La La Land (2016): un musical tra sogno e realtà

locandina di La La Land

La La Land

Titolo originale: La La Land

Anno: 2016

Paese di produzione: Usa

Genere: Musicale, sentimentale

Produzione: Black Label Media, Gilbert Films, Impostor Pictures, Marc Platt Productions

Distribuzione: 01 Distribution

Durata: 128 min

Regia: Damien Chazelle

Sceneggiatura: Damien Chazelle

Montaggio: Tom Cross

Fotografia: Linus Sandgren

Musica: Justin Hurwitz

Attori: Ryan Gosling, Emma Stone, John Legend, J. K. Simmons, Rosemarie DeWitt, Finn Wittrock, Sonoya Mizuno, Jessica Rothe, Callie Hernandez, Tom Everett Scott, Damon Gupton, Josh Pence, Jason Fuchs, Miles Anderson

Trailer italiano di La La Land

E’ questo il sogno! Ogni volta nuovo di zecca, ogni sera! Ed è molto esaltante!

cit. La La Land

La La Land di Damien Chazelle appartiene al cinema postmoderno e, in quanto tale, presenta una narrazione classica, una storia metacinematografica e numerose citazioni di film precedenti (soprattutto del genere musical). Malgrado sia nostalgico e proiettato verso il passato, La La Land è anche calato nella contemporaneità. Infatti, i sogni dei protagonisti Mia e Sebastian si scontrano a più riprese con la dura realtà che li circonda.

Trama di La La Land

Los Angeles – che non è solo la cornice di ambientazione, ma anche la terza protagonista del film – è un luogo affascinante e sfavillante, dove gli artisti approdano con i loro sogni, come vediamo nella scena iniziale in cui gli automobilisti ballano e cantano nel mezzo di un ingorgo stradale, trasmettendo positività. Ma la La La Land del titolo è anche una città crudele, nella quale i sogni non si realizzano con facilità, anzi, il percorso è frustrante, pieno d’impedimenti.

Quest’ambivalenza si ripercuote sui personaggi principali, Mia e Sebastian, anch’essi due sognatori che lottano quotidianamente per esaudire i propri desideri, scontrandosi con la cruda realtà. Mia aspira a diventare un’attrice affermata come quelle che entrano nel bar della Warner Bros in cui lavora ma, un provino fallimentare dopo l’altro, il sogno di emulare i grandi divi hollywoodiani che hanno solcato il vialetto del famoso studio cinematografico sembra sempre più un miraggio. Allo stesso modo, Sebastian ha l’ambizione di non far morire il jazz e, in uno strenuo tentativo di proteggerne la memoria dall’incalzare del presente e delle sue contaminazioni, vorrebbe aprire un locale tutto suo al posto di un samba tapas bar ma, per guadagnare i risparmi necessari, si riduce a suonare musica che non gli appartiene.

Nelle loro esistenze fatte di difficoltà e solitudine, Mia e Sebastian s’incontrano per caso e, dopo un’iniziale antipatia, s’innamorano. Insieme coltiveranno il loro amore e i rispettivi sogni, fino a quando saranno costretti dagli eventi a scegliere se dare la precedenza alla loro relazione o alle loro ambizioni.

Ryan Gosling e  Emma Stone in La La Land
Ryan Gosling e Emma Stone in La La Land

Recensione di La La Land

La La Land si divide tra il rispetto dei canoni del cinema postmoderno e il loro sovvertimento, e può essere analizzato secondo la rappresentazione del sogno e della realtà. La dimensione del sogno è rappresentata nel film dal recupero della narrazione classica, dunque della divisione in atti narrativi che, nello specifico, corrispondono alle stagioni (inverno, primavera, estate, autunno, inverno di cinque anni dopo). Ogni parte rappresenta una fase della storia d’amore tra Mia e Sebastian, e soprattutto un passo avanti o indietro nella realizzazione dei loro sogni. L’altra caratteristica fondamentale del postmoderno è la metanarrazione. La La Land è ambientato nel mondo della settima arte, dunque presenta una certa fascinazione verso il cinema del passato. Fascinazione che interessa tanto i protagonisti Mia e Sebastian, quanto il regista Damien Chazelle. Seppur apparentemente così diversi, Mia e Sebastian hanno in comune molte più cose di quanto credano: i due sono destinati a trovarsi perché “vivono” in un mondo di celluloide e vinile che non esiste più. Entrambi prendono come riferimenti i modelli del passato: Mia, per esempio, ha un poster gigante di Ingrid Bergman nella sua camera, mentre l’appartamento di Sebastian è disseminato di cimeli come lo sgabello del pianista Hoagy Carmichael. Del resto, Chazelle cita molti film del cinema classico – il più sognante di tutti – sia attraverso le immagini sia attraverso le tecniche di ripresa, come il piano sequenza e il Cinemascope (quest’ultimo ormai caduto in disuso). Le scenografie di David Wasco e Sandy Reynolds-Wasco esaltano ulteriormente la dimensione sognante del film, insieme ai coloratissimi costumi di Mary Zophres che sembrano usciti direttamente da un musical degli anni Cinquanta.

Emma Stone in La La Land
Emma Stone in La La Land

La nostalgia della realtà

La dimensione della realtà è invece rappresentata dal polo negativo degli stessi elementi sopra indicati. Infatti, la divisione in atti narrativi non è solo un omaggio al cinema classico, ma un modo per simboleggiare lo scorrere del tempo quale fattore di allontanamento dei personaggi. Mia Sebastian si rifugiano nel passato perché il presente riserva solo rifiuti, ma la loro nostalgia non offre nessun tipo di consolazione, come testimonia la chiusura definitiva del cinema Rialto, dove i due personaggi si danno appuntamento per vedere Gioventù bruciata. Il Cinemascope non è utilizzato solo in quanto ripresa del formato originale dei musical degli anni d’oro, ma perché permette d’inquadrare gli attori a figura intera e di mettere in evidenza le loro performance fisiche. 

Emma Stone e Ryan Gosling non sono dei cantanti né tantomeno dei ballerini professionisti, eppure Chazelle sembra voler sottolineare le loro insufficienze, in modo consono alle difficoltà che hanno i personaggi da loro interpretati. La perfezione assoluta dei divi del passato è così sostituita dall’imperfezione dell’uomo comune, in cui tutti possono riconoscersi. Anche il finale si differenzia dall’happy ending dei musical classici americani. Al trionfo incontrastato della dimensione del sogno, Damien Chazelle preferisce conferire al suo film una nota malinconica. Il lungo flashback di fantasia che chiude La La Land diventa la sublimazione dei ricordi e dei rimpianti di Mia e Sebastian, esaltato dalla ripresa di tutte le bellissime musiche di Justin Hurwitz. Solo all’apparenza La La Land può sembrare un film frivolo; in realtà, a un’analisi più attenta, si rivela essere pensato in ogni minimo dettaglio, come i grandi film di una volta.

Note positive

  • La regia e il montaggio pirotecnici
  • La colonna sonora

Note negative

  • I costumi e le scenografie patinate che rischiano di farlo sembrare un film d’evasione

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