Lo Squartatore – The Ripper (2020): La docu-serie sul criminale dello Yorkshire

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Lo Squartatore locandina della docuserie

Lo Squartatore

Titolo originale: The Ripper

Anno: 2020

Paese: Gran Bretagna

Genere: Documentario

Produzione: Netflix

Distribuzione: Netflix

Stagione: 1

Puntate: 4

Regia: Jesse Vile, Ellena Wood

Fotografia: Matthias Pilz

Montaggio: Gideon Gold

Musica: Roger Goula

Trailer de Lo Squartatore

Trama de Lo Squartatore

Tra il 1975 e il 1980 l’Inghilterra è stata scossa dagli afferrati omicidi del cosiddetto Squartatore dello Yorkshire, divenuto uno dei più famosi serial killer della storia della criminologia mondiale. Questi eventi hanno influenzato la vita sociale e culturale dell’Inghilterra del Nord sopratutto la vita delle donne che si sono sentite per la prima volta realmente vittime di un sistema sociale patriarcale e maschilista.

Nessuna donna si sentiva al sicuro e allo stesso tempo ogni singolo uomo poteva venire etichettato come un potenziale sospetto dal genere femminile. In tutto ciò la polizia ha messo in piedi il più grande dispendio di uomini della storia del crimine, creando per la prima volta una compagna di comunicazione per far si che la popolazione li aiutasse a venire a capo su questi crimini, che hanno condotto alla morte di 13 donne prima che il famigerato killer venisse arrestato per pura casualità.

Scena da Lo Squartatore 2020
Scena da Lo Squartatore 2020

Recensione de Lo Squartatore

Fu la più grande indagine criminale mai esistita nel Regno Unito, nessuna forza di polizia era mai stata così sotto pressione

Lo Squartatore 1×01

The Ripper è una docu-serie suddivisa in quattro puntate dirette dal duo registico Jesse Vile e Ellena Wood che vanno ad arricchire il nutrito reparto di Netflix dedicato a film e documentari incentrati sui serial killer, il tutto viene realizzato attraverso uno sguardo e una prospettiva d’indubbio valore in cui non ci si concentra esclusivamente sulla psiche del criminale e sul suo modus operandi ma si sfrutta l’elemento investigativo per andare a descrivere e sviscerare uno spaccato di società e di contesto socioeconomico e culturale nei luoghi maggiormente colpiti dal Killer e delle influenze che le azioni del mostro hanno avuto sulla sfera femminile del Nord Inghilterra, specialmente a Sutcliffe e Leeds. Il tutto è arricchito da delle pregevoli immagini d’archivio e d’interviste d’epoca che donano allo spettatore uno sguardo oggettivo e altamente interessante in grado di far comprendere il mondo in cui lo Squartatore ha agito e le conseguenze e le lotte che ha, compiendo azioni maligne, contribuito a dare il via, creando sopratutto in ottica femminista una nuova forza combattiva a favore dei diritti femminili, anche grazie a delle forze armate incapaci nell’affrontare il criminale e scoprirne l’identità.

Il documentario stesso de Lo Squartatore non vuole andare a scoprire il vero io dell’assassino ma si dimostra maggiormente interessato alla narrazione dei fatti attraverso gli occhi e le emozioni di coloro che hanno avuto a che fare in prima persona con il serial killer come le vittime che sono fuggite dall’aggressore, alcuni poliziotti in azione sul caso e la voce dei parenti delle vittime. Sono loro i veri narratori della docu-serie, non tanto il serial killer che rimane sempre nell’ombra anche nel finale dove scopriamo la sua identità che altro non è che quella di un uomo insignificante dal nome Peter Sutcliffe morto nel Novembre 2020 per delle complicazioni dovute al Covid-19. Di lui non vedremo mai un estratto di una registrazione proveniente dal tribunale e se ciò poteva essere interessante per approfondire la serie, gli sceneggiatori hanno preferito dare uno sguardo maggiormente d’intervista alla storia, in cui lui non avesse voce in capitolo sui fatti.

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TheRipper – Episode 4

Le tematiche femministe

La storia mostrata ne Lo Squartatore procede in maniera lineare dalle origini del caso, ovvero il 1975 quando venne ritrovata la prima donna, ritrovata in un campo sportivo nel quartiere di Chapeltown di Leeds. Sul corpo della donna, identificata come la 28enne Wilma McCann divorziata e con dei bambini a carico, erano presenti due botte dietro la testa e tre ferite sul resto del corpo in cui era evidente come l’assassino avesse preso del tempo per realizzarle come se queste fossero un opera d’arte. Il fatto che il crimine fosse avvenuto a Chapeltown andò a creare un atmosfera intorno al caso piuttosto antifemminista che pose la polizia, formata da soli uomini, all’interno di un ottica piuttosto ben definita fin dall’inizio, pur non avendo reali prove a supporto, ovvero che essendo Chapeltown “la principale zona a luci rosse” dove c’erano molte prostitute e cinema per adulti, si etichetto la deceduta come una prostituta e tanto che la stampa la denominò nei suoi articolo come “La ragazza che amava divertirsi” come a dare a lei la colpa di ciò che le era successo. Tale discriminazione da parte della polizia che etichettava tutte le vittime de Lo Squartatore come prostitute, pur senza una reale prova, divenne il primo vero errore del dipartimento di polizia che non considerò mai interne al caso le aggressioni simili che erano avvenute a non prostitute, considerando tale elemento fondante per essere uccise creando così la formula che lo Squartatore come quello mitologico dell’epoca vittoriana uccideva solo donne che si prostituiscono e che non seguono la giusta vita. La polizia utilizzò così parole poche lusinghiere nelle loro discussioni per le vittime anche per il fatto che venivano sempre rintracciate in posti squallidi e poveri, luoghi in cui andavano le prostitute con i loro clienti.

