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Il ritorno
Titolo originale: Il ritorno
Anno: 2022
Nazione: Italia
Genere: drammatico
Casa di produzione: World Video Production, Rai cinema, Mic, Marvin Film, Bling Flamingo, Lazio Cinema International
Distribuzione italiana: Adler Entertainment
Durata: 86’
Regia: Stefano Chiantini
Sceneggiatura: Stefano Chiantini
Fotografia: Claudio Cofrancesco
Montaggio: Luca Benedetti
Musiche: Piernicola Di Muro
Attori: Emma Marrone, Fabrizio Rongione, Lorenzo Ciamei, Tihana Lazovich
Dal regista di Avezzano (L’Aquila), classe 1974, Stefano Chiantini, conosciuto nel panorama italiano per il suo lungometraggio L’amore non basta (2009), per aver partecipato alla regia della seconda unita di serie come Tutti pazzi per amore 3 e Un Medico in famiglia 8, oltre alla regia di Una mamma imperfetta 2, nel 2022 prende vita la pellicola Il Ritorno, un film prodotto dalla World video production e da Rai cinema, con cui aveva già collaborato per la realizzazione del lungometraggio Naufragi (2020). Il Ritorno, che segna l’esordio nelle vesti attoriali da protagonista Emma Marrone, cantante vincitrice della nona edizione di Amici e del Festival di Sanremo 2012, è presentato in anteprima mondiale il 17 ottobre 2022 h 21.00 presso Auditorium Conciliazione alla Festa del cinema di Roma nella sezione Alice nella città. Il film, distribuito da Adler Entertainment è stato girato tra Latina e Fiumicino.
Trama de Il ritorno
Teresa è una giovane donna, abita col compagno Pietro in un quartiere periferico di una livida città del Lazio e hanno un figlio di circa un anno, Antonio. E’ una famiglia giovane che deve fare i conti con la mancanza di lavoro e le difficoltà economiche, Pietro poi non è propriamente la persona più affidabile e per Teresa non è facile tirare su quel bambino, da sola. In qualche modo però ci sta riuscendo e le cose sembrano anche poter funzionare, almeno fino a quando i comportamenti di Pietro non finiscono per mettere a rischio la loro vita, in particolare quella del piccolo Antonio. Teresa allora per difendere il figlio arriva a compiere un gesto estremo, un omicidio per legittima difesa, un gesto che le costa il carcere, per ben dieci anni. Quando torna, ad accoglierla ci sono Pietro e Antonio, e la vita che dieci anni prima ha lasciato. Inizia così un percorso che dovrebbe colmare il vuoto creato da quel distacco forzato ma che finisce invece per amplificarlo ed esasperarlo. I contrasti e le difficoltà che il tempo trascorso si porta dietro prevalgono infatti sulla volontà e sull’amore. Dieci anni hanno cambiato molte cose, troppe, per tutti: per Teresa che non sa rientrare in una vita che non le appartiene più, e per Pietro e Antonio che ormai hanno un loro equilibrio e non sembrano disposti a metterlo in discussione. La verità è che il tempo e la distanza dividono inesorabilmente, e quelle vite non possono più stare insieme.

