Jesus Christ Superstar (1973): Quando il Rock è santo

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Jesus Christ Superstar (1973):

Jesus Christ Superstar

Titolo originale: Jesus Christ Superstar

Anno: 1973

Paese: Stati Uniti d’America/Israele

Genere: drammatico, musical

Produzione: Universal Pictures

Distribuzione: CIC

Durata: 106 min

Regia: Norman Jewison

Sceneggiatura: Melvyn Bragg, Norman Jewison

Fotografia: Douglas Slocombe

Montaggio: Antony Gibbs

Musiche: Andrew Lloyd Webber

Attori: Ted Neeley, Carl Anderson, Yvonne Elliman, Barry Dennen, Bob Bingham, Larry Marshall, Josh Mostel, Kurt Yaghjian, Philip Toubus, Robert LuPone

Trailer di Jesus Christ Superstar

Trama di Jesus Christ Superstar

Il film racconta l’ultima settimana della vita di Cristo prima della morte per crocifissione.  

Recensione di Jesus Christ Superstar

Gli anni ’70: un periodo di guerra, rivoluzioni, di hippie e presunta pace. È così che nel ’71 a Pitsburgh in prima assoluta va in scena l’opera rock Jesus Chirst Superstar. Ma non sono qui per parlare del musical teatrale bensì del suo adattamento cinematografico, il cult diretto da Norman Jewison (Stregata dalla luna) che ha fatto innamorare diverse generazioni di adolescenti. In un periodo come gli anni ’70, dove era ancora in atto la guerra del Vietnam e le proteste studentesche non accennavano ad arrestare, ormai era scontato cadere nel blasfemo quando si andava a toccare temi delicati come la religione e soprattutto il cristianesimo. In una società dove la maggior parte della gente era accecata dal credo, diventando un pericolo per essa stessa, Jesus Christ Superstar da molti considerato un film blasfemo, è invece una delle rivisitazioni più umane e meno divine della figura di Cristo. Il lungometraggio inizia con l’“Overture”: un gruppo di attori arriva alle soglie di Israele in un bus. Il film parte subito con la colonna sonora composta da Andrew Lloyd Webber. Una musica forte, piena di pathos… il buon vecchio rock nella sua forma più pura e sgargiante. Gli attori scendo dal bus, tirano fuori costumi e oggetti di scena ed entrano subito nei personaggi: Ponzio Pilato, Caifa, Erode ecc. 

L’ultimo degli attori a vestirsi è Ted Neeley, interprete di Gesù. Vediamo da subito Carl Anderson allontanarsi dal resto del gruppo e andare verso le montagne: capiamo che lui è Giuda. La musica cresce, la chitarra elettrica si fa sempre più forte e la storia ha inizio. 

Il film pieno di personaggi ha come veri protagonisti Gesù e soprattutto Giuda, facendoci capire le perplessità e le preoccupazioni dell’apostolo. Ormai il Messia è famoso in tutto il mondo conosciuto e la sua fama inizia ad essere un problema per i Sommi Sacerdoti. In una scena notturna, ambientata all’interno dei resti di un antico tempio israeliano, ci vengono presentati i due sommi sacerdoti: Caifa (Bob Bingham) e Anna (Kurt Yaghjian). Discutono su ciò che ormai Gesù è diventato e cosa comporti per loro che un semplice predicatore venga considerato da tutti “figlio di Dio” e “re dei giudei”. La scena è illuminata solo dalle torce appese alle colonne del tempio, rendendo i due personaggi sinistri e contemporaneamente affascinanti (grazie anche alle capacità canore dei due attori). Caifa si presenta con una voce bassa e calda, autorevole, ma in cui si percepisce l’oscurità e la cattiveria del personaggio. Troviamo poi Anna, un altro sacerdote, con una tonalità acuta che rende la canzone più graffiante. Lui è percepito come un male più subdolo, una serpe che bisbiglia all’orecchio di Caifa. 

“You’ve started to believe 
The things they say of you”

Judas

Il film non parla solo di Gesù, ma esplora in profondità il rapporto tra Giuda e il salvatore, un rapporto che possiamo definire quasi fraterno. Giuda è in continuo disaccordo con il messia, e crede che Gesù si sia sointo troppo oltre e teme che la sua stessa fama gli si possa ritorcere contro. Questa preoccupazione si trasforma in ossessione arrivando ad insultare Maria Maddalena e infine a vendere il figlio di Dio ai Sommi Sacerdoti.   Ci troviamo davanti ad un viaggio mistico che mostra una visione realistica di ciò che la religione dovrebbe essere: un Gesù con i suoi conflitti interiori, umano, imperfetto, ma anche un Giuda per cui si finisce ad avere compassione, un fratello che tenta di salvarne un altro senza successo e che è divorato dai sensi di colpa alla scoperta di ciò a cui le se azioni hanno portato. 

