L’immaginario creato da Disney e Pixar torna sul grande schermo con Lightyear – La vera storia di Buzz di Angus MacLane, il film che racconta le origini dell’astronauta che ha ispirato la linea di giocattoli di Toy Story e che ha portato Andy a voler avere un Buzz Lightyear. Uno spin-off che mischia l’avventura, la fantascienza e l’azione trasmettendo allo stesso tempo dei forti messaggi sull’importanza della cooperazione e del perdonare se stessi per andare avanti.
Il film è stato presentato a Roma insieme al cast di voci italiane, tra cui Alberto Malanchino (Buzz Lightyear), Ludovico Tersigni (Sox), Esther Elisha (Alisha Hawthorne) e Linda Raimondo (voce di una delle guardie di sicurezza).

Distribuito da The Walt Disney Company Italia, Lightyear – La vera storia di Buzz approderà nelle sale italiane il 15 giugno 2022.
Di seguito, il video della conferenza stampa del film a Roma:
Conferenza stampa del film Lightyear – La vera storia di Buzz
Che rapporto avete con la Disney?
Esther Elisha: Disney è stata la prima esperienza per me al cinema. Avevo circa due anni e mezzo. Eravamo a Parigi e i miei genitori mi hanno portata a vedere Biancaneve e i sette nani, quindi, mi hanno praticamente traumatizzata per il resto della mia vita. È un ricordo molto vivido e per me è la magia del cinema.
Ogni Natale andavamo in vacanza a Ponte di Legno e per me il momento più importante era quello in cui sarebbe uscito il film Disney di quell’anno. Per cui Disney, per me, è l’incontro con il cinema che poi è diventata la mia vita professionale. Quindi, è una magia ed è il sogno.
Alberto Malanchino: La mia prima esperienza Disney legata da bambino è stata proprio Buzz, Toy Story. Ci sono andato con mia mamma e con mia nonna al cinema. Infatti, quando mi hanno detto di fare il provino per Buzz, io sono impazzito. Avevo anche il pupazzetto a casa. Non so dove l’abbia messo mia mamma tra l’altro.
Buzz è stato il mio primo ricordo di infanzia al cinema con il primo Toy Story ed è stato incredibile. Ci ho capito poco. L’ho dovuto riguardare negli anni, però è stato proprio il primo impatto. Altro film per me della vita è stato poi Il Re Leone, un VHS che mi sono mangiato.
Ludovico Tersigni: Il mio cartone preferito è Gli Aristogatti e qui posso concludere tutto quello che è venuto dopo. È stata una bellissima esperienza doppiare Sox. Anche il gatto con gli stivali ha un certo appeal su di me, sempre un ambiente felino il mio.
Linda Raimondo: Penso di aver consumato la videocassetta de Gli Aristogatti centinaia di migliaia di volte da bambina. Come ha detto Esther, la Disney rappresenta un po’ il sogno di ogni bambino, un bambino che c’è sempre in noi e che si risveglia ogni volta che ci troviamo in una sala al cinema a vedere un nuovo film targato Disney. Quindi, io sono veramente onorata di aver avuto la possibilità di prendere parte a questo bellissimo progetto.
Come è andata per voi questa esperienza di doppiaggio? Avete trovato delle difficoltà? Cosa avete messo di voi nella voce dei vostri personaggi?
Ludovico Tersigni: Per me è stata la prima esperienza al doppiaggio, a parte le serie quando c’è qualche problema di presa diretta. È stata un’esperienza molto formativa perché c’è il teatro, c’è la radio, c’è tanto orecchio. Quindi, fare a meno del volto è una privazione importante. Dover dare tutte le emozioni con la voce significa saper usare gli strumenti a nostra disposizione.
Colgo l’occasione per ringraziare Massimiliano Manfredi che è stato un grande diretto di doppiaggio, a Maria Grazia Napolitano che si è occupata di tutta la parte tecnica. Il lavoro che abbiamo fatto noi è stato supportato da professionisti di altissimo livello che lo rendono effettivamente un lavoro pregiato. Un’esperienza formativa ed emozionante.
