Hellboy (2019): Luci e ombre del reboot di Neil Marshall

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Hellboy

Anno: 2019

Paese: Stati Uniti d’America

Genere: Fantasy / Azione

Casa di produzione: Campbell Grobman Films, Lawrence Gordon Productions, Dark Horse Entertainment, Millennium Films

Prodotto da: Lawrence Gordon, Carl Hampe, Lloyd Levine, Matthew O’Toole, Mike Richardson, John Thompson, Les Weldon, Philip Westgreen

Durata: 2 hr (120 min)

Regia: Neil Marshall

Sceneggiatura: Andrew Cosby

Montaggio: Martin Bernfeld

Dop: Lorenzo Senatore

Musiche: Benjamin Fallfisch

Attori: David Harbour, Milla Jovovich, Ian McShane, Sasha Lane, Daniel Dae Kim, Douglas Tait, Emma Tate, Thomas Haden Church, Penelope Mitchell, Brian Gleeson, Sophie Okonedo, Kristina Klebe, Ashley Edner

Trailer italiano di Hellboy

Trama di Hellboy

Allevato come un figlio dal professor Trevor Bruttenholm (Ian McShane), il demone evocato dai nazisti Hellboy (Harbour) è il miglior detective del Bureau of Paranormal Research and Defense, e ha l’incarico di dare la caccia a lupi mannari, vampiri, giganti e altre abominevoli creature che seminano il terrore nel mondo.

La risurrezione della malvagia strega Nimue (Milla Jovovich), precedentemente uccisa e fatta a pezzi da Re Artù in persona, porterà Hellboy a fronteggiare il pericolo della fine del mondo e a fare per la prima volta i conti con la sua pericolosa natura demoniaca.

Recensione di Hellboy

A dodici anni da Hellboy: The Golden Army, secondo capitolo di una trilogia mai conclusa firmata Guillermo Del Toro, la saga del diavolo rosso creato da Mike Mignola riparte da zero con un nuovo film, segnando un passo avanti nella tendenza hollywoodiana di prestare i registi di genere in produzioni ad alto budget fantasy e supereroistiche.

Neil Marshall (The Descent, Doomsday) chiamato in cabina di regia per il reboot di Hellboy, è solo uno dei tanti nomi come Sam Raimi (Spider-Man, 2002-2007), James Gunn (Guardiani della galassia, 2014-2020), Scott Derrickson (Doctor Strange, 2016) e James Wan (Aquaman, 2018) che sono passati dagli ambienti della new wave orrorifica al cinema mainstream, seguendo le orme di quei maestri della vecchia scuola come Roger Corman o Mario Bava che, mostrando una duttilità e un’impronta personale, hanno finito inevitabilmente con l’influenzare i filoni più popolari.

Con David Harbour (Stranger Things) a interpretare l’antieroe demoniaco al posto del Ron Perlman di Del Toro, Hellboy vanta uno script di Andrew Cosby curato direttamente da Mignola e ispirato a varie opere del fumettista.

David Harbour in Hellboy
Milla Jovovich in Hellboy

Analisi di Hellboy

Mignola è un autore appassionato della letteratura di H.P. Lovecraft da sempre molto attento all’estetica delle sue storie e alla creazione dei mostri contro i quali il simpatico personaggio di Hellboy si confronta avventura dopo avventura. Marshall agisce di conseguenza, e calca la mano negli aspetti più dark e sanguinolenti.

Se la scelta di non voler fare il verso a Del Toro è sicuramente apprezzabile, di meno lo sono la disomogeneità e la frammentazione del racconto che, fondendo più fonti d’ispirazione in un’unica storia, porta molte situazioni a risultare narrativamente approssimative (la digressione su Baba Yaga), mentre i tanti flashback paiono solo una scusa per tappare buchi di trama piuttosto che una soluzione atta a rendere più completo il quadro e la sua mitologia.

Se nella continuità narrativa il reboot inciampa più di una volta, la sceneggiatura offre invece diversi dialoghi divertenti a controbilanciare, in particolare le battute dall’umorismo piacevolmente becero dello stesso Hellboy. Molto meno perdonabile è la qualità scadente, inaccettabile per una produzione hollywoodiana del 2019, degli effetti speciali digitali che la fanno da padrona e minano non poco la credibilità del mondo fantasy ricostruito su schermo da Marshall.

Una scena di Hellboy
Una scena di Hellboy

Il regista inglese gioca la carta dell’esagerazione su tutti i fronti, e spinge sulla goliardia grossolana e il gore caciarone per smussare le mancanze di un’opera forse troppo lineare e superficiale. Notevoli, in tal senso, un paio di sequenze d’azione in piano-sequenza dalla carica splatter testosteronica, dirette con il mestiere esperto e consapevole di chi nella serie b si è fatto le ossa.

Il reboot di Hellboy è un intrattenimento balordo e simpaticamente trash che concentra la propria potenza espressiva (enfatizzata dalla gradevole colonna sonora metal) mettendo completamente da parte le volontà riesaminatrici dal taglio autoriale del dittico di Del Toro sul tema della diversità e dell’eroismo, e trova nel cast uno dei suoi punti di forza: Harbour interpreta un Hellboy ricco di sfumature ed energico, e accanto a lui troviamo un buon Daniel Dae Kim (Lost) e una Milla Jovovich (Il quinto elemento) bella e spietata al punto giusto.

Con una sceneggiatura migliore di un canovaccio per le scene d’azione violente, il film avrebbe guadagnato maggiormente in efficacia, ma ciò non nuoce eccessivamente all’esuberanza e alla compattezza generale di questa trasposizione del mondo saturo di freaks di Mike Mignola.

NOTE POSITIVE

  • Pur inficiato da alcune scelte produttive infelici, Neil Marshall dirige con piglio un film caciarone, violento e ad alto tasso adrenalinico, con alcune distinte scene d’azione.
  • David Harbour interpreta un ottimo Hellboy, ed è fiancheggiato da decorosi co-protagonisti.
  • Gli effetti speciali pratici sono ottimi.

NOTE NEGATIVE

  • La sceneggiatura, nella sua linearità e nella superficialità con cui vengono delineate le tante sottotrame provenienti da vari racconti di Mignola, poteva essere curata maggiormente.
  • Rivedibili gli effetti speciali digitali.
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