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Malignant
Titolo originale: Malignant
Anno: 2021
Paese: Stati Uniti d’America
Produzione: New Line Cinema, Starlight Media Inc., My Entertainment Inc., An Atomic Monster Production
Distribuzione: Warner Bros. Pictures
Durata: 111 minuti
Regia: James Wan
Sceneggiatura: Akela Cooper
Fotografia: Michael Burgess
Montaggio: Kirk Morri
Musiche: Joseph Bishara
Attori: Annabelle Wallis, George Shaw, Jacqueline McKenzie, McKenna Grace, Maddie Hasson, Jake Abel
Trama di Malignant
Madison Mitchell è incinta per la terza volta del compagno Derek. Dopo un’accesa discussione, i due coniugi vengono aggrediti in casa da un’oscura figura, che uccide il manesco consorte e causa la morte prematura del bambino. Ma l’incubo non finisce qui e Madison dovrà capire il motivo delle visioni inquietanti collegati a vari omicidi. Tutto starà nel ricordare il suo passato.
Recensione di Malignant
Dopo cinque anni dalla sua ultima pellicola horror, The Conjuring – Il Caso Enfield, James Wan torna finalmente dietro la macchina da presa di un film dell’orrore, consapevole di una certa esperienza cinematografica messa in gioco nei generi action, tra cui il cinecomic Aquaman, che gli ha fruttato oltre un miliardo di dollari al box office e di cui cura la regia del sequel, al momento in produzione. L’horror targato Wan ha dato vita a diversi franchise molto iconici che ancora oggi si stanno espandendo addirittura in universi cinematografici (le saghe di The Conjuring, Saw e Insidious), inglobando il nome del regista australiano in un genere di cui si può liberamente dichiarare maestro.
L’opera, uscita nelle nostre sale a partire dal 2 settembre, riesce a ritagliarsi un ampio spazio nel raccontare una storia che, sì, presenta i soliti meccanismi dell’horror in generale (casa infestata, omicidi slasher, protagonista-vittima creduta pazza ecc…), ma Wan se li gioca in una struttura narrativa completamente sottomessa ad una regia che riprende a grandi linee ciò che ha caratterizzato il cineasta negli ultimi anni: si passa dall’elemento sovrannaturale (The Conjuring) a quello investigativo (il primo Saw), per poi andare a toccare l’elemento onirico (Insidious) e, infine, a una messa in scena completamente action, soprattutto nella parte finale (Aquaman e Fast and Furious).

Questa summa crea le basi per una narrazione di cui inizialmente non si capisce il fulcro, quasi come se Wan non si fosse impegnato per dare alla pellicola una propria identità, però, fortunatamente, lo stravolgimento piomba nella seconda parte, in cui il registro cambia totalmente tanto che lo spettatore non è più lasciato in balia d’indagini di polizia, omicidi di un killer di genere slasher dal modus operandi quasi già visto in altri prodotti oppure dalle sequenze ricche di tensione e jumpscare, ma è rapito dallo sconquassare di violenza gratuita, gore e colpi di scena che ribaltano ciò che si è visto nella prima parte del film. In tutto ciò si osservano dei virtuosismi di macchina che permettono a Wan di mostrare quanto questa violenza scoppiata in tutta la sua potenza non lasci scampo a nessuno. In mezzo a questo marasma ne esce un finale frettoloso, che lascia spazio ad alcune domande in cerca di risposte che avranno il loro momento in pellicole future, poiché, come Wan ha dichiarato, Malignant può essere l’inizio di franchise.

Un gran punto di forza risiede nella figura di Gabriel, questo losco individuo deforme, dotato di una forza sovrumana, capace di controllare l’elettricità, un killer che rende omaggio all’horror slasher e opera sulle sue vittime con un sottofondo metal, che mira a citare un guizzo di regia spesso utilizzato da Dario Argento. In quasi tutti i lungometraggi di Wan si è trovati di fronte a un villain che nell’immaginario della cultura pop diventi iconico, come Jigsaw, e Gabriel non si può escludere, soprattutto se si considera il suo background e legame con la protagonista.

Certamente non ci si trova dinanzi al classico horror in cui sono i jumpscare e il silenzio da fare da padrone. È lungometraggio a certi tratti innovativo, con qualche pecca nella narrazione da risolvere, ma bisogna soprattutto ammettere che James Wan ha messo la firma alla sua creatura più autoriale, in cui i diversi generi dell’horror, partendo dal gore fino a quello psicologico, muovono lo spettatore in un’esperienza spiazzante, la quale non cerca di spaventare, su questo non ci piove, ma trova la sua attrazione principale nella creazione di un’atmosfera inizialmente vaga e cupa, abbracciando un lato più oscuro nelle sequenze finali, parlando al pubblico anche sull’importanza dei legami che sussistono tra i fratelli e cambiando totalmente le carte in tavola con dei risvolti semplici ed efficaci.
Note positive
- Commistione di generi del regista;
- Il design di Gabriel;
- Regia;
- I colpi di scena.
Note negative
- Sceneggiatura prevedibile;
- Confusione nella prima parte;
- Questioni rimaste senza risposta.