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L’altra Grace
Titolo originale: Alias Grace
Anno: 2017
Paese: Canada
Genere: drammatico, biografico, storico
Produzione Halfire Entertainment
Distribuzione: Netflix
Ideatore: Sarah Polley
Stagione: 1
Puntate: 6
Attori: Sarah Gadon, Edward Holcroft, Zachary Levi, Anna Paquin, Paul Gross, Rebecca Liddiard, Kerr Logan
Presentata in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival 2017, dove sono stati proiettati i primi due episodi, la miniserie Alias Grace (o in italiano L’altra Grace) è stata prodotto dalla rete televisiva canadese CBC Television ed è stata trasmessa internazionalmente attraverso la piattaforma on demand Netflix a partire dal 25 settembre 2017. L’Altra Grace è la trasposizione del romanzo omonimo della scrittrice canadese Margaret Atwood pubblicato nel 1996, autrice che ha visto già due sue storie adattate in versione seriale come Wandering Wenda sempre di CBC e The Handmaid’s Tale per la piattaforma Hulu. Come protagonista troviamo l’attrice nativa di Toronto Sarah Gardon, che nonostante la sua giovane età possiede già innumerevoli performance in film internazionali come Indignazione, Maps to the Stars e Cosmopolis.
La storia narrata nel romanzo e dunque nella miniserie è liberamente ispirata a un evento di cronaca nera riguardante il duplice omicidio avvenuto in Canada nel 1843, dove sono stati rinvenuti morti il Sir. Thomas Kinnear e la sua governante Nancy Montgomery. Vennero accusati del crimine: la sedicenne Grace Marks, che venne rinchiusa per trentanni in carcere, e lo stalliere James McDermott condannato inversamente a morte.

Trama di L’altra Grace
Dopo alcuni anni in cui la giovane Grace è stata prima in un manicomio e poi in un carcere, giunge a farle visita in prigione Simon Jordan, un giovane medico – psichiatra, che è stato chiamato sul luogo per dimostrare l’innocenza della ragazza al fine che questa possa venire liberata. I due iniziano nel corso di un lungo periodo a frequentarsi e a conoscersi sempre di più, nei loro incontri Grace racconterà al dottore la sua vita fino al giorno in cui è stata arrestata. Compito arduo di Simon Jordan è comprendere dove il racconto sia autentico e dove invece Grace crea una narrazione distolta dalla verità storico degli eventi.

Recensione di L’Altra Grace
Realizzato come un thriller investigativo in sei puntante, L’altra Grace ha il dono di catturare fin dal primo momento l’attenzione attenta dello spettatore che si sentirà esattamente come quel giovane psichiatra di fine 1800, confuso e attratto da quella donna misteriosa dagli occhi blu profondi, in cui il suo sguardo appare un enigma ove il ghiaccio e la tristezza per la vita sembrano da fargli da padroni. Simon Jordan (Edward Holcroft) trova dinanzi a lui una matassa alquanto complessa da sbrogliare e si domanderà costantemente una singola domanda: “Può essere veramente colpevole? Oppure mi sta raccontando ciò che voglio sapere?” Proprio questa senso d’inafferrabilità della verità diviene il tema centrale su cui ruota l’intera drammaturgica della miniserie, elemento narrativo che non può che non portarci a porre numerose riflessioni sulla conoscenza stessa oggettiva degli eventi attuali in cui il dubbio sulla veridicità delle news sul mondo online è piuttosto onnipresente e dal timore realistico che l’unico mezzo possibile per conoscere la pura realtà degli eventi può essere solo il proprio sguardo ma anche questo, come ha dimostrato efficacemente Walter Lippmann nel suo libro L’opinione pubblica, può essere portatore di realtà soggettiva e non attaccata alla pura realtà dei fatti. Proprio in questa miniserie il psicologo si trova dinanzi molteplici versioni degli eventi raccontanti precedentemente da Grace come quello che la giovane aveva raccontato in tribunale, discorso però voluto dal suo avvocato, oppure si trova a dover leggere le parole confessionali di James McDermott che raccontano un altra verità sull’omicidio. Arduo e il compito per giungere alla verità. Lui ascolterà la storia dalla voce di lei e dovrà comprendere il fine confine tra onesta e inganno, in un gioco dove lui stesso può scottarci e dove la sua emotività non può che entrare in campo.
L’altra Grace inoltre non disdegna altre tematiche tanto care alla scrittrice del romanzo come quel sentimento anti-immigratorio, la distinzione sociale per classi nette e ben definite oltre a un accusa forte e decisa verso quel mondo patriarcale e maschilista ricercando quel senso di femminismo che sembra non appartenere a quell’epoca del 1850, dove le donne sono vittime del potere maschile. In tutto ciò la protagonista viene creata come un personaggio sfuggevole caratterialmente allo spettatore apparendo esclusivamente come una donna forte e decisa, segnata da un profondo rispetto (almeno sembra) per la purezza d’animo e contraria a qualsiasi forma di perversione sessuale o rapporti extraconiugali (forse la causa scatenante dell’omicidio?). Il rapporto tra sesso e bontà è un elemento piuttosto onnipresente nel racconto e ogni personaggio maschile porta con se in maniera negativa questa caratteristica di comportamento prepotente contro il gentil sesso.
Suddivisa su due piani temporali, il presente e gli eventi narrati, L’altra Grace possiede indubbiamente una regia e fotografia solida e ben fatta pur senza guizzi autoriali ma tecnicamente i suoi punti di forza sono altri tra cui una sceneggiatura acuta e con ottimi dialoghi ben resi dalle interpretazioni degli attori, tra cui spicca la strepitosa interpretazione di Sarah Gardon che regge da sola gran parte della miniserie attraverso un espressione facciale che inquieta e allo stesso tempo persuade e attrae, interessante anche la sua bravura nel riuscire a interpretare in maniera eccelsa sia la parte riguardante il presente che quella del passato dove mostra una Grace divergente e più immatura. Un tocco di classe viene aggiunto dalla scenografia e dall’uso dei costumi che donano all’ambientazione un loro fascino di verità.
In conclusione, L’Altra Grace è una serie che unisce quel suo lato romanzesco e letterato con un formato seriale breve in maniera interessante attraverso sei puntante che tengono alto il ritmo e con un finale amaro e pieni di fascino che vi lascerà di stucco.
Note positive
- Costumi
- Sceneggiatura
- Scenografia
- Interpretazione di Sarah Gardon
Note negative