Il documentario e la sua nascita

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Se volessi fare qualcosa di rivoluzionario in questo settore girerei un documentario

cit.  Neill Blomkamp

Il documentario è uno dei generi cinematografici più importanti della storia del cinema e purtroppo è anche quello maggiormente bistrattato; solo alla fine del XX secolo codesto “stile narrativo” ha iniziato a riprendere vita all’interno delle sale cinematografiche abbandonando e differenziandosi notevolmente dal documentario televisivo. Dal 2010 il Documentario vive il suo periodo d’oro, sopratutto nella nostra amata penisola Italiana e questi prodotti audiovisivi non hanno niente da recriminare sui lungometraggi “fantastici”.

Lo stile del documentario

Il documentario è entrato prepotentemente nel cinema, già agli albori del cinema muto, mostrando al pubblico eventi, luoghi ignoti o problematiche sociali. Da questo genere è emerso anche il documentario televisivo che si differenzia moltissimo da quello cinematografico e in questa distinzione sta l’essenza più pura dello stile narrativo adottato da codesto genere.

La divergenza principale è nella sua vena autoriale: se il documentario televisivo mostra degli eventi per insegnare al pubblico dei dati reali e precisi in maniera puramente oggettiva, nel cinema siamo in mano al regista ed è attraverso il suo sguardo narrativo e soggettivo che noi andiamo a conoscere un evento. Il cineasta, nel suo film, vuole mandare un messaggio e l’intento filmico è appunto andare a verificare la sua tesi e creare una riflessione critica da parte dello spettatore.

E’ dunque da precisare che il documentarista, per dar luogo al suo racconto audiovisivo, effettua delle scelte stilistiche, come ogni regista, partendo da quelle riguardanti le inquadrature, limitando il campo visivo in ripresa utilizzando varie ottiche cinematografiche fino ad arrivare con il montaggio nel creare un attento lavoro di editing video e del suono che vanno a realizzare una sorta di emotività visiva e sonora.  Perfino la sceneggiatura esiste in questo genere, e i canoni di scrittura sono i medesimi del film di finzione. Possiamo asserire che valgono le leggi ideate da Christopher Vogler ” Il viaggio dell’eroe” nello strutturare le storie.

Dunque non è che il regista od operatore vanno a riprendere la realtà mettendo la macchina da presa e calcando su play, ma creano un loro piccolo set modificando ciò che li circonda al fine di raggiungere il loro scopo.

Dove nasce?

Prima di Georges Melies il documentario era praticamente l’unico genere esistente nel mondo del cinema; benché già con l’invenzione della Lanterna Magica, descritta per la prima volta da un padre gesuita Athanasius Kircher nel 1646 (dunque moltissimi secoli prima dell’invenzione reale del cinematografo), venivano proiettate delle immagine attraverso l’uso di alcuni vetrini dipinti. L’utilizzo di questo macchinario aveva un duplice uso: se da una parte era didattico né esisteva uno interamente fantastico, benché venisse  sempre adoperato a favore della religione e per creare un attaccamento maggiore al mondo della chiesa.

Nel 1700 la lanterna magica venne surclassata dal Mondo Nuovo che permetteva di assistere alla visione delle immagini non solo di notte ma anche durante il giorno, ma mentre la prima creava una visione collettiva il Mondo Nuovo aveva una visione intima e privata: solo un uomo alla volta poteva assistere allo spettacolo. Nonostante questo suo limite tale tecnologia divenne un potente mezzo popolare d’informazione, mostrando  il mondo lontano attraverso vedute di paesaggi, città, luoghi lontani ma anche fatti storici, come la decapitazione di Maria Antonietta, che fece conoscere al mondo intero gli ideali della Rivoluzione Francese; ma anche in questa tecnologia parlare di cinema è ancora precoce, non essendoci ancora immagini realmente in movimento.

Solo nel 1895 nasce il cinema primordiale con i fratelli Lumiére che crearono uno strumento che cambierà per sempre la vita di ogni singolo individuo e infine del mondo. In una piccola sala di un locale parigino il 28 dicembre si assistette al primo spettacolo del Cinematografo: una visione collettiva e non più privata. Qui non esiste un lato fantastico narrativo delle vicende ma un puro sguardo oggettivo con inquadratura fissa del mondo che li circonda: i protagonisti sono la gente comune, che poi riandrà al cinema per rivedersi.

Il primo cinema dei Lumiére, ma anche quello creato dal suo predecessore Thomas Edison, ovvero il Kinetoscopio, sono oggi degli ottimi esempi del mondo di fine 1890. Vediamo le città, gli uomini e i loro costumi e modi di fare, divenendo oltre che ottimi esperimenti cinematografici pellicole documentaristiche simili a quelli di famiglia.

Il Cinematografo per la sua leggerezza divenne immediatamente uno strumento facilmente trasportabile e perfetto per compiere il cosiddetto giro del mondo, denominato nel cinema il periodo del Grand Tour con i suoi cinematografisti ambulanti che si recavano in luoghi lontani per riprendere il mondo ignoto ai cittadini da cui tornavano per mostrargli ciò che avevano visto e scoperto.  Ben presto però la macchina da presa ottene uno sguardo dominatore (il nome iniziale del cinematografo era Dominator). Le riprese sui mondi lontani venivano realizzate rimarcando un concetto: la superiorità dell’uomo bianco occidentale sulle altre popolazioni.

I primi video erano però brevi benché interessanti e sconvolgenti per il mondo dell’epoca, ma il primo vero lungometraggio documentaristico giunge solamente nel 1922 ” Nanuck l’esquimese” di Robert J. Flaherty film in cui realtà e finzione filmica si mescolano per mostrare ciò di cui il regista aveva bisogno.

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