La pantera delle nevi (2021): il film filosofico girato nel cuore del Tibet

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La pantera delle nevi locandina

La pantera delle nevi

Titolo originale: La panthère des neiges

Anno: 2021

Nazione: Francia

Genere: documentario

Casa di produzione: Paprika Films, Kobalann

Distribuzione italiana: Wanted Cinema

Durata: 92 min

Regia: Marie Amiguet, Vincent Munier

Sceneggiatura: Marie Amiguet, Vincent Munier

Fotografia: Marie Amiguet, Léo-Pol Jacquot, Vincent Munier

Montaggio: Vincent Schmitt

Musiche: Warren Ellis, Nick Cave

Trailer italiano de La pantera delle nevi

Arriva grazie a Wanted Cinema in Italia il docufilm di Marie Amiguet, regista franco – svizzera, e del fotoreporter Vincent Munier, La pantera delle nevi, disponibile dal 20 ottobre 2022 nelle sale cinematografiche nazionali. La pellicola, girata interamente in Tibet, nella versione originale ha come voce narrante quella dello scrittore francese Sylvain Tesson, protagonista del lungometraggio, mentre in Italia la voce narrante viene affidata allo scrittore italiano Paolo Cognetti, Premio Strega 2017 col romanzo “Le otto montagne” (Einaudi).

Il lungometraggio “La Panthère des Neiges” è stato presentato in anteprima al Cannes Film Festival, ha trionfato ai César 2022 come Miglior Documentario e al Trento Film Festival 2022 ricevendo la Genziana D’oro – Premio “Città di Bolzano” (conferito al Miglior Film di Esplorazione o Avventura), è stato in anteprima a Torino al Cinema Centrale durante il Salone del Libro. Il film è tratto dall’omonimo romanzo del 2020 di Sylvain Tesson, edito in Italia per Sellerio.  

Trama de La pantera delle nevi

In viaggio naturalistico nel Tibet, in un luogo incontaminato dall’essere umano e abitato solo da qualche nomade. In questi altopiani, tra valli inesplorate e impervie, dove il mondo è ancora un luogo selvaggio e primitivo, conosciamo il fotoreporter Vincent Munier, uno dei maggiori fotografi di fauna selvatica, e il romanziere Sylvain Tesson, geografo giornalista conosciuto per le sue spedizioni a lunga distanza e scrittore di viaggi. Il duo, con attenzione e ascolto per ogni singolo rumore e impronta della natura, viaggiano per luoghi impervi alla ricerca dell’inesplorato con la speranza di fare incontri unici e incantevoli, soprattutto con il sogno d’incontrare il famoso leopardo delle nevi, uno degli animali più difficili da avvicinare e fotografare.

Vincent Munier e Sylvain Tesson
Vincent Munier e Sylvain Tesson

Recensione de La pantera delle nevi

Un elogio alla fotografia e alla natura. La pantera delle nevi è un film filosofico sull’arte dei fotoreporter naturalistici, di uomini che portano le loro pesanti attrezzature per luoghi impervi e pericolosi, alla ricerca di un luogo in cui è, forse, possibile catturare un immagine stupenda e fare un incontro umano con qualche splendida creatura animale situata nel proprio habitat naturale. Vincent Munier e Sylvain Tesson porgono l’orecchio alla natura, abbracciandola, perdendosi in essa e nascondendosi entro di lei, compiendo lunghe ore di silenzi e di quasi immobilità con la speranza che un animale che vive quelle lande desertiche e rocciose passi di li, senza venire disturbato e senza accorgersi della loro presenza, sia per non infastidire l’animale che per non rischiare pericolosi incidenti, come un aggressione da parte degli orsi. All’interno del docufilm niente è programmato, ma tutto accade per caso e per magia, ogni incontro è frutto del destino e della meraviglia del creato, come l’incontro stesso con la pantera delle nevi, quello più ambito dai due esploratori, che, come per magia, avviene alla fine della pellicola, come se il destino avesse voluto scrivere una sceneggiatura accattivante per la pellicola, incentrandola sul magico sogno dell’incontro con questo essere meraviglioso e raro. Se il duo avessero incontrato l’animale a inizio pellicola, il film sarebbe stato completamente diverso. Lo spettatore si perde dentro le immagini del film, dove vengono alternate, nei momenti più adatti, le fotografia del reporter alle riprese video effettuate dalla troupe con estrema cura e attenzione. In questo senso vanno fatti i complimenti al reparto della fotografia che è stato in grado d’immortalare delle scene stupefacenti, tanto che svariate immagini degli animali e dell’ambiente roccioso appaiono dei veri e propri dipinti.

