Jerry Maguire (1996): un mix di generi in un premiato film d’attori

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Trailer originale di Jerry Maguire

Diretto e sceneggiato dal premio Oscar Cameron Crowe (per Quasi famosi, 2000), Jerry Maguire è montato da Joe Hutshing (due volte vincitore dell’Academy Award per il montaggio di Nato il quattro luglio e JFK – Un caso ancora aperto) e curato dal direttore della fotografia Janusz Kamiński (premio Oscar per Salvate il soldato Ryan e Schindler’s List – La lista di Schindler), mentre le musiche sono coordinate dalla compositrice Nancy Wilson (Quasi famosi, C. Crowe, 2000). Nel cast figurano Tom Cruise, Renée Zellweger, Cuba Gooding Jr., Kelly Preston, Jerry O’Connell, Jay Mohr, Bonnie Hunt e Regina King, oltre a Jonathan Lipnicki, al suo debutto cinematografico. L’interpretazione di Jerry Maguire da parte di Cruise gli è valso il Golden Globe come miglior attore in un film commedia o musicale, mentre Cuba Gooding Jr. ha addirittura ottenuto l’Oscar in qualità di miglior attore non protagonista. Il film ha poi ricevuto nomination nelle categorie miglior film, migliore attore protagonista (Tom Cruise), migliore sceneggiatura originale e miglior montaggio.

Trama di Jerry Maguire

Jerry Maguire (Tom Cruise) è uno dei più ambiti procuratori sportivi. Pilastro della Sports Management International (SMI), è da sempre ambizioso ed estremamente razionale nel cercare di incrementare il successo di ogni suo assistito, nonostante un rapporto umano quasi sempre inesistente. Jerry è semplicemente il più efficace e narcisista della società, almeno fino ad una nottata in cui, mosso da un impeto irrefrenabile, inizia a detestare il suo ruolo nel mondo. É in quel momento che scrive e distribuisce una relazione programmatica alquanto controversa, punto iniziale di una serie di eventi che conducono al suo licenziamento. Senza più un assistito, ad eccezione di una futura prima scelta al Draft e del ricevitore NFL Rod Tidwell (Cuba Gooding Jr.), Maguire inizia una nuova carriera con l’aiuto di Dorothy Boyd (Renée Zellweger), unica persona della SMI a ritenere valido il rischioso progetto di Jerry…

Tom Cruise in Jerry Maguire
Tom Cruise in Jerry Maguire

Recensione di Jerry Maguire

Jerry Maguire è certamente uno dei film più celebri di Cameron Crowe. Nominato all’Oscar prima di Quasi famosi (2000, Miglior sceneggiatura originale agli Oscar 2001), questo lungometraggio è apprezzabile non solo per i temi trattati (considerando anche la data d’uscita: 1996) ma anche per il ben organizzato equilibrio tra diversi generi: da quello sportivo a quello sentimentale, per poi definirsi come commedia e drammatico. Innanzitutto i personaggi, poiché Jerry Maguire è soprattutto un’opera basata sulla profondità di ogni carattere, qui perfettamente espressa da un cast riunito ad hoc proprio per questo film. Di Tom Cruise – straordinario “manifesto” dell’intero lungometraggio – bisogna scrivere a parte, tuttavia è innegabile il perfetto physique du role (anche espressivo) di Cuba Gooding Jr. nel ruolo del ricevitore NFL Rod Tidwell. Un personaggio complicato, probabilmente difficile da interiorizzare proprio per quel triplice aspetto che lo caratterizza: sportivo, personale, familiare. Gooding Jr., premiato con l’Oscar per la sua interpretazione, è abilissimo nel padroneggiare le sfumature di Tidwell, tanto da indurre lo spettatore a comprendere soltanto ciò che vuole esprimere in quel preciso momento.

Rod, all’apparenza un carattere dalla profondità piuttosto ridotta, quasi un commediante, risulta invece uno dei pregi di questa pellicola, esemplificando la complessità spesso celata dai personaggi più semplici. L’istinto di restare con Maguire, ad esempio, nonostante la chiara problematicità nell’affidarsi ad un procuratore ormai estromesso dalla “parte che conta”, comunica non soltanto il passato dello stesso giocatore (dove probabilmente la parola “lealtà” contava qualcosa), ma anche le fragilità di un mondo (quello professionistico) che può apparire glorioso eppure, allo stesso tempo, celare immense debolezze. Tidwell, del resto, mantiene (quasi paradossalmente) il contratto con Maguire proprio per la situazione di quest’ultimo: allontanato dalla società – la Sports Management International (SMI) – che lui stesso ha contribuito a realizzare. Rod in un certo senso è Jerry: un incompreso (da parte sua). Tuttavia, il fatto di essere il solo giocatore gestito da Maguire lo rende unico, consentendogli di intraprendere un rapporto che altrimenti sarebbe stato impossibile.

