturale fatta dai figli d’immigranti europei, un luogo in cui tutte le più divergenti culture religiose hanno trovato un modo per vivere pacificamente insieme, all’interno di una nazione come quella Israeliana segnata dai molti problemi etnici religiosi, partendo dalle popolazioni ebraiche e quelle islamiche, il tutto aggravato dalla lotto geopolitica tra Israele e lo Stato della Palestina. L’incipit di Good Morning Tel Aviv ci dona la sensazione di trovarci entro una città futuristica, in cui vige l’uguaglianza e il rispetto altrui, in cui l’economia è agiata e in cui tutti possono vivere dignitosamente, avvolti da un clima rivolto al futuro e al benessere, strizzando l’occhio sia alla tecnologia che alla tradizione, dove risulta fondamentale per gli architetti costruire sia abitazioni e palazzi moderni ma mantenendo in buono stato gli edifici storici e simbolici di Tel Aviv. Questa è la sensazione che abbiamo visionando l’incipit del docufilm e proprio da qui inizia il viaggio documentaristico della regista, colei che intende donare risposta a una domanda: Tel Aviv è una bolla nel caos che è Israele? Oppure anche a Tel Aviv vivono le contraddizioni della cultura israeliana segnata da fin troppe culture costrette a vivere in un’unica nazione?

Per rispondere a queste domande la cineasta usa immagini d’archivio storiche per donarci informazioni, seppur brevi e insufficienti, sulla nascita e sulla storia della città economica d’Israele. Accanto alle immagini d’archivio abbiamo molteplici interviste di politici (come il Sindaco di Tel Aviv che si trova alla guida della città dal 1998), di architetti, imprenditori, economisti, registi, filosofi, psicologi, artisti, scrittori etc… Personaggi provenienti dai punti più divergenti della città, come dalle periferie di Neve Tsedek , Florentin, Giaffa, luoghi che vivono ancora nella povertà e in cui è ancora viva la vera cultura di Tel Aviv. La pellicola ci concentra maggiormente su Giaffa che ci viene mostrato come uno dei luoghi d’eccellenza per l’arte, un luogo, che vive ancora conflitti interni culturali, in cui è ancor presente un fermento d’idee artistiche, dove l’arte a Tel Aviv è completamente scomparsa a favore di edifici e ricchezza. Proprio lo sguardo che ci viene donato su queste periferie, l’ultimo baluardo della storia di Tel Aviv, ci dichiara di come siano ancora presenti delle diseguaglianze e che in realtà tutti i problemi interni tra le diverse comunità non sono ancora stati sconfitti ma sono solo sopiti in attesa che anche la bolla che è Tel Aviv cada per sempre nel caso.

La regista non vuole solo analizzare con i suoi intervistati la Tel Aviv del 2022, ma è interessata a comprendere come i suoi ospiti vedono la situazione della città tecnologica fra dieci/vent’anni. Le risposte sono sorprendenti , perché se è vero che ogni interlocutore immagina un percorso differente – vuoi indirizzato verso la catastrofe o più ottimisticamente verso un traguardo inclusivo e pacifico – è altrettanto vero che tutti sono concordi nel riconoscere a Tel Aviv il ruolo di città-laboratorio, città in perenne evoluzione e trasformazione. Una città-stato appunto dove spira senza sosta una brezza di contagiosa energia che mette voglia di andare.

Good Morning Tel Aviv
Good Morning Tel Aviv

In conclusione

Il documentario si dimostra di difficile comprensione per un pubblico che non conosce la storia di Tel Aviv, probabilmente la regista/voce narrante avrebbe dovuto indirizzare maggiormente lo spettatore entro la storia conducendolo, mano nella mano, dentro la storia della città e di quella nazione dove i conflitti culturali sono soltanto sopiti. Il film è ben montato del resto, possedendo delle chiavi di lettura interessanti, ma va chiarito che è un docufilm che possono comprendere pienamente solo coloro che conoscono già, in maniera piuttosto approfondita, la storia d’Israele, gli altri troveranno difficoltà nel comprendere pienamente il racconto audiovisivo e le riflessioni.

Note positive

  • Fotografia
  • Sceneggiatura

Note negative

  • La voce narrante doveva condurre lo spettatore maggiormente dentro la storia
  • La pellicola è esclusivamente per un pubblico che conosce già la storia e la situazione di Tel  Aviv.
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