Munier aveva fatto dell’appostamento, sia un estetica sia una filosofia. Aveva aspettato l’arrivo dei lupi bianchi, dei gufi delle nevi dell’articolo, delle renne in siberia. Si appostava nella neve, giorno e notte, fedele al suo principio disprezzare il dolore, ignorare il tempo e non dubitare mai di ottenere ciò che si desidera

La pantera delle nevi

Accanto al mostrare la vita dei fotoreporter, fatta di assoluta passione, rischi e momenti di lunga attesa, troviamo l’aspetto filosofico donato nella pellicola dallo scrittore francese  Sylvain Tesson che insieme all’amico Munier riflette sulla situazione attuale, sulla vita scelta dall’essere umano, colui che ha rifiutato di essere un animale per diventare altro, scordandosi delle sue origini primitive e perdendo completamente tutti quei sensi che gli consentivano di vivere dentro la natura, in quegli spazi in cui gli animali combattono per sopravvivere. Allo stesso tempo lo scrittore riflette sull’importanza dell’ascolto e del visionare realmente il mondo che ci circonda. Tesson è un viaggiatore ma grazie all’incontro con Munier si rende conto di non aver mai guardato, mai ascoltato il paesaggio veramente, di aver creduto di essere da solo nei suoi viaggi in solitario senza rendersi conto di quante forme di vita vivono in un singolo luogo.

Assistere a tutto questo richiama in me l’incredibile indifferenza con la quale ho attraversato i paesaggi per anni, senza realizzare quanto fossero popolosi. In effetti siamo così indifferenti al mondo che ci circonda, ne siamo appena coscienti. […] Fino a ora conducevo il treno di una vita frenetica, moltiplicavo i viaggi, scendevo da un areo per saltare su un treno e blateravo da una conferenza all’altra sul fatto che l’uomo avrebbe tutto l’interesse a smettere di agitarsi

La pantera delle nevi

Il tutto acquista forza e spessore drammaturgico e senso di simbolismo e drammaticità grazie alle scelta musicale, in cui i suoni degli archi dei violini ci fanno tristi e malinconici nella loro durezza. La pellicola ha una colonna sonora originale composta da Warren Ellis con Nick Cave che hanno avvolto le immagini in un’atmosfera quasi mistica, tra i sussurri di Cave, il violino di Ellis, le note eleganti di pianoforte, gli archi minacciosi e le dolci linee dei fiati, con il loro singolo “We Are Not Alone”

Foto de La pantera delle nevi
Foto de La pantera delle nevi

In conclusione

Una storia semplice che ci fa riflettere sulla non centralità dell’essere umano. Simbolica è la frase pronunciata da Tesson oltre i 5000 mt con picchi di 25° gradi sotto lo zero, dove asserisce “So, not everything was created for the human eye?”. La pantera delle nevi ovviamente non è un film per tutti ma per un pubblico di nicchia che ama le lunghe attese e una storia che non vive di ritmo ma di piccole eventi, per un pubblico che sa attendere ed emozionarsi per la visione della natura incontaminata. La storia segue per diverse settimane Vincent Munier e Sylvain Tesson che esploreranno queste valli alla ricerca di animali unici, cercando di avvistare la pantera delle nevi, uno dei grandi felini più rari e difficili da avvicinare. Più i giorni passano e più i due protagonisti entrano in contatto con la disarmante bellezza dell’universo, domandandosi quale sia il senso di ciò che li aspetta a casa al loro ritorno e quindi il posto dell’essere umano nel mondo.

Note positive

  • Fotografia
  • Sceneggiatura
  • Musica

Note negativa

  • /
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