Pi Greco – Il teorema del delirio: Il rigore della metafisica

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Pi Greco: Il teorema del delirio

Titolo originale: π

Anno: 1998

Paese: Stati Uniti d’America

Genere: Thriller

Prodotto da: Eric Watson, Scott Vogel

Durata: 1 hr 28 min (88 min)

Regia: Darren Aronofsky

Sceneggiatura: Darren Aronofsky

Montaggio: Oren Sarch

Dop: Matthew Libatique

Musiche: Clint Mansell

Attori: Sean Gullette, Mark Margolis, Ben Shenkman, Pamela Hart, Stephen Pearlman

Trailer originale di Pi Greco

RECENSIONE DI PI GRECO – IL TEOREMA DEL DELIRIO

È impossibile non rimanere rapiti da Pi Greco, l’opera prima dall’apparente struttura fantascientifica che Darren Aronofsky (Requiem for a Dream) ha arricchito di suggestioni letterarie colte (Edgar Allan Poe e Franz Kafka) e di strizzate d’occhio a certo cinema di David Lynch (Eraserhead). Girato in un bianco e nero contrastato affascinantissimo, il film è tra i pochi nella storia recente del cinema americano dotato di una sorprendente abilità di cogliere perfettamente il caos allucinatorio di un mondo soffocato dal rigore di una razionalità che tende all’infinito e alla verità divina.

Pur mettendo al centro della narrazione una scienza particolarmente spigolosa come la matematica, Pi Greco espone teoremi e corollari in modo affascinante e sempre comprensibile anche a chi (come il sottoscritto) ha sempre avuto un rapporto conflittuale con la materia. La complessità del film è data solo dalla sintesi metodica dei vari elementi estetici e concettuali che vanno a collegarsi tra loro con il progredire delle vicende, senza lasciare nulla al caso; e lo stile incline alla sperimentazione artistica con cui Aronofsky ha raccontato questo incubo claustrofobico a basso costo è valso al film il Premio alla Miglior Regia al Sundance Film Festival del 1998.

TRAMA DI PI GRECO: IL TEOREMA DEL DELIRIO

Max Cohen (Sean Gullette) è un matematico solitario e brillante che vive in uno sgangherato appartamento a New York, tormentato periodicamente da atroci emicranie. La matematica è la sua vita, e non conosce altro se non la ricerca di una serie di numeri che secondo lui collegano ogni elemento del mondo, dalla Natura all’andamento della borsa, per arrivare persino ai versi della Bibbia.

Quando sembra aver finalmente raggiunto il suo scopo, Cohen finisce nel mirino di una setta di ebrei ortodossi e di alcuni pezzi grossi di Wall Street intenzionati a impadronirsi del codice numerico. Nel frattempo, le emicranie del protagonista aumentano d’intensità, provocandogli allucinazioni spaventose.

Sean Gullette in Pi Greco
Una scena di Pi Greco

ANALISI DI PI GRECO: IL TEOREMA DEL DELIRIO

Ingegnoso e dotato di una tensione ben calibrata e graffiata da improvvise scariche di adrenalina, Pi Greco conduce per circa un’ora e mezza negli anfratti di una mente paranoica che si spinge verso i sentieri della metafisica per uscirne cambiata radicalmente. Il viaggio di Max da alienato esploratore del sistema matematico che regola il mondo a eroe tragico sconfitto dai conflitti della quotidianità prende vita grazie al genuino talento di Sean Gullette e costituisce un arco narrativo illuminante che Aronofsky gira con tocchi da maestro.

I limiti di budget non costituiscono un particolare freno per il regista, e il clima di disagio e paranoia che permea la visione mantiene inalterato il suo fascino. Ciò è reso possibile da quell’impiego irruento delle immagini sgranate, della minimale e ossessiva colonna sonora elettronica di Clint Mansell e del montaggio movimentato in stile videoclip che troverà in Requiem for a Dream la conferma definitiva della sua efficacia comunicativa.

La contaminazione di generi (noir dalle sfumature esoteriche, fantascienza cyberpunk, thriller psicologico tendente al surrealismo schizoide) non mostra giunture, e il merito va a una sceneggiatura (scritta dallo stesso Aronofsky) che ha saputo svecchiare la formula dello “scienziato folle e visionario” a favore di una storia suggestiva e travolgente che non si perde dietro inutili spiegoni e sa quando tenere lo spettatore all’oscuro per vivacizzarne la curiosità.

Certo, ottantotto minuti per un film così pregno d’idee e concetti sono forse troppo pochi, ma nessun argomento viene sviluppato come se fosse un vaneggiamento spocchioso e intellettualoide, e Pi Greco va apprezzato soprattutto per la volontà dar vita a un esperimento cinematografico anti-convenzionale coraggioso che sappia però proporre contenuti avvincenti per le sinapsi dello spettatore.

NOTE POSITIVE

  • La tecnica dal sapore videoclipparo di Darren Aronofsky.
  • L’atmosfera paranoica e disagiante enfatizzata dalla colonna sonora.
  • La fotografia in bianco e nero sgranato.
  • La recitazione credibile e genuina.
  • La ricchezza di contenuti.

NOTE NEGATIVE

  • Forse troppo breve per tutti i temi che affronta.
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