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La ricompensa del gatto
Titolo originale: Neko no ongaeshi
Anno: 2002
Paese: Giappone
Genere: animazione, avventura, fantastico
Produzione: Studio Ghibli
Distribuzione: Lucky Red
Durata: 75 minuti
Regia: Hiroyuki Morita
Sceneggiatura: Reiko Yoshida
Fotografia: Kentaro Takahashi
Montaggio: Megumi Uchida
Musiche: Yuji Nomi
Animatori: Akihiko Adachi, Shigeo Akahori, Ei Inoue, Takeshi Imamura, Shinji Otsuka
La ricompensa del gatto è il 13° film Ghibli e quest’anno, precisamente a Luglio, festeggerà il traguardo dei vent’anni dal debutto nelle sale cinematografiche nipponiche. Questa storia, molto leggera, è comunque accattivante e in Giappone sbancò il botteghino diventando il film campione d’incassi di quell’anno (e l’anno precedente La città incantata aveva fatto lo stesso e anche di più, sbalordendo anche pubblico e critica del mondo intero). La versione italiana, personalmente improbabile, è curata da Gualtiero Cannarsi che fa parlare i gatti in gergo toscano e dona un’ulteriore punta di simpatia a tutta la storia.
Trama de: La ricompensa del gatto
È una tranquilla giornata di primavera e Haru, studentessa delle superiori, salva un gatto che stava per essere investito da un veicolo. La ragazza non è nuova a questo genere di cose, come racconta alla sua amica, da bambina aveva salvato una gattina bianca in pericolo.
Salvato il gatto, Haru se ne torna a casa come se non fosse accaduto nulla ma, la sera stessa la sua tranquillità viene turbata da una torma di gatti in processione che sii arresta proprio davanti casa sua; il re dei gatti è venuto a farle visita per ringraziarla di persona. La ragazza, quella mattina aveva salvato niente meno che il figlio del re dei gatti e ora il re vuole dare in sposa il figlio proprio alla sua salvatrice. Per trovare un modo per salvarsi da questa situazione, Haru, aiutata dal gatto Muta, raggiunge il mondo dei gatti. Il grosso gatto, la conduce allo studio del Signor Baron, un gatto elegantemente vestito che si offre di darle una mano; davanti a una buona tazza di tè. Ecco che La ricompensa del gatto può così entrare nel vivo della storia, una storia che vede Haru trasformata in una gatta antropomorfa in un mondo dei gatti, per lei tutt’altro che accogliente.

Recensione de: La ricompensa del gatto
La ricompensa del gatto è un film leggero e senza troppe pretese se non quelle di divertire, riuscendoci in pieno. La storia è snella e scorre senza pesantezza per tutta l’ora e un quarto; non è una storia brillante ma convince dall’inizio alla fine. Questo film, pur senza stupire, diverte e intrattiene, permettendo così di passare un’ora e un quarto fra gatti di varie razze nella più completa tranquillità.

La regia di Hiroyuki Morita è snella e semplice ma sa esaltarsi, ad esempio, nella scena in cui Haru salva il figlio del re dei gatti all’inizio di questa storia, o quando ci è mostrato lo studio del gatto Baron con grande dovizia di particolari, la fotografia di Kentaro Takahashi fa eco alla regia: composta ma con momenti più accattivanti in cui gli scenari giocano un ruolo importante nell’alzare il livello generale di questo film.
A volte ritornano
Ne La ricompensa del gatto, vi sono due personaggi già visti in precedenza in un film Ghibli; i gatti Baron e Muta si sono già fatti vedere infatti ne I sospiri del mio cuore, uscito in Giappone sette anni prima, nel 1995. Se in quell’occasione i gatti di Yoshifumi Kondo avevano una parte tutto sommato marginale rispetto a quella dei due protagonisti Shizuku e Seiji, nel film di Morita sono innalzati a ruolo di coprotagonisti e interessante notare come Muta si faccia guida per le due ragazze , Shizuku e Haru, in entrambe le storie.
Aspetti positivi
- La scena del salvataggio del principe dei gatti
- Lo studio del Signor Baron
- Il clima generale della storia
- Gli scenari, particolarmente nei campi lunghi
Aspetti negativi
- In alcuni punti si sente un po’ di lentezza.
- L’adattamento italianio di Gualtiero Cannarsi che tocca picchi raramente eguagliati fra i “suoi” Ghibli.