A Sox, io ho cercato di dare un tono molto da bambino, rientrando in quella dimensione di gioco spensierato che tutti noi facciamo da bambini. Ho cercato di dargli tutte le mie emozioni non dico infantili perché potrebbe sembrare fuorviante, però sicuramente emozioni sincere e originali.
Alberto Malanchino: Anche io mi aggrego a questi ringraziamenti perché sono stati veramente un gruppo fantastico di lavoro. Tanto è merito loro, quindi, grazie ancora. Per me non è stata la prima esperienza perché io, anche se non quotidianamente, ritorno in sala con molto piacere da un po’ di anni.
Qua c’è stata una bella sfida perché, personalmente, mi sono preparato un paio di mesi con un vocal coach, nonostante non ci fossero delle grandi difficoltà da un punto di vista tecnico per quello che riguarda il doppiaggio in quanto tale e che già conoscevo, ma si trattava in qualche modo di scurire la voce, di trovare delle corde, delle basse personali che potessi regalare a Buzz come personaggio visto che lui anche in originale ha una voce forte. Già Chris Evans fa una caratterizzazione importante al riguardo. Quindi, da lì è nato anche questo incontro, questo compromesso tra quelle che sono le mie armoniche e poi quelle che sono quelle del personaggio.
Non è scontato fare un lavoro di questo tipo. È stato veramente un bellissimo percorso perché ho scoperto tante cose di me, soprattutto dell’utilizzo della mia voce e sono contento di aver regalato a Buzz questo nuovo timbro che lo rende quel personaggio che avete conosciuto. La cosa meravigliosa è stata potergli regalare sia dei momenti molto comici, ma anche delle situazioni estremamente serie e drammatiche. Penso di parlare a nome di tutti quando dico che questi non sono solo dei film di animazione, sono proprio dei film, dei piccoli gioiellini questi e non sono neanche tanto piccoli, quindi, l’interpretazione è stellare. Bisogna sforzarsi tanto per riuscire a rendere delle mimiche, sono pieni di micro-espressioni. Sono personaggi fatti bene e quando è un lavoro fatto bene, sei tu che devi stare appreso a loro e non il contrario.


Esther Elisha: Anche io voglio ringraziare tutta la squadra che ci ha guidato perché mi sono sentita veramente presa per mano. Come Ludovico, avevo sempre doppiato me stessa e questo è un processo completamente diverso. Devi entrare in un altro codice e andare a cercare delle risorse diverse. Per me, il lavoro è stato quello di cercare di dare ad Alisha un percorso di invecchiamento. Per cui, abbiamo cercato di far sì che la voce ad un punto diventasse più profonda. Nel momento della vecchiaia, cerare di non caratterizzarla in maniera troppo artificiosa, ma darle comunque quel senso di stanchezza, di qualcuno che ha visto tanto e sta lasciando le persone che ama come la nipotina, ma anche il suo amico Buzz che sa che non rivedrà. Quello che ho cercato di dargli forse un po’ di nostalgia e, anche per il fatto che sono una nuova mamma, forse un po’ di tenerezza verso i piccoli, verso il futuro.
Linda Raimondo: Per me è stata la primissima volta. Io non mi occupo di queste cose. Io studio Fisica all’Università di Torino e ho da sempre il sogno di diventare astronauta un giorno. Quindi, questa è stata un’esperienza totalmente nuova. Io sono arrivata in studio. Non avevo nessun tipo di aspettative, anche perché quando una cosa è nuova, non sai cosa aspettarti. Sicuramente, ero un po’ timorosa, avevo quella sana adrenalina e ansia. Mi sento nuovamente di ringraziare davvero tutto il team perché anche io mi sono sentita accolta, poi il fatto che tutti sapevano che io non l’avevo mai fatto, quindi ero proprio novella, mi hanno veramente preso per mano e accompagnato passo per passo. Devo dire che è stata un’esperienza molto bella perché è qualcosa di totalmente diverso rispetto a quello che faccio di solito e ho avuto la possibilità di conoscere in parte questo mondo, un mondo davvero bellissimo e di cui mi sento molto grata di aver avuto la possibilità di prenderne parte.
