Grazie a Dio: Una storia nera

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grazie a dio locandina

Grazie a Dio

Titolo originale: Grace a Die  

Anno:  2018

Paese di produzione:  Francia

Generedrammatico

Produzione: Mandarin Films

DistribuzioneAcademy Two

Durata:2h 17m

Regia: François Ozon

Sceneggiatore: François Ozon

Montaggio: Laure Gardette

Dop: Manuel Dacosse

Musica: Evgueni Galperine, Sacha Galperine

Attori: Melvil Poupaud, Denis Ménochet, Swann Arlaud, Eric Caravaca, François Marthouret, Bernard Verley, Josiane Balasko, Hélène Vincent, François Chattot, Frédéric Pierrot, Aurélia Petit

Trailer di Grazie a Dio

Trama di Grazie a Dio


Il giovane Alexandre, avvocato, fervente cattolico, sembrerebbe il classico uomo di mezza età che dalla vita ha avuto tutto: una famiglia unita e felice, un lavoro gratificante e una dimora graziosa e accogliente. Eppure, qualcosa lo inquieta, lo turba, sin dalle prime scene. In pochissimo tempo, la visione di Alexandre cambia totalmente: non è più uno degli uomini più fortunati della terra, ma un’anima martirizzata dal dolore dei ricordi. Scopriamo, difatti, dopo pochissime scene, che il primo protagonista di quest’aberrante storia è stato, in passato, vittima di pedofilia. Al centro della scandalosa vicenda, un prete, padre Bernard Preynat, da sempre protetto dall’ipocrisia dell’alta borghesia lionese e dal vescovo Barbarin. Alexandre scopre che monsieur Preynat non è stato mai allontanato dalla chiesa e che esercita ancora le sue funzioni, attorniato da chierichetti e altri giovani. Scioccato da quanto avvenuto, Alexandre decide di smuovere le acque e mettersi in contatto con Barbarin, affinché Preynat sia relegato allo stato di laico. Ben presto però, il giovane si rende conto di essere di fronte a un muro indistruttibile, fatto di cieca omertà, e che la chiesa lionese non ha nessun’intenzione di denunciare i misfatti, ma si limita a chiedere il suo perdono. A questo punto, la figura di Alexandre sparisce per un po’ dalle scene e il ruolo di protagonista lo assume François, un ateo convinto, grande appassionato d’informatica. All’inizio scettico su un possibile riscatto di quello che è accaduto tanti anni addietro, trova poi il modo e l’entusiasmo, per portare alla luce quelli che sono stati a tutti gli effetti degli abusi sessuali. Una volta fondata l’associazione La parole libérée, François diviene il leader di un gruppo di adulti che, in adolescenza o durante l’infanzia, sono stati vittime di padre Preynat. Nel gruppo capeggiato da François, compaiono anche Alexandre e altri giovani, fra cui colui che (Emmanuel), finalmente, denuncerà le malefatte di Bernard Preynat.

Recensione di Grazie a Dio


Nell’autunno del 2019, il regista François Ozon, noto al pubblico per aver saputo sbrogliare, già in precedenza, gli intricati nodi della sfera della sessualità in tutte le sue sfaccettature, decide di raccontare uno scandalo. Ozon, figlio di un Paese in cui la pedofilia è un tema scottante, con estremo coraggio, si fa portavoce del mondo di sofferenze e dolori che episodi delicati provocano nell’animo di bambini e adolescenti. In 2 ore e 17 minuti, il direttore francofono dà vita alle coscienze di migliaia di giovani, spesso costretti a fronteggiare le loro paure e i loro traumi, nel più doloroso dei modi possibili: in solitudine. 

Ozon, grazie a tale film, vince l’ambito Orso d’argento a Berlino. La pellicola è, prima di un’accusa al mondo della pedofilia e della Chiesa, una denuncia spietata all’ipocrisia imperante, al continuo chiudere gli occhi dinanzi a episodi di atroce gravità. Viene rappresentata, in tutta la sua crudezza, l’ottusità di quel ceto medio che cerca di vivere la vita nel modo più sereno possibile, almeno in apparenza, pur a costo di sacrificare la pace interiore.Alexandre, François ed Emmanuel lo sanno benissimo e cercano, in qualsiasi modo, di svelare le oscurità che si celano dietro la finta luce del perbenismo che ha origine, in primis, dall’ipocrisia con cui ormai il mondo vive la religione cattolica. Sebbene tutti, anche gli stessi protagonisti, in un primo momento, tentino di far tacere le proprie coscienze, per non far sì che una tempesta disturbi un’apparente calma che la società contemporanea richiede, appare evidente, dopo qualche scena, che il silenzio è ormai assordante. I tre uomini, dotati di grande spirito d’iniziativa, riescono a utilizzare i mezzi che hanno a disposizione e a far fronte al proprio dolore senza maschere, senza fingere che ciò che è loro successo sia acqua passata o che non abbia poi turbato più di tanto la loro psiche e le loro vite. 

 Una volta che i protagonisti si liberano dalle catene contemporanee del silenzio, dell’essere “forti” e del voler dimostrare a tutti che le loro vite sono quadri impeccabili, questi ottengono la loro personale vittoria. Il prete viene denunciato a causa di tutte le sue malefatte e viene concretizzata la ribellione delle ex vittime tramite il web, mediante la creazione dell’associazione “La parole liberée”. La pellicola è tratta da una storia vera, da uno scandalo che recentemente ha sconvolto la nazione francese. Essa prende il titolo da uno dei più grandi paradossi nati all’interno della Chiesa Cattolica: difatti, sarà il vescovo Barbarin stesso a denunciare il suo silenzio e la sua impotenza dinanzi alle ingiustizie. Il cardinale Barbarin, nel corso di una conferenza, pronuncia proprio le parole “Grazie a Dio”, in riferimento alla prescrizione della maggior parte dei reati del sacerdote, avvenuti troppo tempo fa. Curiosità: L’associazione La parole libérée raccoglie tuttora testimonianze delle vittime del prete Preynat. 

Note positive:

  • Scenografia ben studiata e buona caratterizzazione psicologica di tutti i protagonisti del film;
  • Performance recitative degli attori eccellente;
  • Buona ricostruzione dei fatti;
  • Buona suspense.


Note negative:

  • Lunghezza di Grazie a Dio non è eccessiva, ma potrebbe essere ridotta.
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