Tutto però mutò, solo in parte, con la morte di una ragazzina di sedici anni che non aveva nessun contatto con quel mondo di Chapeltown e con la prostituzione, ciò portò la polizia a consigliare a tutte le ragazza e donne di non uscire da sole la notte, tale restrizione causò una nuova consapevolezza nelle donne e si può asserire che l’efferato serial killer e l’incompetenza della polizia abbiano condotto la società verso una nuova evoluzione interiore in cui le donne hanno compreso la loro discriminazione sociale e il loro ruolo all’interno della comunità e hanno deciso di lottare tutte assieme per far valere i loro diritti d’essere umani e le loro libertà d’essere donna, attraverso manifestazione di protesta che andranno a modificare e segnare l’epoca della storia Inglese.

Il documentario mette in luce anche il comportamento antifemminista della polizia che non trattò mai bene, nei loro verbali, le vittime etichettandole sempre come donne dai facili costumi e delle poche di buono. Tutto ciò non aiuto minimamente la polizia a comprendere realmente la persona che stavano seguendo che, per loro, rimase sempre ancorata in un aura di mistero. Detto ciò va ben asserito che se la serie Lo Squartatore mostra bene questa tematica ma va a perdere spessore nel lato investigativo dove se escludiamo le prime tre – quattro vittime che vengono curate e mostrate dettagliatamente all’interno della storia le altre vengono trattate e affrontate con superficialità togliendo un lato più criminologo che poteva essere interessante approfondire.

Frederick George Abberline lo squartatore
Frederick George Abberline il capo delle indagini della polizia

Chapeltown e la polizia

Interessantissimo risulta lo spaccato di descrizione sociale sulla cittadina di Chapletown che viene subito mostrata allo spettatore come un luogo in cui la polizia non viene ben vista e che andava a vittimizzare i suoi abitanti che erano maggiormente della comunità Afro-caraibica e che avevano dei grossi problemi di disoccupazione (il 21% non aveva lavoro) e dunque di povertà. Questo clima metteva gli abitanti del luogo in allerta e non volevano collaborare con le forze dell’ordine, inoltre la presenza di prostitute sul luogo spostò subito l’attenzione della polizia su questo fatto, etichettando come i crimini legati a quel mondo, osservazione giusta ma solo in parte.

Jesse Vile e Ellena Wood nella serie mettono bene in evidenza gli errori molteplici della polizia e dei suoi superiori che hanno avuto fin dall’inizio la possibilità di scoprirne l’identità, avendo le impronte dei pneumatici, una banconota segnata di nuova fattura che proveniva da una parte della cittadina facilmente da interrogare sul caso e poi avevano l’identikit del volto e numerosi poliziotti che prendevano le targhe delle macchine che transitavano nelle zone di prostituzione nelle ore notturne. Fa strano dunque sapere che il killer era stato interrogato ben undici volte e che non avessero mai capito che quello fosse l’assassino avendo già un identikit. In ciò va data colpa anche a colui che si spaccio per lo Squartatore attraverso la scrittura di lettere e l’arrivo di un nastro audio che giunge al capo dell’indagineFrederick George Abberline che decise di basarsi solo su questo indizio per risolvere il caso creando anche la prima vera azione di comunicazione giornalistica e non della polizia che cercò in tutti i modi di trovare l’assassino tramite l’aiuto della popolazione. L’uomo capo della polizia commise l’errore di non mettere mai indubbio la validità dell’audio.

Detto ciò fa strano scoprire che la polizia lo inchiodò solo per pura casualità e che lui stesso ha subito ammesso gli omicidi a lui imputati nonostante le forze dell’ordine misero in campo una enorme quantità di agenti creando una catena di lavoro che produceva giornalmente un enorme quantità di materiale d’archivio che per poter stare in un piano dell’edificio si dovette andare a rafforzare il pavimento per non rischiare che sprofondasse.

Tra un ottima fattura tecnica e qualche argomento tralasciato, Lo Squartatore si dimostra un buon prodotto in grado di raccontare la storia di una società che si vide costretta ad affrontare un killer senza le dovute capacità d’investigazione.

Note positive

  • Unione di materiale d’archivio con immagini recenti
  • Analisi sociale dell’evento
  • La prima puntata

Note negative

  • Poco approfondite le storie sulle ultime vittime
  • Assenza di video sul serial killer
  • Poco approfondita la storia sul serial killer e sul suo modus operandi
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