Recensione de Il ritorno
Ogni singola inquadratura della pellicola è scandita sul ritmo spento della vita di Teresa (Emma Marrone). Il regista con la cinepresa a camera a mano si concentra essenzialmente sul volto della protagonista, una donna forte che è costretta, fin dai primi minuti della narrazione, a dover far i conti con un’esistenza squallida, povera e priva di felicità, in cui l’unica speranza è quella di guadagnare dei soldi per il mantenimento della propria famiglia, poco importa se quel lavoro è disumano e basato su contratti a nero e sullo sfruttamento economico, quel che conta per Teresa è racimolare qualche denaro per mettere un misero piatto in tavola, per nutrire la sua famiglia, figlio e marito, un uomo inetto che spreca tutti i suoi soldi scommettendo. Sarà proprio Pietro a causare la rovina di Teresa, quando un giorno la donna entra in casa con il figlio e trova il marito che discute animatamente con uno strozzino, alquanto violento, recatosi lì per ricercare dei soldi. Pietro non li ha e non può darglieli così il malvivente decide di prendersi il bambino e solo Teresa può fermare l’uomo, che aggredisce e uccide con un coltello da cucino, per impedire che quell’essere possa fare del male al proprio figlio. Questo evento farà crollare quel briciolo di felicità di Teresa, che ora non è neppure più madre, terminando per ben dieci anni in carcere, a causa dell’omicidio da lei commesso. Il secondo atto narrativo e la vera storia inizia esattamente dal momento successivo all’omicidio. Avviene un salto temporale di dieci anni e ci ritroviamo davanti a una Teresa cambiata, invecchiata, indurita dalla vita e dal mondo del carcere, un luogo in cui neppure la sua famiglia gli è rimasta accanto. Teresa è abbandonata dal marito e dal figlio stesso, ma lei non si arrende e decide di andare a vivere nella sua vecchia casa, da Pietro e Antonio, ma i due mostreranno un atteggiamento freddo e distaccato verso la donna. Per loro ormai Teresa è un’estranea e non si dimostrano interessati a volerla includere nella loro vita, anzi desiderano che tutti ritorno com’era prima della sua scarcerazione, nonostante Teresa tenta in tutti i modi di comportarsi come una madre onesta e buona nei confronti del figlio e come una donna in cerca d’amore nei confronti del suo compagno di vita, la vera causa di quello che le è successo.
Il ritorno si svolge con un ritmo statico e uguale a se stesso per tutta la durata della visione, una visione che non possiede una trama ricca di eventi e di colpi di scena, anzi siamo catapultati dentro alla realtà cruda e dura della vita, come nei vecchi film neorealisti e della nouvelle vague Francese. Nel film di Stefano Chiantini non accade niente a livello drammaturgico, il tutto è basato su un piano emotivo della narrazione, in cui si vuole mostrare il vuoto e la frustrazione provata da una donna che nessuno ama e che non si trova solo a essere sola, ma perfino rifiutata da coloro a cui ha salvato la vita. Teresa cerca in tutti i modi di creare un’armonia familiare ma il marito sembra fuggire il suo sguardo dimostrando una sorta di apatia e paura di colei che ha amato, mentre il figlio sembra vergognarsi di lei difronte al resto del mondo, rifiutandosi di vivere e di avere a che fare con una donna uscita dal carcere, nonostante le ci sia finita esclusivamente per salvarlo. La pellicola ci concentra sul volto di Teresa per trasmetterci a noi la sua emozione, ma il risultato non è sempre riuscito, soprattutto nella seconda parte della pellicola, dove lo spettatore corre il rischio di distaccarsi dal personaggio, a causa di una espressione monocorde di Emma Marrone che possiede per tutto un film uno sguardo duro e rabbioso. Se questo sguardo può essere giusto per svariate scene, per altre avrebbe dovuto cambiare espressione, a tratti più felice o più triste, invece lei fin dall’inizio della storia fino alla fine possiede un’unica espressione, ovviamente ciò è causato dalla sua inesperienza attoriale e dunque far portare sulle sue spalle un film, soprattutto un ruolo così complicato e che vive di sfumature, è stato un rischio eccessivo, probabilmente se la parte fosse stata data a una vera attrice il risultato sarebbe stato migliore, almeno a livello emotivo.

In conclusione
Un film funziona per 2/3 ricadendo entro un montaggio fin troppo statico. Nonostante qualche problema va evidenziato il lavoro di scenografia e di costumi che ci trasmettono quel senso di povertà e disperazione che possiede la storia.
Note positive
- Scenografia
- Costumi
Note negative
- Le interpretazioni, anche a causa di scelte attoriali non azzeccate da parte della regia