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La Tana
Anno: 2021
Paese: Italia
Genere: Drammatico
Produzione: Lumen Films
Durata: 88 min
Regia: Beatrice Baldacci
Sceneggiatura: Edoardo Puma, Beatrice Baldacci
Fotografia: Giorgio Giannoccaro
Montaggio: Isabella Guglielmi
Musiche: Valentino Orciuolo
Attori: Irene Vetere, Lorenzo Aloi, Helénè Nardini, Elisa Di Eusanio, Paolo Ricci, Federico Rosati
L’opera prima di Beatrice Baldacci, realizzata nell’ambito di Biennale College, fa il suo debutto alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Il film si ricollega al corto documentario della regista, Supereroi senza superpoteri, presentato nel 2019 al lido in Orizzonti.
Trama di La Tana
Giulio ha deciso di passare le vacanze a casa, per aiutare i genitori con i lavori nell’orto. Nella villetta accanto, disabitata da tempo, arriva Lia, una ragazza di vent’anni. Giulio è incuriosito, ma lei è scontrosa e introversa. I due legheranno durante un bagno al lago, dove emergono da subito le loro differenze. Giulio è un ragazzo sensibile e fin troppo educato. La ragazza infatti, si approfitterà man mano della natura del ragazzo per iniziarlo a strani giochi, sempre più pericolosi. Lia però non parla di sé. Ha detto di essere venuta da sola per passare le vacanze nella vecchia casa di famiglia, dove non tornava da quando era bambina. Quest’ultima nasconde un segreto e non permette a nessuno di mettere piede nella vecchia casa abbandonata.
Recensione di La Tana
La Tana si presenta fin da subito come un non luogo. Ci introduciamo in esso attraverso lo sguardo semplice di Giulio (Lorenzo Aloi), un diciottenne dedito al lavoro nella campagna dei genitori. Non sembra esserci molto altro, in quella che appare come un esistenza isolata e remota, scossa solamente dall’arrivo di Lia (Irene Vetere); una ventenne irrequieta per l’impegno di doversi prendere cura di una madre con una malattia neurodegenerativa. Conosciamo i personaggi lentamente, la camera infatti accompagna prima il quotidiano del ragazzo, per poi svelare la realtà di Lia. Un reale difficile che prosciuga la ragazza da ogni desiderio o speranza. La Tana sembra essere quella casa, che la ragazza protegge appena ne ha l’occasione, un luogo in cui si confronta con i limiti del corpo. Giulio da parte sua, la segue affascinato, con l’innocenza tipica della giovinezza più primitiva. Tra i due nasce un amore a metà, complicato e pericoloso. Il ragazzo infatti non comprende inizialmente la natura autolesionista di Lia e non prende mai posizione, se non quella più infantile dell’adolescenza. Il film abbraccia queste riflessioni con una certa philosophia naturalis, aprendosi ai molteplici ruoli del rapporto tra l’essere umano e la natura. Quest’ultima intesa come un infinito divenire di mutamenti e forme, che include anche la morte.
La scelta di spezzare la narrazione rivelando il mistero dei personaggi funziona, anche se questi mancano di una caratterizzazione decisa, di certo non aiutata dalle interpretazioni acerbe degli attori. La Lia di Vetere risulta piena di potenzialità, non del tutto esplorate nel lungometraggio. Il personaggio di Lorenzo Aloi si regge quanto basta su quello che il pubblico intuisce del suo carattere, un idea fondata più sullo stereotipo del ragazzo di campagna che sulla caratterizzazione in sé. Entrambi gli attori riescono a trasmettere il senso di confusione esistenziale e questo rende la messa in scena sicuramente più fluida. La fotografia è chiaramente limitata dal budget e gestisce come può le scene in esterno. Baldacci però riesce a sfruttare al meglio i volti e i corpi, trovando sempre il modo giusto per accompagnare lo spettatore. Questa forma di stima nello sguardo la rende sicuramente riconoscibile nel panorama nostrano, e questo rende La Tana un opera prima da tenere d’occhio.
Note positive
- Le scelte registiche di Baldacci
- Il tema della malattia affrontato con lo sguardo di una figlia
Note negative
- Interpretazioni attoriali acerbe
- Fotografia troppo semplicistica
- Una debole caratterizzazione dei personaggi