Prodotto da: Daniel Noah, Elijah Wood, Josh C. Waller, Martin Metz, Nate Bolotin, Adrian Politowski
Casa di produzione: SpectreVision, Umedia, XYZ Films
Durata: 2 hr 01 min (121 min)
Aspect Ratio: 2,40:1
CAST ARTISTICO
Nicolas Cage, Andrea Riseborough, Linus Roache, Bill Duke, Richard Brake, Ned Dennehy, Olwen Fouéré, Hayley Saywell
Recensione
I contenuti dell'articolo:
Mandy: Recensione
Film tra i più applauditi al Sundance Film Festival del 2018 e al Festival di Cannes del medesimo anno, Mandy, opera seconda del regista greco Panos Cosmatos (figlio d’arte, poiché il padre George diresse alcuni cult come Rambo II e Cobra), è stato completamente trascurato dalla distribuzione italiana, tanto da arrivare nel Bel Paese direttamente in home-video.
Il motivo del suo successo non va ascritto tanto alla qualità (comunque elevata) del prodotto finale, quanto alla presenza di un attore in gran spolvero che da anni si reputava ormai decaduto irrimediabilmente nel suo esilio in un mondo di lungometraggi hollywoodiane ai limiti del trash: Nicolas Cage, protagonista di “capolavori” come l’orrido remake di The Wicker Man (divenuto celebre per la memorabile e involontariamente comica scena delle api) e L’ultimo dei templari.
Trama
Agli inizi degli Anni Ottanta, il boscaiolo Red(Cage) vive la sua tranquilla e bucolica storia d’amore con la moglie Mandy (Andrea Riseborough), una commessa appassionata di pittura e film dell’orrore, in una casa tra i boschi nei pressi di Crystal Lake (in omaggio al campus della saga di Venerdì 13).
La loro paradisiaca esistenza viene bruscamente interrotta dall’irruzione di una setta pseudo-satanica comandata dal folle Jeremiah Sand (Linus Roache) che rapisce Mandy, scatenando così la violenza vendicativa dell’apparentemente pacifico Red.
Analisi filmica
Mandy si può superficialmente riassumere come un concentrato psichedelico di tutto ciò che l’horror cinematografico e letterario ci ha offerto fino a ora, dalla basilare trama da rape and revenge alle suggestioni sull’orrore cosmico in stile Lovecraft, dall’iconografia di Hellraiser di Clive Barker a richiami all’immaginario deviato della Manson Family, dall’intreccio complementare tra fantasy e musica heavy metal a connotati di fantascienza mischiati ad allegorie religiose. Il tutto filtrato attraverso un’estetica a tinte acide in bilico tra trip lisergico e incubo che tortura per due ore le retine degli spettatori, sparando a mille contrasti cromatici tutti virati in rosso e altri colori caldi elettrici.
Le esplosioni di gore si amalgamano ai pompierismi visivi fatti di distorsioni dell’immagine e del suono in un gioco cinematografico ultra – violento e aggressivo in cui la colonna sonora di Johann Johannsson (compositore feticcio di Denis Villeneuve), a metà tra l’ambient elettronico disturbante e il metal, ha un ruolo fondamentale nell’incremento del tono delirante e al contempo ammaliante del film.
Con una suddivisione in capitoli degna di un romanzo pulp, Mandy mette in luce le doti di un Nicolas Cage folle e allucinato come non mai, che dalla seconda metà apre le danze a un balletto di morte a suon di asce, coltelli, balestre e motoseghe. Quella di Red è una discesa all’inferno senza ritorno, in cui il desiderio di vendetta divora ogni cosa ma non colma il vuoto della disperazione, e nessuno come l’attore americano poteva meglio incarnare un personaggio così strabordante ed eccessivo.
Certo, si può parlare del ritmo non sempre giustificato nella sua lentezza e del suo intreccio particolarmente basilare e di certo non nuovo negli snodi, ma Mandy è soprattutto altro: un B Movie grezzo e intrippante che sfodera attraverso la sua messa in scena l’idea vivida e sempreverde di un cinema fatto, anche e soprattutto, di sensazioni, che siano disturbanti e malate non conta. Il bello della Settima Arte è anche questo.
Note positive
Regia e fotografia in grado di creare un revenge horror di grande impatto visivo
Una sceneggiatura sì semplice ma ricca di suggestioni e allegorie affascinanti
La colonna sonora
Attori, su cui spicca un Nicolas Cage a briglia sciolta e perfetto nei panni di un protagonista folle e allucinato
Note negative
Una lentezza (soprattutto nella prima parte) non sempre giustificata