La stessa logica che Crowe, pur con delle differenze, replica nel personaggio di Renée Zellweger, quella Dorothy Boyd che abbandona la razionalità per seguire il mentore Maguire in un’avventura di cui non conosce nemmeno lo step successivo. Dorothy, che da una parte anticipa un futuro ruolo della Zellweger (la Bridget Jones del famoso Il diario di Bridget Jones, 2001), appare come un secondo “Rod Tidwell”. Brava nell’organizzare il proprio lavoro (gestirà da sola la nuova società di Jerry) ma poco considerata alla SMI. Intenzionata a raggiungere quel “punto di rottura” (anche sentimentale) che ormai le appare come una chimera. E poi sognante, anzi, estremamente sognante. Come Tidwell che si accosta alle stelle assolute della NFL. Che ambisce a contratti con marche famose. Che parla come se fosse anche se non è. Oppure, ribaltando l’intera questione, sottolineando le criticità di un sistema che stabilisce uno spartiacque tra chi arriva e chi no, senza (forse) curarsi di approfondire troppo le effettive capacità di ogni persona. Tom Cruise/Gerry Maguire lo capisce immediatamente quando si trova dall’altra parte di quella parete di cristallo. In precedenza esclusivamente concentrato alla ricerca della prima scelta assoluta di un qualche Draft, tanto da “dimenticarsi” dello sconosciuto Tidwell, si scopre poi coscienzioso nei confronti di quell’unico giocatore che gli resta, comprendendo così l’uomo dietro al giocatore, con tutte le sue speranze, i dubbi, le responsabilità. “Mi sono svegliato con una coscienza” afferma appunto Maguire: una constatazione che lo pone davanti ad un (apparente) bivio, a cui risponde con una relazione programmatica in grado di scardinare tutto il suo mondo.

Renée Zellwege in Jerry Maguire
Renée Zellweger in Jerry Maguire

Perché è lo stesso Jerry a definire il suo ambiente (e non solo) estremamente “cinico e competitivo”, delle volte persino privo di rispetto e riconoscenza. Alcune sequenze (con intensi primi piani), tra cui quella del licenziamento in un locale affollato con Bob Sugar (Jay Mohr) ma anche il dialogo con Keith Cushman (Beau Bridges) il giorno del Draft, ne sono una conferma; il cui culmine, anche a livello interpretativo, è però rappresentato dalla “scenata” di Maguire prima di lasciare la SMI. Dopo un’alternanza di emozioni (compresa la celebre frase “coprimi di soldi”), è qui che Cruise si guadagna la candidatura agli Oscar. Altri sceneggiatori avrebbero certamente anticipato la sua reazione al ritorno dall’incontro con Sugar, ma Crowe realizza qualcosa di innovativo e al contempo straordinariamente reale. La caduta, le urla al telefono, la disperata richiesta di ricevere i “propri” numeri, la fronte imperlata di sudore comunicano perfettamente l’umanità di Maguire, di colpo figura solitaria all’interno di una società che soltanto poco prima lo considerava un’insostituibile risorsa. Jerry prova profondo imbarazzo ad uscire per l’ultima volta dalla SMI accompagnato dal suo “monologo”. E per lo spettatore, grazie alla qualità recitativa di Cruise e alla regia di Crowe, viene spontaneo provare empatia per lui, compresa l’apparente sicurezza e la goffa decisione di portare con sé un pesce presente nell’acquario dell’open space.

Tom Cruise e Cuba Gooding Jr. in Jerry Maguire
Tom Cruise e Cuba Gooding Jr. in Jerry Maguire

Questo gesto non è privo di significato, non solo per la rappresentazione figurativa delle difficoltà di Jerry, ma anche per i (paradossali) punti di contatto tra entrambe le esistenze. Confinati in spazi eleganti e funzionali, sia Maguire che quel piccolo animaletto navigano in un mare di solitudine, non molto distante da quella riservata agli assistiti della SMI una volta infortunati. E in tal senso, una delle sequenze iniziali, quella che da il là alla famosa relazione programmatica, è replicata attraverso lo script lungo l’intero lungometraggio. Perché l’opera di Crowe è difatti basata sull’importanza delle relazioni umane, quasi fosse uno slogan da reiterare in tutti i 139 minuti della pellicola: un obiettivo ambizioso, raggiunto però dal cineasta grazie alle ottime interpretazioni del cast e da una colonna sonora ben calibrata. In alcune sequenze c’è del melò, questo è innegabile, ma se analizziamo questa scelta considerando l’intero film, appare logica la decisione di Crowe nell’inserire, all’interno dello stesso lungometraggio, scene profondamente diverse, appartenenti a generi (appunto) differenti. Il risultato? Uno contrasto, delle volte stridente, in grado di far riflettere, che è poi uno degli scopi più importanti del cinema.

Renée Zellweger con Jonathan Lipnicki in Jerry Maguire
Renée Zellweger con Jonathan Lipnicki in Jerry Maguire

In conclusione

Jerry Maguire è principalmente un film d’attori. L’opera di Crowe è infatti sostanzialmente basata sulle apprezzate interpretazioni di Tom Cruise, Cuba Gooding Jr. e Renée Zellweger. Tuttavia, dietro a quel mix di generi cinematografici che caratterizza il lungometraggio, è presente anche uno script di grande valore, dotato del notevole pregio (soprattutto per gli anni Novanta) di affrontare dei temi scomodi evitando l’ipocrisia e raggiungendo un perfetto equilibrio non solo tra cinema sportivo e sentimentale, ma anche tra la commedia e il drammatico.

Note positive

  • Le interpretazioni di Tom Cruise, Cuba Gooding Jr. e Renée Zellweger
  • La profondità celata dietro alla commedia
  • La colonna sonora con musiche di Elvis Presley, The Who, Neil Young, Bruce Springsteen, Paul McCartney, Bob Dylan. Aimee Mann, Tom Petty & The Heartbreakers, Charles Mingus
  • Il montaggio di Joe Hutshing

Note negative

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