Perfetti Sconosciuti (2016): la paura di sapere

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Trailer di Perfetti sconosciuti

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

“Perfetti Sconosciuti” rappresenta un film drammatico italiano diretto da Paolo Genovese e raccoglie un cast di talento, con attori come Valerio Mastandrea e Kasia Smutniak. Quest’opera è stata insignita di due premi David Di Donatello nel 2016, specificamente riconosciuta come Miglior Film e Miglior Sceneggiatura. Il film è uscito in Italia nel 2016, conquistando un notevole successo sia di critica che di pubblico.

Il film ha ottenuto notevole successo non solo in Italia ma anche all’estero, dando vita a diversi remake in diverse parti del mondo. La premessa centrale del film, concentrata sull’esplorazione dei segreti e delle dinamiche relazionali attraverso l’analisi dei messaggi e delle chiamate telefoniche tra un gruppo di amici, ha ispirato numerose versioni internazionali. Tra i più noti remake, c’è quello spagnolo, diretto da Álex de la Iglesia, uscito nel 2017 con lo stesso titolo, “Perfectos Desconocidos”. Questa versione ha catturato l’attenzione del pubblico spagnolo con una narrazione simile a quella dell’originale, mantenendo l’essenza del gioco dei segreti tra amici durante una cena.

Trama di Perfetti Sconosciuti

Un gruppo di amici si riunisce per cena durante un’eclissi lunare. Tutti sono presenti con i propri partner, tranne Peppe (interpretato da Giuseppe Battiston), che non ha portato la sua nuova fidanzata, suscitando la curiosità degli altri che desiderano conoscerla. L’atmosfera è abbastanza tranquilla, sebbene si avverta una sottile tensione tra le coppie. Tutto cambia quando Eva, definita la “psicoanalista” del gruppo, propone un gioco alquanto rischioso: mettere i cellulari sul tavolo e rendere pubbliche tutte le chiamate e gli SMS ricevuti durante la serata. Nonostante un certo disagio, tutti accettano a malincuore la proposta di Eva, scatenando così un evento imprevedibile.

Perfetti sconosciuti recensione
Scene di Perfetti Sconosciuti

Recensione di Perfetti Sconosciuti

PeppeEva come fa uno a sapere se è innamorato di un’altra persona?
EvaEh, lo chiedi a me?
Peppe: Eh, sei tu che studi queste cose.
BiancaTe lo dico io, allora se ci parli trenta minuti al giorno sei innamorato.
PeppeE se ci parlo sessanta?
CarlottaEh allora vuol dire che sei molto innamorato.
LelePoi non ce parli più, vordì che sei sposato!

Chi di noi può dire di non custodire segreti? Nessuno. In ognuno di noi si celano lati nascosti, maschere che indossiamo per celare i nostri veri pensieri e proteggere le nostre debolezze. La sincerità totale è rara, poiché ciascuno di noi nasconde qualcosa agli altri, che siano azioni nascoste o pensieri che potrebbero un giorno prendere forma nella realtà. Dietro ogni individuo si cela un mondo intriso di mille sfumature, un dipinto complesso che nasconde un’infinità di colori e sfaccettature. Siamo come un puzzle intricato, da analizzare e comprendere oltre che da semplicemente contemplare.

Siamo come “Perfetti Sconosciuti”, viandanti che si incrociano lungo le strade del mondo, scambiando pensieri e idee, nutrendo sentimenti e creando progetti per il futuro. Ci conosciamo, certo, ma rimaniamo in fondo degli estranei. È curioso come non conosciamo appieno nemmeno noi stessi. Come potremmo allora pretendere di comprendere perfettamente gli altri? Noi umani siamo capaci di qualsiasi cosa, anche di azioni che mai avremmo immaginato di compiere. Nella sua ultima commedia, Paolo Genovese esplora questi temi utilizzando il cellulare come strumento principale, una sorta di scrigno dei segreti e delle infedeltà. Come ha fatto con “Immaturi” e “Tutta colpa di Freud”, il regista romano ritorna su uno dei temi che lo ha reso celebre: individui quarantenni in crisi, intrappolati nella monotonia delle loro vite.

“Perfetti sconosciuti” gioca con l’idea che un serial killer lasci sempre segnali per farsi scoprire, quasi desiderando di essere fermato o mostrare la sua vera natura. I personaggi principali, in un modo o nell’altro, nascondono molti aspetti agli altri, accettando il rischio implicito: rifiutare di partecipare potrebbe significare avere segreti veramente profondi. È una sorta di piacere nel mettersi in gioco!

La trama di “Perfetti sconosciuti” ricorda a tratti “Carnage” di Roman Polanski, specialmente per la sua struttura prevalentemente dialogica e l’ambientazione esclusivamente domestica. Entrambi evidenziano i conflitti tra i personaggi, con alleanze e rivalità che cambiano continuamente. Tuttavia, “Carnage” può vantare una qualità superiore rispetto al lavoro di Genovese, che incorre in alcuni difetti comuni dei prodotti italiani, nonostante una sceneggiatura che mantiene alta la tensione.

“Perfetti sconosciuti” si distingue per le solide interpretazioni del cast, con attori che riescono a catturare la complessità dei loro personaggi. Ognuno offre un’esibizione convincente e coinvolgente, portando avanti le sfumature dei ruoli in un modo che si adatta perfettamente al contesto della storia. La capacità di trasmettere l’ambiguità e la tensione emotiva è essenziale in un film che poggia quasi interamente sui dialoghi e sulle dinamiche relazionali tra i personaggi.

