Le dichiarazioni di Im Sang Soo che presenta il suo film Heaven: to the Land of happiness al Florence Korea Film Fest 2022

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Il 06 Aprile 2022 si è tenuta al Cinema LaCompagnia di Firenze la presentazione italiana, all’interno del Florence Korea Film Fest 2022, del lungometraggio Heaven: to the Land of happiness per la regia d’Im Sang Soo, conosciuto in Italia per i suoi film La moglie dell’avvocato del 2003 e The Housemaid del 2010. Il regista ha incontrato gli addetti stampa rispondendo alle loro domande e svelando alcuni curiosità sul suo rapporto con la Corea del Sud e con il cinema italiano.

Heaven: to the Land of happiness è un film che si discosta dai suoi precedenti lavori, è un dramedy, una commedia con anche degli aspetti amari, è racconta proprio l’amicizia tra due uomini all’interno di un road movie, due uomini soli che riflettono sul significato profondo della vita. Qual è stata la genesi di questo film?

Questo è un film che parla della morte, un viaggio verso la morte, ma non è un film che tratta la morte in una maniera tragica, pesante. Io ho voluto creare l’atmosfera un po’ calda per trattare questi temi in un modo leggero. […] Nel film non ci sono grandi azioni, non c’è una storia così incredibile, però c’è il flusso, ho cercato di creare un flusso che non annoiasse il pubblico, ho cercato di seguire queste idee per creare questo film. Molte persone chiedono perché ho creato questo genere di pellicola e quando mi fanno queste domane rispondo: è stata una fase di riposo. L’ho realizzato leggero e nel crearlo ho pensato a una cosa, devo tornare come prima. . È un film che parla della morte, un viaggio verso la morte ma non la tratta in maniera pesante o tragica. Ho voluto, infatti, creare un’atmosfera calma e a tratti leggera perché i temi sono così pesanti che il pubblico, con questo tipo di semplicità, può anche ridere su argomenti complessi, quali la morte”. Sulla morte ho visto tanti film ma uno vorrei citarlo è “Morte a Venezia” di Visconti.

Il film è stato selezionato al festival di Cannes 2020 nell’anno della pandemia ma è rimasto congelato per svariato tempo. Quali sono le difficoltà distributive?

Innanzitutto durante questi tre anni ho potuto pensare a molte cose. Questo film in Corea non è ancora al cinema, non è stato proiettato. Non ci sono stati grandi problemi della distribuzione ma possiamo dire che per andare e per far tornare le persone al cinema c’è da fare del lavoro ed è uno dei problemi. La pandemia è iniziata circa tre anni fa e io da quel momento sono quasi sempre stato a casa… A dirvi la verità in Corea non sono molto famoso e apprezzato ma proprio per questo, stando a casa, ho potuto pensare a cosa io volessi realmente fare, anche creare uno o due film diversi e questa pellicola è nata da un progetto personale.

Im Sang Soo che Florence Korea Film Fest 2022
Im Sang Soo al Florence Korea Film Fest 2022

In questo film c’è un qualcosa di personale?

Si, in realtà ho una storia che vi vorrei raccontare perché circa dieci anni fa mio padre, all’età di 88 anni, è morto. Io non avevo con lui dei buoni rapporti. L’ultimo giorno che lui poteva camminare lui ha preso un Taxi ed è venuto a casa mia. Mi sono chiesto perché, io ho pensato che era venuto per scusarsi… Quindi anche il protagonista ha questo desiderio di scusarsi un po’ con tutti.

Come mai del personaggio 203 viene rilevato il nome solo alla fine?

In realtà il nome è quello di un mio parente. Un giorno avevo un pranzo con lui e non si è presentato all’appuntamento. Io l’ho chiamato diverse volte e alla fine non è venuto. Ero anche un po’ arrabbiato. Sono andato a casa per vedere cosa era successo… E in realtà era già morto. Quindi si, ho voluto omaggiarlo dandogli il suo nome al protagonista.

Qual è un film italiano che ha amato?

Marco Bellocchio e il suo “Buongiorno Notte”, film politico sul rapimento di Aldo Moro sono tra i registi italiani che mi ha colpito di più. Quando andai a Venezia – ha raccontato il regista coreano – andai a vedere il film di Bellocchio e rimasi impressionato, mi piacque tantissimo. In quel periodo stavo preparando un mio film e mi feci ispirare dal film politico del regista italiano. Tra tutte le scene ce n’è una che mi ha fatto battere forte il cuore: quella scena in  cui c’erano i sequestratori rappresentati in uno spazio finto, invece era la realtà davvero accaduta. Sembrava un documentario per quanto era reale.

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