Hostel: Part II – Eli Roth tra stereotipi e forza espressiva

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Hostel – Parte 2

Titolo originale: Hostel: Part II

Anno: 2007

Paese: Stati Uniti d’America

Genere: Horror

Produzione: Raw Nerve, Screen Gems, Lionsgate

Distribuzione: Sony Pictures Releasing Italia

Durata: 92 min

Regia: Eli Roth

Sceneggiatura: Eli Roth

Fotografia: Milan Chadima

Montaggio: George Folsey Jr., Brad E. Wilhite

Musiche: Nathan Barr

Attori: Lauren German, Roger Bart, Heather Matarazzo, Bijou Phillips

Trailer del film Hostel: Part II

Trama di Hostel: Part II

Le vicende di Hostel – Parte 2 vedono protagoniste tre studentesse americane a Roma, Beth , Lorna e Whitney che vanno in vacanza in Slovacchia, dove vengono in contatto con la stessa misteriosa confraternita del film precedente.

Analisi di Hostel: Part II

Sangue, orrori, urla strazianti e una storia che, seppur si affronti la pellicola senza eccessive pretese, si dimostra troppo legata agli stereotipi e poco propensa a osare veramente. Un ancora giovane Eli Roth dirige, nel 2007, il seguito di una delle pellicole iniziatrici del torture-porn, Hostel. Il progetto del regista di “Cabin Fever” portava con se un’eredità pesante e non si può certo affermare che abbia pienamente soddisfatto le aspettative.

Hostel: Part II presenta uno sviluppo lineare e, seppur sia caratterizzata da una certa fluidità narrativa che contribuisce a rendere l’opera particolarmente leggera e divertente, si dimostra fin troppo banale e ancorata agli stereotipi del genere. Le tre studentesse, delle quali lo spettatore difficilmente tenderà a fissare bene in mente i nomi (causa una caratterizzazione quasi totalmente assente), si lasciano raggirare fin troppo facilmente in fin troppe occasioni e molte sequenze sembrano costruite in maniera forzata per arrivare al vero punto di forza della pellicola: le torture. Hostel 2, in tal senso, non è da meno del predecessore. Porta sullo schermo immagini forti, talvolta stomachevoli e in grado di smuovere il più inamovibile degli spettatori, con il rosso che invaderà lo schermo più e più volte, in un turbinio di urla, strumenti di tortura e scene che lasciano letteralmente con il fiato spezzato.

La seconda metà del film presenta, a livello di ambientazione, qualche reminiscenza dei primi Saw (del resto la saga avviata da Wan era l’unico competitor veramente valido di Hostel, se vi si riflette limitatamente alla sfera della nicchia del torture-porn). Strutture industriali fatiscenti e in stato di abbandono che diventano il palcoscenico delle perverse e terribili torture a cui vengono sottoposte le vittime della confraternita. Un set di moda negli e che, ancora oggi, fa un certo effetto. La combinazione di questi due elementi, a ogni modo, non contribuisce a rendere memorabile un film scontato e di certo non ricco di dettagli, che, a voler essere estremamente critici, avrebbe potuto esaurire la propria storia nella metà del tempo.

A sua discolpa, si può tranquillamente affermare che Eli Roth si trovasse ancora quasi agli inizi della sua carriera da “condottiero dell’horror moderno” e, forse, trovandosi per la prima volta a dover gestire un sequel (peraltro di una propria opera) ha semplicemente tentato di replicare quanto di buono aveva realizzato con l’ottimo Hostel aggiungendo qualche elemento innovativo (la confraternita perde l’elemento mistico che l’aveva caratterizzata nel primo film e viene mostrata in molti dei suoi macabri aspetti e sfaccettature). Roth riporta su schermo un altro dei suoi elementi distintivi: la capacità di nauseare lo spettatore con sequenze a dir poco disgustose dal punto di vista visivo. La bravura del papà di The Green Inferno sta nella sua capacità di caricare gradualmente la tensione per poi farla esplodere in un tripudio di splatter (che, soprattutto nella seconda metà della pellicola, strizza l’occhio al già citato Cabin Fever).

Si segnala la presenza di una giovane Lauren German nel ruolo di Beth, la giovane protagonista delle macabre vicende slovacche di Hostel 2. L’attrice, così come i suoi colleghi, non sfigura ne dà una prova memorabile, proprio a causa di una sceneggiatura scialba e fondata sui cliché da film horror che contribuiscono a sminuire il risultato finale di quella che è una delle prove peggiori di uno dei registi di riferimento per il genere.

Senza infamia e senza lode, Hostel 2 diverte e intrattiene, ma è lontano dal predecessore e dai sopracitati competitors, con i quali a stento regge il confronto

Note Positive

  • Immagini forti
  • Ambientazione tipica del genere
  • Elementi splatter ben sfruttati
  • Narrazione leggera

Note Negative

  • Personaggi e situazioni stereotipate
  • Fin troppi i rimandi a Saw
  • Sceneggiatura banale
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