Film godibilissimo, di avventura, thriller, succedono milioni di cose… Ma come tutti i film Disney, contiene anche dei messaggi, dei valori molto importanti che arrivano al pubblico, specialmente, a quello più giovane. Quali sono i valori che questo film trasmette che vi hanno colpito di più?
Alberto Malanchino: Per me, uno su tutti, la cooperazione e l’amicizia. In questo si può anche vedere il percorso personale di Buzz come personaggio che parte come una persona egocentrica in un qualche modo, quindi, si accolla questa responsabilità. In realtà, fa un percorso dell’eroe nel senso più classico del termine che è meraviglioso. Ti fa capire che in un mondo dove siamo sempre più divisi, l’unicità ma anche lo spirito di cooperazione di squadra è quello che ti salva.
È anche un po’ balsamico secondo me perché spesso e volentieri siamo un po’ abituati a pensare che noi singoli siamo sempre un po’ responsabilizzati di voler tenere il mondo sopra le nostre spalle, non ci diamo mai la possibilità di sentirci fallibili. Questo è un racconto che parla della fallibilità dell’essere umano ed è meraviglioso. In questo è molto classico, molto greco come opera. È il viaggio alla fine il regalo più grande che ti lascia. A me ha emozionato molto questo perché mi sto proprio rendendo conto che stiamo iniziando finalmente anche a lasciare sempre di più parti di tossicità rispetto ai personaggi, questi personaggi testosteronici che devono fare tutto loro, tutto “io, io”, “Sono uomo. Devo fare.”, invece qui c’è un gioco di squadra ben equilibrato, distribuito e intelligente che ti fa capire che il solo non basta per andare avanti.


Ludovico Tersigni: Poi ci sono delle tematiche che sono un po’ pennellate, non sbandierate, ad esempio, Alisha Hawthorne ha una moglie. Questo è un messaggio sottile, ma intenso. Noi stiamo facendo un cartone animato per bambini, ma anche per adulti. Secondo me, questo è un messaggio forte: dire al grande pubblico che ci sono delle tematiche sessuali che fanno parte della nostra vita quotidiana, che sono parte di una naturale inclinazione umana, significa iniziare a crescere dei bambini e dei ragazzi con una purezza di spirito, con un atteggiamento non di ostilità nei confronti di un comportamento naturale e di amore che non ha genere, età, sesso. Quindi, questa è una grande prova. È il primo cartone animato Disney e Pixar che ha una tematica di questo tipo e che l’affronta in maniera sublime.
Esther Elisha: A me ha molto colpito la tematica dell’errore, del non perdonare se stessi di aver commesso un errore, un qualcosa in cui posso dire di ritrovarmi. La chiave della libertà, del perdonarsi e dell’andare oltre, cogliere quello che c’è oltre l’errore che è la vita perché poi non facciamo altro che sbagliare e se non cogli quel momento di crescita per te e per gli altri sei fisso, sei bloccato come il cattivo del film, che siamo sempre noi. Il fatto che sia sdoppiato è molto interessante, molto giusto e ci riguarda.
Un’altra cosa che mi ha molto colpito, come hanno detto i miei colleghi, è il gioco di squadra, il fatto che l’aiuto non sai mai di chi arriva, il fatto che una penna a un certo punto salvi le sorti dei nostri eroi è meraviglioso e il fatto che Mo che è colui che non sa come collocarsi rispetto a se stesso, rispetto agli altri, sia utile anche lui. È un insegnamento por Buzz, per tutti noi. Non sai mai chi hai di fronte. Questo è molto importate.
Il gioco di squadra per me è stato anche ritrovare nel team, in sala di doppiaggio, delle voci di persone che stimo e vederli brillare è una grande gioia perché anche il percorso dei miei colleghi è fonte di soddisfazione e ne sono felice.
