Il Divin Codino (2021): il biopic Netflix su Roberto Baggio

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Il divin codino locandina film

Il Divin Codino

Titolo originale: Il Divin Codino

Anno: 2021

Paese: Italia

Genere: Biografico

Produzione: Fabula Pictures, Neflix, Mediaset

Distribuzione: Netflix

Durata: 92 minuti

Regia: Letizia Lamartire

Sceneggiatura: Ludovica Ramplodi, Stefano Sardo

Fotografia: Benjamin Maier

Montaggio: Pietro Morana

Musiche: Matteo Buzzanca

Attori: Andrea Arcangeli, Valentina Bellè, Thomas Trabacchi, Andrea Pennacchi, Antonio Zavatteri

Il Divin Codino, una produzione Fabula Pictures, esce direttamente su Netflix a partire dal 26 maggio 2021, per la regia della cineasta Letizia Lamartire (Saremo giovani e bellissimi, 2018; Piccole Italiane, 2017). Il lungometraggio segue la vita calcistica e personale di Roberto Baggio, giocatore a tratti sfortunato divenuto per la sua grande umanità simbolo del calcio italiano e uno dei calciatori più amato dalla tifoseria italiana. A interpretare Baggio troviamo Andrea Arcangeli, famoso per la serie Romulus.

Baggio - Il divin codino
Andrea Arcangeli è Baggio nel film Il Divin Codino

Trama de Il Divin Codino

Partendo dagli esordi nelle fila del Lanerossi Vicenza, la storia mostra lo sfortunato passaggio di Baggio nelle fila della Fiorentina, dove arriverà reduce da un brutto infortunio alla gamba durante la sua ultima partita in serie C. A causa di questa problematica fisica il calciatore è entrato dentro un vortice di depressione, vortice da cui è uscita attraverso la conoscenza di una nuova religione, come il Buddismo a cui nel tempo si appassionerà sempre di più. Il viaggio de Il Divin Codino lo porterà a calcare i campi della nazionale maggiore fino a giocarsi la coppa del mondo nel 1994 in un Italia – Brasile terminato ai rigori, per la prima volta nella storia dei mondiali, qui un suo sbaglio ai rigori condannerà l’Italia alla sconfitta e lo stesso Baggio riprofonda nuovamente dentro un forte rammarico interiore vedendosi spegnere in quell’attimo tutto i suoi sogni di ragazzo. La narrazione andrà a mostrare anche i suoi ultimi atti calcistici con la maglia del Brescia con un occhio di riguardo agli eventi familiari del calciatore italiano.

Fotogramma de Il Divin Codino
Fotogramma de Il Divin Codino

Recensione de Il Divin Codino

Il Divin Codino non è un film sul calcio, anzi la sfera calcistica riguardante la carriera di Roberto Baggio è mostrata in minima parte e lo spettatore si ritroverà a vivere lo spogliatoio e le atmosfere calcistiche solo in alcune parentesi drammaturgiche come l’esperienza ai mondiali del 1996 e i suoi ultimi anni di carriera da giocatore presso l’Empoli, mentre tutto il percorso riguardante il suo vissuto “glorioso” nei ranghi della Fiorentina o della Juventus non viene neppure menzionato all’interno del racconto narrativo, togliendo quell’elemento di tifoseria che indubbiamente causerà la tristezza di molti amatori della storia calcistica del giocatore di Caldogno. Tale scelta però è funzionale al racconto narrativo tematico che la cineasta Letizia Lamartire e gli sceneggiatori Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo intendevano apportare all’interno della pellicola: l’umanità più intima di un uomo, complesso e tormentato da una vita che gli ha posto lungo la strada svariati ostacoli difficili da superare.

Strutturato dal punto di vista sceneggiativo attraverso svariati salti temporali, Il Divin Codino si focalizza su tre periodi chiave di Baggio:

  1. 1985/87: Il primo grave infortunio e il trasferimento alla Fiorentina e a Firenze, luogo in cui scoprirà il buddismo. Periodo complesso dove il giovane vedrà in ben due anni solo cinque volte il campo sportivo
  2. 1996: L’esperienza dei mondiali con il famoso rigore sbagliato durante la finale Italia – Brasile
  3. 2000/02 La parentesi empolesi con l’allenatore Carlo Mazzone e un nuovo terribile infortunio fisico e la mancata convocazione da parte di Trapattoni per i mondiali Giappone e Corea 2002.

Questi tre momenti narrativi sembrano a prima vista sconnessi tra loro apparendo semplicemente come tre istanti di vita di Baggio presi in maniera causale, invece dietro a questa scelta è ben visibile un attento lavoro di sceneggiatura e di selezione in cui non sono stati mostrati i momenti gloriosi dell’uomo Baggio ma i suoi momenti di crisi interiore e di rammarico calcistico. Il Divin Codino si concentra in maniera importante sul concetto di credere in sé stessi sia attraverso il concetto di Buddismo sia attraverso il rapporto tra Baggio e il padre (altra tematica fondante della narrativa), rendendo per un certo punto di vista la pellicola quasi didattica, a causa di un tema onnipresente all’interno della visione e che vuol mostrare ai più giovani, attraverso la vicenda di Roberto Baggio, come sia fondamentale nella vita credere in ciò che vuoi fare e lottare con tutta la propria testardaggine per riuscirci. Per fare ciò era fondamentale mostrarci l’essenza del calciatore che ci appare come un uomo insicuro, che cerca spesso e volentieri una sorta di approvazione da parte degli altri (che sia l’allenatore o il proprio padre), e un individuo tormentato che non riesce a smettere di auto – incolparsi per aver sbagliato clamorosamente un rigore durante quella finale mondiale del 1996 e che rappresentava il suo sogno fin da bambino, battere il Brasile alla finale mondiale.

La forza de Il Divin Codino è proprio in questa sua componente emozionale, emozione che giunge fino allo spettatore grazie anche ad una buona interpretazione di Andrea Arcangeli e ad una scrittura dialogica ben fatta, ma se la scrittura riguardante il personaggio di Baggio funziona bene come quella del padre, il lungometraggio non mostra i personaggi secondari con la cura che avrebbero meritato e la moglie stessa del calciatore con i suoi figli trovano fin troppo poco spazio all’interno della narrazione apparendo piuttosto bidimensionali come anche i compagni di squadra mai visti o nominati all’interno della pellicola. Registicamente invece il film funziona anche se la regista poteva e doveva osare maggiormente d’autorialità, autorialità completamente assente a livello di scelta dell’inquadratura e d’inquadrature e che risulta fin troppo scolastico tanto da avvicinarlo maggiormente ad un prodotto didascalico tipico delle produzioni televisive che non cinematografico. La sceneggiatura funziona bene nei suoi intenti ma poteva provare ad approfondire maggiormente la storia e la personalità di Baggio aggiungendo alcuni dettagli sulla sua vita personale e creando maggiori sottotrame narrative, in fin dei conti le tematiche appaiono molto evidenti e aggiungere qualche tematica secondaria poteva innalzare il lavoro verso vette più elevate.

In conclusione Il Divin Codino si dimostra un discreto film che porta a casa il suo compito senza grandi pregi e grandi errori. Sicuramente risulterà una pellicola che saprà intrattenervi anche se non amate particolarmente il mondo del calcio.

Note positive

  • Tematica
  • Scelte dei momenti da mostrare della vita di Baggio

Note negative

  • Regia fin troppo scolastica
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