Intervista a Valeria Bruni Tedeschi

Gli amori di Anaïs (Les Amours d’Anaïs), presentato nel corso della Settimana internazionale della critica del 74˚ Festival di Cannes, è il film d’esordio della regista francese Charline Bourgeois-Tacquet. Valeria Bruni Tedeschi, attrice italo-francese che ricopre il ruolo principale affianco ad Anaïs Demoustier, ha risposto alle domande della stampa.

Perché nella versione italiana del film è stata doppiata?

Non sono riuscita a doppiarmi perché stavo montando il mio film. Ho chiesto di rimandare l’uscita del film per poter finire il mio lavoro, ma non è stato possibile. Mi sembra di non aver onorato il film, di non aver onorato il mio lavoro di attrice, ed è una cosa che mi dà vergogna. Sono italiana e mi posso doppiare.

Che cosa l’ha spinta ad accettare questo ruolo?

Sono sempre i registi e le registe che mi interessano, più della sceneggiatura e più del personaggio. Voglio lavorare con persone che mi affascinano, la cui visione del mondo mi interessa e mi stupisce. Charline, benché fosse al suo primo film, mi stupiva: ha una musica sua, personale, e mi ha proposto un personaggio nuovo.

Cosa prova ad essere qui in Italia, nel suo paese?

Per me è sempre bello tornare in Italia, sento che il mio lavoro è apprezzato. Alla fine è quello di cui abbiamo bisogno tutti come essere umani, essere apprezzati e benvoluti.

Nel film, si contrappongono le immagini di una donna intellettuale, scrittrice affermata, e di una ragazza che si sta facendo strada in quel mondo. In che modo è ritratta questa contrapposizione?

La regista è un’intellettuale e lo sono tutti i suoi personaggi, anche Anaïs. Charline racconta un mondo di intellettuali, borghesi e benestanti: all’interno di questo mondo, ci sono differenze di età e generazioni, ed è questo il discrimine tra i personaggi. Anaïs è giovane e vive l’ansia della giovinezza, un’ansia che la fa correre. Il mio personaggio è più grande, ha un’età diversa, un’età che le dà anche maggiore serenità e leggerezza. Sono molto strani gli equilibri tra le due donne, non è vero che quella più giovane è più leggera di quella più grande. C’è molta speranza in questo: al posto di andare verso il basso, invecchiando si va verso l’alto, verso un’età più libera.

In questo film c’è un amore per un mondo che sto scomparendo, soprattutto il mondo dei libri.

È vero. Questo è un tema che mi tocca molto perché io amo i libri, e anche Charline, nonostante sia di una generazione diversa rispetto alla mia, è legata a quel mondo che sta scomparendo. Anche come regista, sono più ispirata dalla letteratura che dal cinema.

Valeria Bruni Tedeschi Gli amori di Anaïs -conferenza stampa
Valeria Bruni Tedeschi Gli amori di Anaïs -conferenza stampa

Una delle prime frasi che il suo personaggio rivolge ad Anaïs è “sei bella”. Cos’è per lei la bellezza?

Per me la bellezza non è qualcosa che ha a che fare con l’estetica di oggi: il “bello” è qualcosa di fisico che si impasta con lo spirituale.

Il personaggio di Anaïs è una specie di folletto, corre sempre, mentre il suo personaggio è più strutturato. C’è uno scontro tra la gioventù, che è essere senza forma, e l’età adulta, che è prendere una forma?

Penso che il personaggio del marito contraddica questa idea, che rischia di cadere nel cliché. Questo film dà un’idea della maturità come qualcosa di allegro, di auspicabile. Invecchiare fa paura, ma è anche un modo di diventare più liberi.

Quanto c’è di lei nel suo personaggio? Come vive lei la sua età?

Questo film mi ha dato la possibilità di vedere l’età che va avanti in modo allegro, come un modo di acquisire libertà e leggerezza. Cerco di vivere così la mia età, ho la fortuna di sentirmi vitale. Una nuova abitudine è quella di non guardarmi allo specchio, così posso sentirmi quello che sono e non quello che si vede.

Nella scena in cui i personaggi sono in sala, la scelta della pellicola La sera della prima è legata alla trama del film?

Anche in La sera della prima c’è una relazione tra una donna e una sua ammiratrice: la scelta del film ha quindi un’eco nella trama. Gena Rowlands, inoltre, è una donna libera e forte, un’icona del femminismo.

Anaïs rivede sua madre nel suo personaggio?

Sicuramente, ma ricercare dinamiche dell’infanzia nelle persone di cui ci innamoriamo è una cosa molto frequente. Innamorarsi è anche rivivere come adulti l’amore che abbiamo sperimentato da bambini. In più, c’è un incontro tra due essere umani che si apprezzano.

In seguito alla notizia della sua partecipazione a Cannes, la stampa ha parlato di lei come di una regista italiana.

Io mi sento prima di tutto e profondamente italiana: i miei ricordi d’infanzia sono a Torino, in Francia ho frequentato la scuola italiana e la mia cultura è quella di Leopardi. Faccio film che si situano in più posti del mondo, ma io sono italiana.

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