Linda Raimondo: Sono d’accordo con tutto quello che è stato già detto. In particolare, credo che i messaggi di questo film siano tantissimi. A volte, sembrano scontati, però bisogna calarli anche nel mondo in cui viviamo. Parlavamo di cooperazione, di gioco di squadra. Questa è una cosa che abbiamo visto molte volte all’interno del film, ma è una cosa che nella vita reale di tutti i giorni, nella società e nel mondo è la cosa che ci permette di progredire, di andare in avanti. Forse questo più che mai lo viviamo nel mondo dell’astronautica, dell’esplorazione spaziale. Se noi come esseri umani, in quanto umanità, puntiamo ad andare su Marte, non possiamo pensare di farlo noi in quanto italiano o in quanto francesi. È un gioco di squadra e tutti devono prenderne parte perché altrimenti rimaniamo qua fermi e non riusciremo a lasciare il nostro pianeta anche perché poi si cerca tanto un pianeta su cui abitare, su cui vivere, ma se siamo nati qua probabilmente è perché la Terra è il pianeta più bello dell’Universo. E quindi, se vogliamo andare in un luogo ostile, abbiamo davvero bisogno di collaborazione e di cooperazione. Credo che questo è un messaggio potentissimo, soprattutto visto le cose che purtroppo stanno succedendo nel mondo oggi.
I messaggi sono tanti, sono forti ed è bello il fatto che passino così con delicatezza nel senso che non vengono accentuati troppo, però sono dipinti in maniera proprio delicata e alla fine restano. È un film che quando finisce ti fa pensare e credo che questa sia una delle cose più preziose.


I dipendenti Disney hanno fatto una battaglia per il personaggio di Alisha perché c’era la scena del bacio che all’inizio era stata tagliata e i dipendenti Disney hanno chiesto che fosse rimessa ed è stata rimessa. In quanto mamma, secondo te, quanto è importante che hai bambini venga introdotta in questo modo anche la tematica di gender e la rappresentazione?
Esther Elisha: Io penso che i bambini vedano la realtà, quindi, loro hanno forse meno bisogno di noi di essere educati rispetto a quello che è l’amore perché non lo mettono in discussione. Sono veramente delle spugne. Per fortuna, la nostra società non è più quella in cui siamo cresciuti noi e ai giovani li vedo estremamente consapevoli e forti nell’affermarsi rispetto a come sono e alla ricerca della loro identità costantemente. Questo è un percorso che tutti affrontiamo nell’arco della nostra vita se siamo veramente attenti. Credo che i dipendenti Disney abbiano fatto molto bene. Sono grata alle loro proteste perché penso che tutte le famiglie abbiano diritto di essere rappresentate perché ci sono ed esistono e la rappresentazione certamente è importante, è vero che conta. Vederti, vedere che esisti non solo perché tu lo sai, ma perché gli altri ti vedono è una delle cose che ti fa sentire più accolto e ti permette di fare la tua strada in un modo molto più morbido. Sono veramente felice di far parte di questo progetto e di essere la voce italiana di Alisha.
Come spiegherai ai giovani tutto il paradosso temporale del film? Molti diranno “È come Interstellar”, ma non è Interstellar, c’è qualcosa di più parlando di Fisica e Astrofisica.
Linda Raimondo: Sicuramente, è una tematica molto complessa. È, appunto, la base della Relatività Generale di Einstein. Innanzitutto, la prima cosa dire a livello scientifico è che la velocità della luce non può essere raggiunta perché qualunque oggetto o corpo dotato di massa non può avere la velocità della luce, semplicemente perché altrimenti avrebbe bisogno di energia infinita e sappiamo che la prima legge fondamentale della Fisica è la conservazione dell’energia, quindi, l’energia non si crea né si distrugge, ma si trasforma. Di conseguenza, noi non possiamo purtroppo raggiungere la velocità della luce. Possiamo però raggiungere delle velocità molto elevate. Quando raggiungiamo velocità molto elevate, quello che avviene è la dilatazione dei tempi e la contrazione degli spazi. Quindi, quello che succede è che il tempo inizia a scorrere più lentamente e la contrazione degli spazi sono molto più brevi, perciò riusciamo a percorrere distanze molto più grandi di quelle che in realtà si percorrerebbero a velocità normali.
