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Mondocane
Titolo originale: Mondocane
Anno: 2021
Paese: Italia
Genere: Drammatico
Produzione: Groenlandia, Minerva Pictures, Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 115 min
Regia: Alessandro Celli
Sceneggiatura: Alessandro Celli, Antonio Leotti
Fotografia: Giuseppe Maio
Montaggio: Clelio Benevento
Musiche: Federico Bisozzi, Davide Tomat
Attori: Alessandro Borghi, Barbara Ronchi, Ludovica Nasti, Josafat Vagni, Dennis Protopapa, Giuliano Soprano
Trama di Mondocane
In un futuro distopico Taranto è divenuta una città abbandonata alla miseria imperante. Gli abitanti si differiscono in coloro che conducono una vita all’insegna della sopravvivenza a Taranto vecchia, guidati dal leader Testacalda e in quelli che invece vivono in una realtà fittizia a “Taranto nuova”. Il tutto mentre sullo sfondo imperversa la nota acciaieria pugliese

Recensione di Mondocane
Dal 3 settembre 2021 è uscito nelle sale italiane un nuovo film finanziato dalla casa di produzione indipendente Groenlandia, fondata e diretta dai cineasti Matteo Rovere e Sydney Sibilia. Sia la regia che la sceneggiatura di questo tentativo post apocalittico nostrano però sono state affidate all’esordiente (su grande schermo) Alessandro Celli.
La pellicola ha avuto il delicato compito di aver portato prima a Venezia78 e poi in sala un film differente dal canone, che attinge sia al modello di cinema malavitoso del Gomorra di Matteo Garrone, sia alla saga antologica di George Miller (Mad Max), dando inoltre alla “guest star” Alessandro Borghi la fisionomia del Charles Bronson di Nicolas Winding Refn. Se tutte queste precisazioni sono volte a identificare le radici da cui è scaturito il lungometraggio, è altrettanto doveroso aggiungere la peculiarità del film di Celli, ovvero la resa di un fatto di cronaca scottante, come la situazione drammatica e non finzionale dell’acciaieria Ilva di Taranto, in cui a seguito di varie perizie epidemiologiche si è evidenziato oltre a un danno ambientale anche un quadro sanitario critico degli abitanti Tutto ciò viene mostrato dal cineasta, il quale denuncia apertamente il disastro clinico – ambientale, appassionando con il genere anche lo spettatore medio, che viene rapito dalla verve dell’attore romano (Alessandro Borghi) e dall’epopea vissuta dai due protagonisti: Mondocane e Pisciasotto, interfacciandosi così a una realtà che (sopratutto dai più giovani non tarantini) è stata vissuta con distacco, poiché raccontatagli dall’ormai lontano medium televisivo. Alessandro Celli perciò ha avuto il merito di aver girato un film neorealistico con tinte nuove, ma comunque attente e rispettose del contesto sociale, non tendenti a idolatrare/epicizzare troppo un racconto che altrimenti avrebbe rischiato di divenire superfluo e poco ancorato alla concretezza del vissuto popolare.

L’unico problema che affligge Mondocane riguarda il cosa si voglia fare con questo progetto o per dirla meglio il cosa abbia intenzione di fare l’autore della propria opera prima. Questa domanda è ahimè mancante di una risposta editoriale, dato che il film non sembra presagire a un sequel, in base allo scioglimento proposto dal cineasta, il quale però nel caso in cui non cerchi più di ritornare sull’universo della Cittadella (altra citazione evidente a G.Miller) aveva il compito di aggiungere una mezz’oretta alla narrazione, che ai fatti risulta scarna di una rappresentazione della Taranto nuova, alterego delle periferie in cui sopravvivono Testacalda con le sue formiche.
La superficialità della descrizione di Taranto nuova porta il pubblico a porsi più di qualche domanda sulle effettive storture del sistema presenti e perciò a non essere del tutto conscio del clima dispotico nella “città da cartolina”. Non bastano dunque le riprese di una spiaggia per rendere la pseudo – dittatura vigente. Tali questioni potevano essere benissimo non risposte, se però questo lungometraggio presupponesse un seguito, evidenza che non giunge e qualora arrivasse porterebbe a un Ipotetico “Mondocane 2” , che avrebbe il compito ingrato di ripartire da una conclusione non così facile da smussare. Il tutto quando sarebbe stato meglio seguire il passo dell’antologia Milleriana fino in fondo , o in alternativa aggiungere minuti di presa di coscienza e di contatto diretto (e concreto) da parte dei protagonisti con l’altra faccia della città pugliese.
Note positive
- Rivisitazione ed utilizzo interessante del genere post-apocalittico
- Caratterizzazione del personaggio di Testacalda (Alessandro Borghi)
- Gestione intelligente delle influenze culturali (evitato lo scimmiottamento dei film citati)
Note negative
- Costruzione del finale
- mancanza di 30 minuti allo storytelling (carenza d’informazioni su Taranto nuova)