Quando l’apostolo scopre la verità su ciò che stanno facendo a Gesù, i sensi di colpa lo divorano.    La musica diventa angosciante iniziando a perseguitare Giuda nel suo atto disperato. Vediamo in silhouette un corpo dondolante e una corda, dove le estremità sono legate al collo dell’apostolo e ai robusti rami dell’albero, la morte di Giuda. 

“But if I die See the saga through and do the things you ask of me
Let them hate me, hit me, hurt me, nail me to their tree”

Jesus

Gesù non vuole morire, ma nonostante la paura e le incertezze deve portare a termine il suo compito. Consapevole del suo destino scala la collina chiedendo disperato al padre il motivo di tante sofferenze: a cosa porterà il suo sacrificio? Perché proprio lui?

La musica si fa sempre più potente e gloriosa, una musica che rimbomba forte nel petto. Raggiunta la cima, Ted Neeley sfoggia il suo potente acuto e noi sentiamo tutta la rabbia e la frustrazione che prova il personaggio. Con questa atmosfera quasi epica ci vengono mostrati dei quadri raffiguranti le crocifissioni: questa è la risposta di dio alle domande di Gesù, il futuro, ciò che egli diventerà.

Dopo la flagellazione, con la veste strappata e sporca di sangue, Gesù si gira verso un pubblico assente, attraverso una dissolvenza la veste diventa divina ed è proprio in questo momento che l’opera rock raggiunge il suo massimo splendore: lo spirito di Giuda scende dal cielo in un vestito bianco con frange e parte la canzone “Superstar”. Il rock perduto degli anni ’70 viene ora sprigionato in tutta la sua potenza: una musica scatenata che non c’entra nulla a che fare con la narrazione.

Il testo non critica ma fa riflettere: Cosa sarebbe successo se Gesù fosse vissuto nei giorni nostri? La risposta è che grazie agli innumerevoli strumenti di comunicazione a sua disposizione avrebbe potuto raggiungere tutto il mondo con un solo click. Già negli anni ’70 si percepiva il potenziale enorme dei mezzi di comunicazione di massa, strumenti che hanno reso il mondo un “villaggio globale”. Alla fine, la figura di Cristo è entrata a far parte dei mezzi di massa, diventando uno dei soggetti preferiti della pop culture.

“If you’d come today you could have reached a whole nation
Isreal in 4 BC Had no mass communication”

Judas

Di tutte le trasposizioni cinematografiche fatte sul Messia, Jesus Christ Superstar è l’unica che è riuscita a unire misticismo, religiosità e realtà in modo innovativo e fruibile da tutti, diventando egli stesso un vero fenomeno di massa. 

Una cosa è certa questo film è l’unico che è riuscito ad elevare il rock a santità.  

Note positive

  • La fotografia evoca immagini quasi oniriche, riuscendo a cogliere la spiritualità di ciò che si sta raccontando.
  • Senza costruzioni da Blockbuster cinematografici, la scenografia è interamente composta dalle rovine storiche di edifici israeliani, dando un senso più acuto di realismo e di storia vissuta.  
  • Particolarmente riusciti i costumi associati ai soldati romani, rappresentati con fucili, lance e canotte viola: storicamente inaccurati ma allo stesso tempo associabili all’epoca romana.

Note negative

  • La storia di Gesù è rivisitata e leggermente cambiata a favore di una trama più scorrevole. Mancano figure principali come la Vergine Maria e viene data poca importanza al resto degli apostoli. Tuttavia, risultano essere dei tratti trascurabili se consideriamo che la vera e propria “Superstar” è Gesù. 
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2 commenti

  1. Non ho mai visto l’opera pertanto non mi sono fatto un giudizio personale su di essa ma mi sono chiesto come si coniugasse il tema della “passione di Cristo” con la musica..ebbene, l’articolo rende bene l’idea così da sapere cosa aspettarmi quando lo vedrò.
    Ho molto a cuore il personaggio di Gesù, specie nel suo ruolo terreno di Maestro di vita, fin troppo frainteso pensando che avesse diffuso un “credo” quando invece parlava e insegnava l’evoluzione interiore, lo sviluppo armonico che rende consapevoli di essere “figli di Dio” in quanto anche se già lo siamo ne siamo lontani al tempo stesso…lui ha insegnato la via a chiunque volesse percorrerla, la stessa che lui stesso fece.
    Apprezzo comunque le interpretazioni personali come in questo caso legate all’arte della musica.
    Complimenti, bell’articolo 🙂

  2. Recensione che appare contemporanea all’uscita del film
    Chi l’ha scritta ci sta dentro meravigliosamente, ne ha descritto umori e amori
    Moderna quindi, proprio come fù il film…
    Complimenti vivissimi!!!
    Silverio Varrica

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