È per quello che Buzz quando va nello spazio e raggiunge l’ipervelocità, si ritrova a vivere pochissimi minuti a quella velocità e quando torna sul pianeta si rende conto che effettivamente il tempo gli è trascorso normalmente ma l’arco di tempo è stato piuttosto lungo, tanto è che ritrova i suoi colleghi cresciuti e invecchiati. Il concetto alla base è quello di Einstein, la Relatività Generale che, tra l’altro, continua ad avere successo perché pochissimo tempo fa è stata di nuovo confermata con l’esistenza di un buco nero al centro della nostra Via Lattea. Quindi, più complesso di così il tema non può essere, però è stato affrontato molto bene perché poi, come dice Buzz, più vado veloce, più vado nel futuro.

Di solito, nei film Pixar la comicità è abbastanza sottile. In questo film, sembra molto più forte. È qualcosa che hai aggiunto tu al personaggio oppure era già nell’originale?
Ludovico Tersigni: Per la sua natura, Sox è un personaggio che porta un sorriso, sia per le sembianze, sia perché la voce che abbiamo cercato di dargli è una voce che fosse molto empatica oltre a essere simpatica. Ci sono dei momenti in cui le sue battute sono davvero pungenti, in altri momenti abbiamo pensato di dargli un tono, un colore molto più umano perché essendo un robot avrebbe avuto una voce molto più robotica. Invece, abbiamo pensato di dargli anche dei toni più colorati per renderlo più simpatico nei momenti in cui è molto operativo, quando lancia la freccetta per esempio. Ripeto, Massimiliano Manfredi secondo me è stato veramente l’orecchio assoluto che ha capito quando era il momento di divertirci un po’ di più e, invece, quando era il momento di essere un po’ operativi. Abbiamo giocato su questa linea sottile.
Massimo Dapporto è il Buzz giocattolo, tu adesso sei il Buzz umano. Ci sono state delle cose che proprio hai voluto prendere da Massimo e le hai voluto riprodurre o addirittura se c’è stato un incontro tra voi due?
Alberto Malanchino: Ci siamo conosciuti, l’ho beccato in sala. È stato meraviglioso perché Massimiliano, il direttore di doppiaggio, mi ha detto. “Settimana prossima arriva Dapporto.” e io mi ero completamente dimenticato. Apro le porte dello studio, me lo trovo lì e divento un bambino. Lo sento con questa voce incredibile, mi ha aperto dei ricordi dell’infanzia. Sono proprio legato alla storia di Buzz, di Toy Story, soprattutto il primo film. Quindi, abbiamo parlato un po’, lui molto felice anche di questa nuova voce. Infatti, mi ha detto. “Sono contento che lo fai tu. Basta. Sono vecchio ormai. Largo ai giovani.”
Ho imparato tantissimo da lui perché, secondo me, ha fatto un lavoro eccezionale, lo conferma la storia. Il suo doppiaggio rimane fresco, perfetto. Aveva trovato questa dinamica di suono, di voce dove lui riesce ad alternare questi momenti dove è veramente incredibile, operativo, astronauta. Ho studiato tanto anche sul modo in cui lui poi è operativo perché ha quel modo di parlare molto concitato, però sta sul pezzo. Questa cosa mi ha aiutato tantissimo. Ovviamente, abbiamo una pasta vocale che è totalmente opposta anche perché credo che Dapporto abbia iniziato a doppiare Buzz verso i 55 anni, io ne ho 30, quindi, c’è anche una differenza non solo di età ma anche di corde vocali. Comunque, il modo che lui ha mi è servito tanto sullo studio e poi da lì abbiamo creato anche un Buzz che è in un qualche modo originale, staccato dalla sua forma di giocattolo per diventare Buzz che è umano.
Lui è stato un bravissimo maestro, un mentore inconsapevole nella fase di studio, ma nella fase poi di esecuzione c’è stata anche una ricerca di originalità sia da parte mia che poi del team che ci ha aiutato nel doppiaggio.