Memorie di un assassino: Due investigatori agli antipodi

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memorie di un assassino locandina

Memorie di un assassino

Titolo originale: Sar-in-ui chu-eok

Anno: 2003

Paese di Produzione: Corea del Sud
Genere: Drammatico, Poliziesco

Durata: 132 min

Produzione: Sidus Pictures, CJ Entertainment
Distribuzione: Lucky RedAcademy Two

Regia: Bong Joon-ho

Sceneggiatura: Bong Joon-ho, Kim Kwang-lim, Shim Sung-bo

Fotografia: Kim Hyung-ku
Montaggio: Kim Sun-min
Musiche: Iwashiro Taro
Scenografia: Ryu Seong-hie, Yu Seong-hie

Attori: Song Kang-ho, Kim Sang-kyung, Kim Roe-ha, Song Jae-ho, Byeon Hee-bong, Jeon Mi-seon

Trailer italiano di Memorie di un assassino

Trama di Memorie di un assassino

Nel 1986 in una piccola cittadina di campagna in Corea del Sud viene ritrovato il corpo di una donna che sembra essere stata brutalmente stuprata e uccisa. Si presentano sul posto il detective Park Du-man (Song Kang-ho) insieme al suo collega Cho Yong-gu (Kim Roe-ha), i quali condurranno l’indagine usando metodi alquanto discutibili. 

Nel frattempo da Seul si presenta di sua spontanea iniziativa l’investigatore Seo Tae-yun, interpretato da Kim Sang-kyung, che incuriosito dall’omicidio della giovane donna tenta di dare una mano con le indagini.

 Inizieranno i primi scontri tra il detective Park e l’ultimo arrivato, facendo rallentare il ritrovamento del vero colpevole e facendo aumentare il numero delle donne stuprate e uccise. Gli indizi li conduco a vicoli ciechi, la speranza di trovare l’assassino sembra stia morendo, il rapporto tra i due detective peggiora giorno dopo giorno, omicidio dopo omicidio. Riusciranno insieme a fermare la brutale scia di morte?

Recensione di Memorie di un assassino

So tutto, mi basta guardarti in faccia.

cit. Memorie di un assassino

Diretto dal maestro Bong Joon-ho, è l’adattamento dell’opera teatrale “Come to See Me”di Kim Kwang-lim, a sua volta ispirato alle vicende del primo Serial Killer coreano, che operò nella città di Hwaseong (situata nella provincia di Gyeonggi) per circa cinque anni, dal 1986 al 1991.

Questo piccolo gioiello è considerato uno dei migliori film sudcoreani di sempre, uscito nel 2003 incassò la bellezza di ventisei milioni di dollari e portò a casa numerosi premi come: il Tokyo International Film Festival, il Torino Film Festival ed il Grand Bell Awards. 

In Italia Memories of Murder, noto anche con il titolo Memorie di un assassino, venne distribuito nel 2007 in Home Video. Nel 2020 Parasite, diretto sempre da Bong Joon-ho, vince il premio oscar al miglior film e grazie al suo successo, anche di pubblico,  l’ Academy Two ha finalmente deciso di distribuire il lungometraggio al cinema facendolo così scoprire agli italiani.   

Dopo “Barking Dogs Never Bite” il regista Bong Joon-ho ritorna nel 2003 con il meraviglioso “Memories of Murder”; una storia ricca di generi: iniziamo dal poliziesco per poi tingersi, in alcune scene, da commedia, per poi aggiungere il drammatico goccia dopo goccia fino a far traboccare il vaso in un finale maestoso.

La regia di Bong Joon-ho è perfetta, un quadro in continuo movimento, deliziandoci con movimenti di camera degni di nota, senza cadere mai in un uso estremo, classico nei Thriller, di una reale suspense e di tensione, rintracciabile solo in alcuni momenti narrativi, ma viene ricercata maggiormente una riflessione filosofica attraverso i suoi due personaggi principali, andando a creare una vicenda dallo stile completamente d’indagine che viene mostrata in maniera veritiera e precisa. Inoltre, il plauso che va rivolto alla sceneggiatura, è nella costruzione dei due detective su cui ruota la storia che risultano piuttosto tridimensionali apparendo all’occhio dello spettatore realistici nei modi di agire e pensare all’interno dell’investigazione. Non vengono mostrati come investigatori perfetti ma come semplici esseri umani e in loro, come accade spesso nei film occidentali di genere, non li vediamo mai innamorarsi di una sospettata oppure nello compiere azioni eroiche, ma al centro del lungometraggio troviamo il loro tormento interiore nel non essere in grado nel catturare un assassino. Alla fine chi è un poliziotto? Uno che cattura i criminali.  

I due personaggi di Memorie di un assassino

Il film ci fa vedere Park anche nel contesto della sua vita normale, al di fuori del caso su cui sta indagando. Invece il personaggio di Seo vive solo nel contesto del caso. Il caso è tutta la sua vita. Non ha quindi ragione di esistere se non riesce a risolvere il crimine. Park Doo-man ha un luogo dove rifugiarsi quando fallisce, ma Seo non ce l’ha, è questo il motivo che lo porta alla follia.

Bong Joon-ho, tratto dal pressbook di Memorie di Un Assassino

Il paragone che spicca in questa pellicola è tra i due protagonisti: Park e Seo. Il primo tenta in tutti i modi, compresi quelli più brutali, di trovare l’assassino, che sia colpevole o innocente, per chiudere il caso e prendersi quella fetta di fama che tanto desidera. Il secondo, inversamente, prova a cambiare il sistema estremamente sbagliato della polizia locale, incanalando la rabbia verso la risoluzione del caso, per rintracciare il vero assassino. 

Le emozioni di Park e del suo collega Cho sembrano essere sopraffatte dalla rabbia, una rabbia che viene fuori nei metodi di interrogatorio inumani, dove nell’ombra si percepisce la riluttanza di Seo verso questo sistema.

Lo spettatore si immedesima in Seo, che rappresenta la giustizia, la lealtà, l’imparzialità, e minuto dopo minuto, ora dopo ora l’orgoglio per questo personaggio aumenta, fino a precipitare nell’oblio verso la fine del film, facendo risalire la rabbia che tanto abbiamo criticato nel detective Park, una rabbia che persa per troppo tempo nell’ombra vede in fondo alla luce una via di uscita.

Il finale

Il vero assassino non è stato trovato, il caso è rimasto irrisolto, e il sangue versato è troppo per accettare una cosa simile. Un finale amaro, con una trasformazione ben definita di Seo, dal bene al male, fino a rifiutare la verità e farsi travolgere, seppur per poco, dalla vendetta.

Park, ormai ex investigatore, ritorna sul posto dove è stato ritrovato il primo cadavere della donna, e dopo una breve conversazione con una bambina del posto si rende conto che era a tanto così dal ritrovamento del colpevole.

Capendo che i suoi sforzi erano stati inutili, con freddezza, guarda in camera, gelando lo spettatore.

Note positive

  • La regia e la sceneggiatura di Bong Joon-ho
  • La fotografia
  • L’interpretazione dei tre protagonisti principali

Note negative

  • Nessuna degna d’importanza
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