L’horror sta cambiando: 5 registi contemporanei da tenere d’occhio

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Il cinema horror è in continua evoluzione. Un film può essere considerato horror quando l’emozione prevalente che intende suscitare nel pubblico è quella dell’orrore, dunque una miscela variabile di paura e ribrezzo. L’attrazione principale del genere risale spesso all’illusione di poter vivere situazioni surreali e spaventose consapevolmente nella tranquillità da spettatore. Ed è alla base di queste paure che risiede il fascino dell’horror. Un genere che più di tutti è riuscito a rimanere nell’immaginario collettivo e che a partire dagli anni sessanta, ci ha portato capolavori come La notte dei morti viventi, L’esorcista, Rosemary’s Baby e Non aprite quella porta. La sfida del genere è proprio individuare le paure collettive, che esse siano nella natura umana o dirette ad una certa organizzazione sociale.

La società però, è in continuo cambiamento e all’alba del nuovo millennio il cinema horror ha subito una ricaduta, sfornando continui B movie e cose già viste. La monotonia a tratti trash di molte pellicole di quegli anni e le tematiche trattate hanno portato il genere a subire una caduta profonda. Fantasmi, serial killer, creature soprannaturali, demoni e calamità naturali non suscitavano più terrore ma una collettiva ilarità. Fortunatamente però stiamo assistendo ad una vera e propria rinascita del genere. I nuovi autori  hanno scelto di allontanarsi dai canoni classici della narrazione e dagli archetipi da manuale, stravolgendo il genere con sguardi personali e approcci sperimentali. Dal folk horror all’horror pop ecco i nomi di punta dell’horror contemporaneo.

Karyn Kusama

Una regista che si è fatta portavoce del dibattito female-driven e che dal suo debutto si è sempre distinta con film atipici e spietati ritratti sociali contemporanei. Poliedrica e creativa, è passata dal drammatico Girlfight (1999) al fantascientifico Æon Flux (2005) per poi debuttare nel genere con Jennifer’s Body (2009). Ancora ampiamente frainteso, il film è una commedia dark, con battute e allusioni alla cultura pop infuse in quasi ogni linea di dialogo. Stroncato dalla critica il film rimane tutt’ora un cult. Nel 2015 firma l’horror psicologico The Invitation, è un caso di studio sull’orrore della negazione, in cui una donna che ha perso un figlio, si unisce ad una setta e organizza una cena che finisce in un caos sanguinoso. In seguito dirige Destroyer, un neo-noir dalle tinte terrificanti con protagonista Nicole Kidman. Kusama si distingue per una regia calibrata e claustrofobica e un approccio indipendente in tutti i suoi progetti. Non è un segreto infatti, che evita i colossi dello studio e lavora con i stessi collaboratori dal suo debutto. Da vedere assolutamente l’antologia horror tutto al femminile XX, dove Kusama si unisce ad un set di registe horror di tutto rispetto(Annie Clark, Roxanne Benjamin,Sofia Carrillo) e firma per l’antologia il corto satanico Her Only Living Son.

Ari Aster

Nell’estate del 2018 usciva Hereditary, un film che ha scosso il genere ed è entrato di diritto nei film di culto da non perdere. Presentato al Sundance Film Festival come primo lungometraggio scritto e diretto dal regista, questo non solo ha sconvolto gli spettatori ma ha definito Ari Aster come uno dei nomi di punta del panorama horror mondiale. Distribuito dalla casa di produzione A24, il film è stato un vero successo di critica e pubblico. Uno stile autoriale maturo e raffinato, una regia meticolosa ed estremamente dettagliata unita ad una trama a più tematiche mostra l’abilità tecnica di un esperto e non di un emergente. Lodato da Scorsese, il suo secondo lungometraggio Midsommar non ha deluso le aspettative. Un folk horror che fa del bianco la sua firma, ispirato a The Wicker Man di Robin Hardy, un classico di questo sottogenere. Il regista ha inoltre girato sei cortometraggi di “formazione” tra il 2011 e il 2016, che hanno già la vasta gamma di orrori psicologici ed emotivi che caratterizzano i suoi film. Uno dei punti di forza è una narrazione che nasce dal disagio profondo e che costringe lo spettatore ad affrontare ciò che in realtà vorrebbe ignorare. Un must-watch il corto per la laurea The Strange Thing About the Johnsons.