La regia di Paolo Genovese risulta essere accurata e funzionale alla storia, pur non raggiungendo la stessa maestria di “Carnage” di Roman Polanski. Genovese è abile nel mantenere un ritmo incalzante e nel far emergere la drammaticità delle situazioni attraverso l’uso intelligente degli ambienti e delle inquadrature. Tuttavia, potrebbe mancare quel tocco di profondità o innovazione stilistica che eleva alcuni grandi registi come Polanski. La regia di “Perfetti sconosciuti” risulta solida e coerente ma potrebbe non raggiungere la stessa maestria di altri lavori simili, come “Carnage”, dove ogni inquadratura sembra contribuire in modo significativo alla narrazione e all’analisi dei personaggi.

Giuseppe Battiston and Alba Rohrwacher in Perfetti sconosciuti (2016)
Giuseppe Battiston e Alba Rohrwacher in Perfetti sconosciuti (2016)

Il finale che delusione! (spoiler)

Anzi, c’è stato un momento, alla loro uscita dalla cena che ho detto che meraviglia, perfezione assoluta ma poi è continuato cambiando rotta finendo in: NON E’ ACCADUTO UN BEL NULLA.

Cosa? Nessuno ha voluto giocare, tutti hanno avuto paura e il gioco non è avvenuto. Il motivo è: “Siamo tutti frangibili…”, si, verissimo ma non giocare significa ammettere di nascondere, non vi pare.

Quando loro sono usciti dalla cena e dall’appartamento dei loro amici, tutti fanno come se nulla fosse accaduto, come se fingessero di non ricordare ciò che un minuto fa era appena avvenuto, come se tutto ciò che era successo e che era avvenuto non è, ormai, altro che un brutto ricordo da dimenticare e cacciare dalla mente. Fingiamo di non aver scoperto niente.

Tutti fingiamo di non sapere, di non conoscere sé e gli altri. Lo so! prima ho detto che molte parti di noi non le conosciamo, esattamente; ma quelle poche caratteristiche che sono evidenti di noi stessi o degli altri che però non ci piacciono, accettiamo di non vederle e andiamo avanti come se nulla fosse accaduto: questo è il dramma dell’esistenza umana dell’uomo moderno.

Non vogliamo sapere, non vogliamo vedere o sentire ciò che non ci fa piacere sapere… Ma solo passando da qui la felicità verrà. Difficile ma forse non è impossibile, forse qualcheduno illuminato è riuscito a trovare la totale felicità.

Il finale è una sorta di anti-film: mettetevi in gioco, scoprite gli altri facendovi conoscere meglio agli altri ma allo stesso tempo è meglio non farlo, perché se lo fate andrete in contro a grandi pericoli… Non fidatevi della verità, l’ignorare ti porta una falsa e illusoria felicità appannata.

In conclusione

“Perfetti sconosciuti” delinea abilmente il labirinto intricato della natura umana, mettendo in evidenza le maschere che indossiamo e i segreti che custodiamo gelosamente. Con il cellulare come fulcro della narrazione, Genovese esplora la complessità delle relazioni umane e la sottile linea tra verità e menzogna. Questo film ci pone di fronte a uno specchio delle nostre stesse contraddizioni, dimostrando come ognuno di noi sia un enigma da decifrare.

Note positive:

  • Dopo pochi minuti dall’inizio del film si incominciano a delineare e a venire fuori le loro distinte personalità.
  • Nella seconda metà si ottiene ritmo e qualità nella sceneggiatura. Ogni personaggio mostra le sue oscurità e fragilità. Gli schemi saltano e tutto fuoriesce. Non voglio dirvi ciò che accadrà ma sopratutto i personaggi di Peppe e Lele saranno molto interessanti.
  • Gli attori più o meno sono stati all’altezza recitativa

Note negative:

  • Inquadrature tradizionali e che non hanno una grande caratterizzazione. Sono inquadrature neutre e narrative. Non aggiungono nulla al film.
  • La prima metà del film non è altro che di preparazione alla bomba. Escono dei minuscoli segreti e niente di più.
  • L’inquadratura dell’anello che ruota su se stesso sul tavolo mi pare proprio una citazione del finale di Inception. Tale citazione era evitabilissima anche perchè il finale, scelto per il film, a mio parere non è adatto a tale opera.
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6 commenti

  1. Sono andata a vedere questo film piena di aspettative… Chissà quale sarà la fine mi dicevo. Poi man mano che guardavo il film pensavo che fosse pazzesco e per il finale, dopo due secondi di smarrimento, ho provato delusione. Insomma concordo in pieno con quanto stato scritto.

  2. a me è piaciuto, il telefonino visto come via di fuga dalla realtà, hanno fatto bene a fingere che non fosse accaduto niente, perchè niente è accaduto, nel virtuale accade il virtuale; io darei un premio a tutti gli attori, nel loro insieme. Mi ha ricordato Il grande freddo, non per la tematica forse per i dialoghi e quell’eclisse un pò di Melancholie la da o no? 🙂

  3. Io ho avuto la pazzia di andare due volte consecutive al cinema per vedere questo film, Genovese è uno dei pochi registi italiani che apprezzo (in senso lato non condivido proprio tutto) insieme a Virzì. Ho apprezzato la sceneggiatura ed il simbolismo collegato all’ eclissi lunare. Il finale mi ha lasciato un po’ di amaro in bocca ma in fondo, la realtà in queste circostanze comporta l’essere sinceri? Con tristezza penso proprio di no. Un applauso da parte mia c’è! 🙂

  4. Secondo me invece é proprio il finale a rendere piú realistico il film. Sinceramente la storia che tutti permettevano di leggere ed ascoltare i loro messaggi e telefonate mi sembrava poco credibile. Il regista ha invece voluto rappresentare due realtà parallele…la realtà dove tutti conoscono i segreti piú o meno inconfessabili di ciascuno con le relative conseguenze e la realtà dove i segreti restano celati in ognuno, questo il senso del finale. mi é piaciuto molto

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