Mystify: Michael Hutchence – La vita sotto i riflettori

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Mystify Michael Hutchence locandina

Mystify: Michael Hutchence

Titolo originale: Mystify: Michael Hutchence

Anno: 2019

Paese: Regno Unito

Genere: Documentario

Distribuzione: Wanted Cinerma

Durata: 102 minuti

Regia: Richard Lowenstein

Sceneggiatura: Richard Lowenstein

Fotografia: Andrew de Groot

Montaggio: Richard Lowenstein, Lynn-Maree Milburn, Tayler Martin

Musiche: Warren Ellis

Trailer subita di Mystify: Michael Hutchence

Trama di Mystify: Michael Hutchence

Al centro della storia c’è Michael Hutchence, rock star e anima del gruppo di successo INXS, di cui otteniamo uno sguardo dolce amaro intimistico, dai suoi momenti di maggiore felicità e spensieratezza giovanile con le sue grandi storie d’amore e di avventure musicali, fino a giungere nel suo ultimo periodo storico segnato da un danno permanente al sistema nervoso al cervello e la sua relazione complessa con Paula Yates, il suo ultimo amore. Sullo sfondo della sua vita assistiamo alla sua carriera come musicista e alle sue esibizioni nei grandi palchi del mondo.

Recensione di Mystify: Michael Hutchence

Presentato al Tribeca Film nel 2019 e RomaFF14, Mystify: Michael Hutchence è un interessante documentario musicale sulla vita del cantante degli INXS realizzato da Richard Lowenstein il cui film precedente è Ecco Homo un documentario del 2015 sull’artista Peter Vanessa “Troy” Davies.

Qual è la paura più grande che hai nella vita?

Penso sia non aver mai avuto almeno un amore nella vita, qualcuno che ti ama. Essere soli deve essere terribile

Mystify: Michael Hutchence

Attraverso video e immagini d’archivio o privati, Richard Lowenstein mostra senza pregiudizi morali di alcun tipo lo stile di vita della star degli INXS, mettendo al centro della narrazione non tanto l’aspetto musicale, che comunque inonda interamente il lungometraggio con melodie della band in sottofondo, ma l’aspetto passionale e caratteriale dell’uomo Michael Hutchence mostrando la sua profonda sessualità che avvolge bilateralmente tutti i settori della sua vita, dall’amore per la lettura e della cultura in generale, per uno sfrenato piacere nell’assaporare i gusti e i profumi della vita stessa e le sue storie sessuali amorose con quattro donne che hanno segnato il corso e l’evoluzione della sua stessa musica. L’originalità di Mystify: Michael Hutchence sta sopratutto nella sceneggiatura del film che rifiuta di trattare la rock star come un bello e dannato, andando a evitare d’inserire tutte quelle scene d’eccesso di alcool, di droga o caratteriale. L’aspetto di bad boys di Hutchence viene narrato in maniera altamente non didascalica dal punto di vista visivo venendo accentuata esclusivamente attraverso le interviste che udiamo all’interno del lungometraggio.

Richard Lowenstein si dimostra interessato a spostare l’attenzione dello spettatore sull’uomo al di fuori del parco scenico mostrando la sua timidezza e gentilezza verso gli altri, oltre alla sua follia poetica sessuale. Interessanti per conoscere le sfumature del cantante degli INXS sono le scene di spensieratezza con le sue compagnie, specialmente con Kylie Minogue quando si ode Hutchence parlare alla giovane del suo romanzo preferito Profumo Storia di un Assassino che diviene anche un ottimo simbolismo dell’introspezione dell’animo dell’uomo e che assume una forza maggiore dopo l’incidente al cervello del cantante. Di grande importanza risultano anche varie frasi che sentiamo in voce over dalla voce della rock star in cui rintracciamo delle parole potenti e piene di malinconica tristezza dell’essere umano.

Mystify: Michael Hutchence è arricchito da un grande montaggio che, sopratutto nella prima metà del film, mantiene alto l’interesse del pubblico che rimane catturato dalla non superficialità della rock star che compariva spesso e volentieri nei tabloid scandalistici, che come in altri documentari sulle star vengono etichettati come il vero male assoluto a cui i divi della soccombere. Da evidenziare l’ottimo uso dello Split screen che aggiunge forza visiva e tematica alla storia stessa, il tutto supportato da una fotografia di grande livello oltre a una ricerca di fotografie di repertorio e di filmati ben studiata. Interessante è l’uso delle interviste che non vengono mai realmente mostrate, ma queste divengono il dialogo di supporto alle stesse immagini del lungometraggio e comprendiamo sempre il nome di colui che parla attraverso le didascalie inserite sullo schermo.

Note positive

  • Regia
  • Sceneggiatura
  • Montaggio ( nella prima parte)

Note negative

  • La secondo parte del film possiede un montaggio divergente dalla prima
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