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Il Traditore
Titolo originale: Il traditore
Anno: 2019
Paese: Italia
Genere: biografico
Produzione: IBC Movie, Kavac Film, Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 2h e 15 m
Regia: Marco Bellocchio
Sceneggiatura: Marco Bellocchio
Fotografia: Vladan Radovic
Montaggio: Francesca Calvelli
Musiche: Nicola Piovani
Attori: Pierfrancesco Favino, Maria Fernanda Cândido, Fabrizio Ferracane, Luigi Lo Cascio, Fausto Russo Alesi, Giovanni Calcagno, Bruno Cariello, Nicola Calì, Alberto Storti, Vincenzo Pirrotta, Goffredo Bruno, Gabriele Cicirello, Paride Cicirello, Alessio Praticò, Elia Schilton, Pier Giorgio Bellocchio, Antonio Orlando, Rosario Palazzolo, Ada Nisticò, Federica Butera, Filippo Parisi
Presentato in anteprima mondiale al festival più importante del mondo sul cinema, Il Traditore di Bellocchio, ha catturato la critica di tutto il mondo ottenendo una standing ovation alla termine della proiezione alla 72ª edizione del Festival di Cannes. In oltre ha ottenuto il Nastro d’argento come miglior film, miglior regia e sceneggiatura ed ha fatto incetta di premi al David Di Donatello 2020 dove anche Pierfrancesco Favino ha ottenuto il premio come miglior attore non protagonista
Il film del regista di Fai Bei sogni però è uscito a mani vuote dal festival di Cannes dal punto di vista delle statuette, ma il film è riuscito a catturare l’interesse delle major di distribuzione cinematografiche, che lo hanno acquistato in modo da poterlo distribuire anche fuori dall’Italia. Un notizia importante per il nostro cinema Italiano che raramente giunge all’estero. La storia è autentica e non di finzione andando a narrare i fatti che coinvolsero Tommaso Buscetta, il primo grande pentito di casa nostra.
È un film ancora diverso da tutti i precedenti, forse assomiglia un po’ a “Buongiorno, notte” perché i personaggi si chiamano coi loro veri nomi, ma lo sguardo è più esposto, all’esterno, i protagonisti sono spesso in pubblico, per esempio nel gran teatro del Maxiprocesso di Palermo e in altri teatri di altri processi con un copione diverso, pur essendo i personaggi spesso ripresi a distanza ravvicinata, trascurando però quei tempi psicologici, quelle nevrosi e psicosi “borghesi” che sono state spesso la materia prima di molti film che ho fatto in passato. Il Traditore” è anche un film civile (o di denuncia sociale come si diceva una volta) evitando però ogni retorica e ideologia.
cit. Bellocchio, tratto dal pressbokk de “Il Traditore”
Trama de Il traditore
Palermo, festa di Santa Rosalia all’inizio degli anni ’80. In una serata di festa e balli, viene sancita una storica pace tra i vecchi boss palermitani e la nascente mafia corleonese di Riina per la spartizione del neonato e ricchissimo mercato di eroina. Un soldato semplice, tale Tommaso Buscetta, affiliato con i vecchi boss, avvertito il pericolo di tale attività, decide di spostare famiglia (e affari) in Brasile. Almeno fino al 1984, all’estradizione, primo passo della risposta dello Stato alla carneficina che la guerra tra le due cosche aveva portato in Sicilia.
Recensione de Il traditore
Quei pochi centimetri tra una ferita (pur sanguinosissima) e la morte. Vi sono pochi dubbi che sia una tragedia nazionale fin troppo poco riconosciuta che un’organizzazione come Cosa nostra abbia potere e riconoscenza di un’intera regione (e nazione). Ma che lo Stato abbia favorito ciò attivamente e personalmente sarebbe la morte della Repubblica. Il passaggio da spettatori a complici, la trattativa è il vero tradimento. E Bellocchio indaga molto a fondo sullo scarto e il confine (labile, reale, inesistente?) tra queste due verità, in quel distacco che ci consente, riluttanti e claudicanti, di poter almeno sperare in una nuova partenza per quel che, altrimenti, sarebbe troppo incancrenito per essere curato. Per fare ciò, Bellocchio parte sulle essenze del tradimento.
Magnetico, rivelatore, oscuro. Tutti attributi perfettamente rientranti nella figura tipo de Il traditore, nel Tommaso Buscetta che Bellocchio filma in modo lirico e onirico, indagandone la psiche e la forza, non lesinando su una sceneggiatura di altissimo impatto e dosando la musica perfettamente, capace com’è di scandire i capitoli di quella che a tratti ricorda una vera e propria (appunto) tragedia, totalmente italiana. O veramente siciliana.
Il tutto aiutato da un Pierfrancesco Favino monumentale nel dare carisma e tratteggiare una dignità fiera e risoluta, senza eccessi, quasi abiurante verso sè stesso e le sue origini, girovagando com’è tra il portoghese e un siciliano dall’accento e cadenza sorprendenti, molto più di quelli del sicilianissmo (e comunque ottimo) Lo Cascio.
Il lungometraggio di Bellocchio si lascia andare a simbolismi di troppo, ma il regista non commette l’errore di dimenticare l’attributo massimo di un “traditore”: l’inaffidabilità. Una singola scena, la più dolorosa (insieme alla soggettiva del botto a Capaci), per restituire la dimensione e il mistero di pagine di storia italiana ancora per molti lembi incollate, di un dramma che si fa tragedia massima proprio quando rischiava di allontanarsene, anche se echeggiato inizialmente dal Falcone in scena. Ricordandosi che qui gli eroi non sono di casa, e certamente non si chiamano Buscetta.
Note positive:
- Pierfrancesco Favino
- La sceneggiatura
- L’uso delle musiche
- Il montaggio.
Note negative
- Uso di simbolismi sfacciati e non incisivi
- Una solita esaltazione della mafia (corretta solo sul finale).