La promessa dell’assassino: Cronenberg e la mafia russa

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Scheda Film Recensione Scheda Film

La promessa dell’assassino – Scheda Film

Titolo originale: Eastern Promises

Anno: 2007

Paese: Stati Uniti d’America ,Regno UnitoCanada

Lingua: Inglese, Russo

Genere: Thriller , Drammatico

CAST TECNICO

Regia: David Cronenberg

Sceneggiatura: Steven Knight

Montaggio: Ronald Sanders

Dop: Peter Suschitzky

Musica: Howard Shore

Prodotto da: Paul Webster, Robert Lantos

Casa di produzione: BBC Filmd, Astral Media, Corus Entertainment, Telefilm Canada, Kudos Pictures

Durata: 1 hr 40 min (100 min)

Aspect Ractio: 1.66:1

CAST ARTISTICO

Viggo Mortensen, Vincent Cassell, Naomi Watts, Armin Mueller-Stahl, Sinéad Cusack, Donald Sumpter, Jerzy Skolimowski, Josef Altin, Mina E. Mina, Aleksandar Mikic, Sarah-Jeanne Labrosse, Lalita Ahmed, Badi Uzzaman, Raza Jaffrey

Recensione

La promessa dell’assassino – Recensione film

A volte il pericolo viene dalle cose più stupide.

Cit. La promessa dell’assassino

Definire David Cronenberg un fuoriclasse tra i registi probabilmente è riduttivo. Fin dagli esordi il barone del sangue, com’è affettuosamente soprannominato dalla critica, ha subito l’oscuro fascino per i lati più perversi della carnalità, dirigendo alcuni film che hanno costituito degli atti provocatori senza precedenti incentrati su sesso, esperimenti su soggetti umani, ginecologia, tossicodipendenza e paranoia, e sugli effetti viscerali della violenza. Dando inizio a una nuova serie di film splatter sanguinolenti (i noti body-horror), Cronenberg ha alimentato il suo culto di pietra di paragone tra i fan di genere.

Con l’avvento degli anni Duemila, il cineasta ha voluto intraprendere la strada del noir con un approccio meno violento e più meditativo e incisivo alla cinematografia, ma sempre affascinato dai lati perversi del corpo umano. Ciò ha portato a A History of Violence, un’indagine morale sulla liceità sociale della violenza e l’abuso di armi, di cui questo La promessa dell’assassino rappresenta una sorta di approfondimento tematico.

Trama

Nikolai Luzhin (Viggo Mortensen) è l’autista privato di una delle famiglie della fratellanza criminale est-europea Vory V Zakone più famigerate e pericolose di Londra, il cui patriarca Semyon (Armin Mueller-Stahl), boss gelido e sanguinario che si nasconde dietro una facciata beneducata e gestisce il suo business sulla prostituzione assieme all’eccentrico figlio Kirill (Vincent Cassell).

Ben presto la vita di Nikolai, votata all’insegna di una prudente devozione verso la famiglia, finisce nel furioso mirino della mafia russa quando incontra Anna Khitrova (Naomi Watts), un’ostetrica impegnata a svolgere in proprio delle indagini per scoprire l’identità e il passato di una quattordicenne morta di parto.

ANALISI FILMICA

Ambientato in una Londra dalle tinte oscure, La promessa dell’assassino si avvale di un cast da brivido (lo statuario Mortensen, il gigionesco Cassell e l’innocente Naomi Watts), e da sequel speculare di A History of Violence quale è, predilige l’introspezione all’azione e al ritmo adrenalinico.

Cronenberg pone il focus del film sullo scontro etico e fisico tra il mondo “ordinario” della gente comune e la realtà della criminalità organizzata russa, costruita attorno a brutali codici comportamentali (durante un festino in un bordello, Kirill ordina a Nikolai di fare sesso con una delle squillo per “dimostrare di essere un vero uomo e non una checca”) e rituali dal sapore tribale (l’importanza del tatuaggio all’interno del clan mafioso).

Il regista canadese, però, non lascia indietro il tema della carne a lui tanto caro, ma piega il tutto a vantaggio degli stilemi di un noir potente e crudo. I corpi dei protagonisti divengono involucro fisico dell’identità del singolo e di un’inquietudine esistenziale che traspare con brutalità nelle situazioni di pericolo.

Azione e violenza occupano un esiguo minutaggio all’interno della pellicola, tuttavia la loro esplosiva e sporadica presenza, inattesa e feroce nel bel mezzo del racconto, lascia inevitabilmente il segno. Inoltre è interessante – aggiungerei, persino coraggiosa e poco convenzionale – la scelta del ripudio dell’uso di armi da fuoco a favore di quelle da taglio.

Pur non raggiungendo la stessa potenza espressiva e tematica di A History of Violence, Cronenberg riesce comunque a raggiungere vette da thriller post-moderno compatto e in perenne tensione, e regala tra le altre cose una splendida scena di combattimento ambientata in una sauna russa. Sangue, urla, lacerazioni nella carne e fendenti sordi di lame si amalgamano con naturalezza alla fisicità attoriale febbricitante e alla lucidità puntuale e chirurgica, attentissima nel cogliere le minime sottigliezze espressive, della macchina da presa del regista di La mosca.

Il film ha ottenuto una prestigiosa candidatura all’Oscar al Miglior Attore Protagonista per Mortensen, qui alle prese con un ruolo che a Eastwood, mezzo secolo fa, sarebbe calzato a pennello. Un po’ meno apprezzabile e tirato via il finale in cui viene rivelato un dettaglio cruciale sull’identità di uno dei protagonisti; tutto il resto è meraviglia.

LATI POSITIVI

  • Regia, attori e sceneggiatura
  • Poche scene da vero thrilling, ma incisive
  • L’atmosfera cupa e tesa

LATI NEGATIVI

  • Il finale
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