Ana Lily Amirpour

Al suo primo lungometraggio A Girl Walks Home Alone At Night, Ana Lily Amirpour è stata segnalata tra le venticinque personalità emergenti del cinema indipendente. Di origine iraniana, ma cresciuta in Gran Bretagna e in California, Ana Lily ha scelto per il debutto una storia di vampirismo western, realizzata grazie ad un crowdfunding su Indiegogo. Della sua regia colpisce uno stile eclettico che mostra fiero le sue influenze: dal cinema di Lynch a quello di Sergio Leone fino all’espressionismo tedesco. Il tutto accompagnato da musica elettronica, rock iraniano e sonorità delle partiture western di Ennio Morricone. Ritroviamo gli stessi scenari desertici e assolati in The Bad Batch girato a Slab City, un accampamento californiano di gente in fuga dalla civiltà. Questo thriller distopico a tratti gore, mostra come nel primo, una vasta gamma di influenze e citazioni e una regia consapevole. Il suo attesissimo terzo film Mona Lisa and the Blood Moon sarà un fantasy dove nel cast presentano Kate Hudson e Zac Efron.

Julia Ducournau

Il suo primo film Raw è stato definito così schifoso da far svenire la gente in sala; e gli appassionati di horror sanno benissimo che non c’è etichetta migliore per presentare un nuovo film. Acclamato dalla critica e vincitore del prestigioso FIPRESCI a Cannes, Raw è humor nerissimo e richiama il cinema splatter degli anni ottanta. Il film della Ducournau non se la prende con i vegani, come erroneamente è stato detto ma con gli esseri umani. Violenza estrema, momenti di pura videoarte, rifiuto della realtà e umorismo macabro hanno puntato i riflettori di tutto il mondo su questa giovane regista francese. Con un innegabile talento visivo la Ducournau ci racconta la complessità del cambiamento e l’importanza di scegliere. Laureata in Lettere Moderne, è durante la specializzazione in sceneggiatura a La Femis che capisce che vuole dirigere quello che scrive. Prima di Raw c’è il corto fantasy Junior (2011) e la commedia Mange (2012) co-diretta con Virgile Bramly. Il suo prossimo film in uscita Titane racconta del ritrovamento di un bambino scomparso in un aeroporto e una serie di omicidi collegati ad esso. 

Robert Eggers

Un altro debutto esplosivo, in questo caso con The Witch, un folk horror che racconta di una famiglia inglese di contadini del 1630 che accusa la figlia di stregoneria dopo la scomparsa del figlio più piccolo. Ha vinto numerosi premi tra cui, Miglior Drama al Sundance e il Film Independent Spirit Awards per la migliore sceneggiatura e opera prima. Attraverso un implacabile analisi psicologica il film di Eggers ha fatto scuola tra le nuove generazioni. La sua seconda opera The Lighthouse, non ha deluso le aspettative. Come per The Witch, Eggers catapulta l’uomo in un contesto avverso: i protagonisti, Robert Pattinson e Willem Dafoe, sbarcano su una piccola roccia martoriata dal mare e flagellata dal vento. The Lighthouse gode di un’estetica mozzafiato ma estende ad arte anche il sonoro. Un’impronta autoriale che rifiuta violentemente i dogmi del cinema commerciale e dimostra come un approccio filologico elevi il film ad opera post-moderna. Da non perdere il corto Brothers che il regista usò per trovare i finanziamenti per The Witch.

La lista è a gusto personale e non vuole offendere nessun cinefilo, nè tanto meno Jason Blum. E’ stata fatta una scelta tra diversi sottogeneri e numero di opere. Altri degni di nota del cinema horror contemporaneo sono: Leigh Janiak, Jordan Peele, Coralie Fargeat, Richard Bates Jr, Jovanka Vuckovic e Claire Denis.

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